di Fabio Valente
La notte italiana di venerdì, o se preferite ambientarvi sul fuso orario dell’emisfero opposto la mattina di sabato, ha regalato agli spettatori del primo Slam stagionale ben poche sorprese, ma al contempo tante certezze e sicurezze riguardo i propri beniamini in vista dell’imminente quarto turno. Nonostante un meteo ancora avverso, temperature nella media ma aria frizzantina, il programma di gioco non ha subito variazioni, permettendo l’inizio delle ostilità alle 11 di mattina precise, orario australiano. Complice un order of play piuttosto particolare, si sono svolti da subito solamente match femminili, con il primo match maschile a prendere il via solamente poco prima delle tre di notte italiane.
Il match in questione è stato il secondo in programma nella Margaret Court Arena, il quale vedeva protagonisti Milos Raonic e Viktor Troicki, entrambi accreditati di una testa di serie per l’evento, rispettivamente 13 e 21. Entrambi già vincitori di un torneo nel 2016, i due contendenti promettevano scintille che però non si sono viste, complice uno stato di forma impeccabile del promettente tennista canadese. Grazie ad una prestazione al servizio notevole ed ad una accurata gestione del match, Milos Raonic si è rapidamente sbarazzato di un Viktor Troicki apparso piuttosto affaticato durante l’intero arco del match e capace di procurarsi solamente due occasioni di break nell’intero incontro, sfruttandone una sola. Dal canto suo, Raonic ha concesso pochissimo, regalando al pubblico 37 vincenti in un’ora e quarantacinque minuti di gioco, regolando l’avversario di giornata per 6-2 6-3 6-4.
Contemporaneamente allo start del match appena descritto, iniziava il riscaldamento sul cemento della Hisense Arena tra lo spagnolo Feliciano Lopez, reduce da un secondo turno al cardiopalma contro Pella, e John Isner, big server americano dal rendimento allucinante nei primi due turni dello Slam. Come facilmente prevedibile, il match tra i due si rivela combattuto e spettacolare: dei 267 punti giocati, escludendone i 71 tra aces e doppi falli, ben 67 saranno conclusi a rete tra i due, tra volée smorzate e pregevoli soluzioni di fioretto. I primi due set condividono il medesimo epilogo, il tie-break ma vedono diversi vincitori, rispettivamente l’americano prima e lo spagnolo poi. Dal terzo set la musica cambia e Isner sale in cattedra con il servizio più di quanto già non avesse fatto, chiudendo il match in poco meno di tre ore con il punteggio di 7-6(8) 6-7(5) 6-2 6-4. Piccola curiosità: John Isner, dall’inizio dell’evento, è l’unico giocatore a non aver subito neppure un break. Non solo: l’americano non ha ancora concesso neppure una palla break, in ben tre incontri.
Il match più spettacolare di giornata, come ampiamente pronosticabile, lo regalano due showmen del circuito, entrambi approdati al terzo turno grazie a convincenti (e in alcuni casi sorprendenti) prestazioni nei primi due turni. Si parla chiaramente del derby a tinte francesi che si svolge nella Hisense Arena, con protagonisti Gael Monfils, numero 23 del seeding, e il qualificato Stephane Robert. Grandi amici, entrambi caratteri particolari e sopra le righe, i due si sfidano a viso aperto, spesso con il sorriso sulle labbra, inventando scambi che per un attimo fanno dimenticare che si stia giocando per l’accesso agli ottavi di uno dei tornei più importanti al mondo. Tra lob millimetrici e geniali volée si assiste a 14 break ed a 72 vincenti, prima di giungere al giusto epilogo: dimostrandosi, come ovvio, di una categoria superiore, Monfils vince 7-5 6-3 6-2, assicurandosi gli ottavi di finale senza ancora aver perso un set.
Chi è costretto a faticare più del previsto è senza dubbio Andy Murray: lo scozzese, testa di serie numero due del torneo e principale ostacolo della corsa al titolo di Novak Djokovic, si è trovato contro un sorprendete avversario sotto il nome di Joao Sousa. Il portoghese, ultimo giocatore accreditato di una testa di serie, ha tenuto testa al campione di Davis per quasi tutto il match, durato poco meno di tre ore, confermando quanto di buono detto su di lui. Sousa, eliminati Kukushkin e Giraldo, è riuscito anche a vincere un set contro Murray, prima di capitolare con onore 2-6 6-3 2-6 2-6. Decisivi per il portoghese due doppi falli arrivati in momenti fondamentali del match e un alto numero di errori non forzati, 44 per la precisione.
Relegato sul campo 3 si svolge un incontro che poco attira i riflettori del grande pubblico, ovvero la sfida tra le non teste di serie Dudi Sela ed Andrej Kuznetsov. Sia per l’israeliano che per il russo questo terzo turno ad uno Slam rappresenta un’occasione più unica che rara per guadagnarsi un accesso tra i primi 16 di un Grande Slam, risultato mai raggiunto in carriera da Andrej e solamente una volta, a Wimbledon 2009, da Dudi. Il match è piuttosto interessante, seppur ricco di errori, (saranno 85 i non forzati complessivi a fine match) e nessuno dei due contendenti riesce a prendere in mano la situazione. Un chirurgico break a fine set regala il primo parziale al russo, ma Sela pareggia i conti in pochi minuti. Da qui in poi, è Kuznetsov a gestire la partita, chiudendo in due ore e mezza per 7-5 3-6 6-1 7-6(4) ed assicurandosi il miglior risultato Slam in carriera.
Servono meno di due ore ad uno dei favoriti del torneo, Stan Wawrinka, per liberarsi piuttosto agevolmente di Lukas Rosol. Sotto lo sguardo rapito dei tifosi presenti alla Rod Laver Arena, Stan non si fa sorprendere dall’ottimo tennis del ceco, capace di raggiungere un terzo turno difficilmente pronosticabile a inizio torneo. Grazie a 45 vincenti, molti di pregevole fattura, per Wawrinka il match non presenta particolari difficoltà: vinti agilmente i primi due parziali, lo svizzero mantiene la calma nel terzo set, quando Rosol si aggrappa disperatamente ad ogni turno di battuta costringendo il tie-break. Stan non si deconcentra e chiude 6-2 6-3 7-6(3).
Altra partita apparentemente senza storia è quella tra la testa di serie numero 8, David Ferrer, e il sorprendente Steve Johnson, mai breakkato una singola volta nei primi due turni dello Slam. La maiuscola prova al servizio mostrata nelle prime due partite, tuttavia, si fa attendere molto più del dovuto: l’americano, a secco di aces e prime di servizio, si trova costretto a remare e difendere contro un Ferrer lucido e preciso. Il rapporto vincenti/non forzati è impietoso e recita +11 per lo spagnolo e -22 per Johnson. I dati parlano da soli e il punteggio finale fa ugualmente: David Ferrer batte Steve Johnson 6-1 6-4 6-4.
Gli ottavi di finale della parte bassa perciò risultano: Gael Monfils – Andrey Kuznetsov (H2H 2-0), Milos Raonic – Stan Wawrinka (H2H 0-4), John Isner – David Ferrer (H2H 1-6), Andy Murray – Millman/Tomic
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