di Federico Principi
Victoria Azarenka era da molti data come la favorita assoluta del torneo. La bielorussa non aveva concesso neanche un set alle sue avversarie nel 2016, stravincendo a Brisbane e issandosi ai quarti del tabellone femminile senza alcun intoppo. La Azarenka si presentava dinanzi ad Angelique Kerber con la certezza alle spalle dell’ultimo precedente proprio a Brisbane, nel quale la bielorussa aveva maciullato la tedesca per 6-3 6-1.
Quando la Kerber si aggiudica meritatamente il primo set per 6-3, in molti sospettano che sia un semplice “incidente di percorso” per la bielorussa e che Vika avrebbe probabilmente rovesciato le sorti dell’incontro in fretta. E in pochi avrebbero invece immaginato l’epilogo del secondo parziale. La Azarenka prende due break di vantaggio, prova a resistere ai tentativi di contro-break della tedesca, che torna a far molto male con il proverbiale dritto e con un ritmo pazzesco impresso con il rovescio. Victoria serve avanti 5-2 e si issa sul 40-0, ma la Kerber non si arrende, ne annulla due con ottimi vincenti e il doppio fallo con il quale la bielorussa consegna il contro-break testimonia perfettamente tutte le difficoltà di una giornata destinata ad essere nefasta. La Azarenka riuscirà ancora a crearsi altri due set point, portandosi sul 40-15 ancora con il servizio a disposizione, sul 5-4: da quel momento non riuscirà praticamente a fare più alcun punto, cedendo la battuta ed il set per 7-5. “Le gambe non andavano abbastanza, i colpi non andavano abbastanza. Credo di aver fatto troppi errori non forzati nei momenti chiave,” dirà a fine match.
La favola di Shuai Zhang avrebbe potuto concludersi agli ottavi di finale contro la sfortunata Madison Keys, se l’americana non si fosse infortunata sul 2-1 del secondo set, dando un’ulteriore gioia alla cinese, brava a sfruttare l’occasione. L’impegno contro la britannica Johanna Konta avrebbe dovuto essere sulla carta più semplice rispetto alle avversarie già affrontate nel corso del torneo dalla cinese (Simona Halep, Alizé Cornet, Varvara Lepchenko e Madison Keys). La Zhang ha però probabilmente affrontato il match a mente scarica, anche a giudicare dalle dichiarazioni nel post-partita, come “È come se avessi vinto il torneo.” La cinese rende inoltre giustamente onore alla Konta: “Ha servito bene e non ha sbagliato nulla.” Non solo il punteggio (6-4 6-1) ma anche le statistiche sono lì a testimoniarlo, in particolare il 79% di punti vinti con la prima di servizio che ci si aspetta più spesso nell’ATP o anche da Serena Williams.
Passando ai quarti di finale maschili, anche David Ferrer, come Vika Azarenka, si presentava senza aver perso un set nell’arco del torneo ed era l’unico del suo tabellone. Come per la bielorussa, però, questi numeri non sono necessaria indicazione di favore del pronostico e Ferrer stesso sapeva che avrebbe avuto la strada probabilmente chiusa da Andy Murray. La partita l’ha fatta prevalentemente lo scozzese, registrando per ogni singolo set numeri superiori al valenciano tanto nei vincenti quanto negli errori gratuiti. Un tennis piuttosto a specchio, e c’era da aspettarselo, ma nel quale Murray ha probabilmente prevalso sia per varietà di soluzioni che per freschezza atletica.
Milos Raonic era infine atteso dalla prova del nove. Dopo aver eliminato il vincitore del torneo di due anni fa (Stanislas Wawrinka), il canadese aveva bisogno di ritrovare il massimo della concentrazione per centrare la semifinale, eliminando quel Gael Monfils che sulla carta sarebbe un giocatore di caratura inferiore, ma che riserva spesso sorprese in positivo.
Raonic ha modificato il proprio piano tattico: contro Wawrinka ha insistito con il serve&volley, probabilmente spaventato dagli scambi lunghi con le palle cariche e pesantissime dello svizzero, meno a suo agio in risposta. Contro Monfils, il canadese è rientrato nel suo abituale stile: la velocità media della prima di servizio si è alzata dai 198 km/h degli ottavi contro Stan ai 209 km/h contro Monfils. Segno evidente che il canadese cercasse di servire più lento ma dedicando maggiore attenzione ai tagli e alla precisione contro Wawrinka (per cercare la rete), e che contro Monfils si sia invece ripresentata la versione più potente di Raonic, che ammiriamo da sempre.
Raonic ha concluso il suo match in quattro set, senza troppi problemi. Ha approfittato dei soliti cali di concentrazione di Monfils – che ha commesso doppi falli nei momenti chiave soprattutto nel quarto set – concedendo al francese un solo break decisivo per la conquista del secondo set. Un Raonic più maturo e che potrebbe anche spaventare Murray molto di più di quanto non abbia fatto in passato, nonostante i precedenti siano in totale equilibrio (3-3 nei match effettivamente giocati), ma con lo scozzese autore dell’unica vittoria in un match al meglio dei cinque set allo Us Open del 2012.
Passando ai doppi ed ai tabelloni junior, Andrea Hlavackova e Lucie Hradecka sono le prime finaliste del tabellone del doppio femminile, dopo il successo contro le cinesi Yi-Fan Xu e Saisai Zheng, teste di serie numero 15. Affronteranno ora Martina Hingis e Sania Mirza, che hanno disintegrato 6-1 6-0 la coppia Julia Goerges/Karolina Pliskova. Non sfruttano invece le teste di serie numero 1 e 2 del tabellone junior rispettivamente l’ungherese Valkusz (sconfitto in modo abbastanza netto dall’australiano Anderson per 6-4 6-3) e il serbo Kecmanowic, che ricorderà a lungo la sanguinosa sconfitta per 8-6 al terzo set per mano del giapponese Watanuki (testa di serie numero 13).