Siamo ancora in pieno Roland Garros, poi ci saranno Wimbledon (con il tanto atteso ritorno di Roger Federer), i tornei estivi sul cemento americano e gli Us Open: e per noi comuni mortali, tralasciando il tennis, deve ancora arrivare il momento delle vacanze. Per farla breve, a novembre manca ancora diverso tempo: eppure si parla sempre di più delle Next Gen Atp Finals, che si disputeranno a Milano da martedì 7 a sabato 11. Una manifestazione unica nel suo genere, attorno alla quale c’è già molta curiosità: e non solo perché la Lombardia tornerà ad avere un torneo di primissimo livello dopo ben dodici anni.
Alexander Zverev, Borna Coric, Hyeon Chung, Frances Tiafoe, Ernesto Escobedo, Karen Khachanov, Jared Donaldson: si giocasse oggi, sarebbero questi i primi sette qualificati. Nomi che solleticano la fantasia (Zverev su tutti), ma al di là dei giocatori è la formula del torneo che potrà rappresentare un punto di svolta epocale per il tennis. Perché si giocherà con un regolamento completamente diverso rispetto a quello che conosciamo tutti: e alcune novità, già oggi, fanno discutere.
1) Quattro game per ogni set, con eventuale tie-break sul 3-3. Match sulla distanza dei tre su cinque
Questa formula è già stata utilizzata più volte in vari match di esibizione (ricordiamo una sfida in Australia tra Roger Federer e Lleyton Hewitt). Non si arriva più a 6, con tie-break sul 6-6, il set si conclude molto prima per la gioia delle televisioni (che da sempre fanno una gran fatica a collocare una partita nei loro rigidi palinsesti): una formula già vista, come detto, che però non convince tutti. Perché se è vero che il set durerebbe di meno, è anche vero che la lotta verrebbe abortita sul più bello e che i giocatori dovrebbero cambiare completamente strategia di gioco (i games interlocutori sparirebbero, più che una gara di durata diventerebbe uno sprint dove fin dal primo punto bisognerebbe spingere a tutta).
2) No advantage sul 40-40, killer point
Nelle gare di doppio si fa così da anni: chi risponde decide da quale lato farlo, chi vince il punto fa suo il game. Un’introduzione del genere anche nei match di singolare stravolgerebbe tutto: ma in fondo si dicevano le stesse cose anche quando nella pallavolo fu deciso di togliere il cambio palla, per cui…
3) No let: battuta valida anche quando tocca il nastro
Immaginate la scena: il giocatore serve per l’incontro e sul match point realizza un ace sporco con l’aiuto del nastro. Eppure già in altre occasioni si è cercato di introdurre questa regola, senza successo: che il torneo milanese possa rappresentare la volta buona? Ma forse in tanti storcerebbero il naso.
4) Il pubblico può entrare nello stadio anche durante il game
Chi frequenta il mondo dei challenger o dei futures sa che questa cosa, spesso, già accade. Ma un conto è farlo in un campo normale, un altro in un megastadio: per i giocatori, quasi sicuramente, sarà difficile digerire questa novità. Perché durante un match di tennis il silenzio è sacro e gli spostamenti in tribuna devono essere minimi: le Next Gen Finals non sono gli Us Open, ma giocare mentre gli spettatori si accomodano al loro posto rappresenta un cambiamento radicale.
5) Coaching ammesso durante i cambi di campo (verranno stabiliti i momenti in cui gli allenatori potranno essere chiamati dai giocatori)
Questa norma, fin dalla sua introduzione nel mondo Wta, divide gli appassionati: chi la boccia al 100% “perché in campo ci vai da solo e devi arrangiarti” e chi la promuove “perché nel calcio e negli altri sport l’allenatore dà suggerimenti tattici a gara in corso, perché nel tennis no?”. Per la prima volta, anche il tennis maschile avrà questa regola: vedremo con quali effetti.
6) Un solo medical time out a partita per ogni giocatore (della durata di un minuto)
Potrebbe essere la novità più importante del torneo: sull’uso scorretto e malizioso del MTO da parte dei giocatori si è discusso moltissimo, questa introduzione rappresenta un chiaro messaggio a tutti i tennisti. Perché se verrà introdotta definitivamente anche nei tornei “ufficiali”, cambieranno tante situazioni: al momento, infatti, la regola dice che il trattamento medico durante il time out può arrivare fino a tre minuti e che il giocatore può richiederlo per ogni tipo di infortunio (crampi e malessere generale esclusi). Così, invece, si cerca di tagliare la testa al toro.
7) Riscaldamento di cinque minuti con l’orologio
La procedura di riscaldamento dovrebbe essere di cinque minuti già con il regolamento attuale: ma il condizionale è d’obbligo, perché puntualmente si sfora e nei casi peggiori si può arrivare anche a dieci minuti. Solitamente l’arbitro, per convenzione, chiama i tre minuti quando i giocatori iniziano ad allenare la volée oppure chiama i due minuti quando cominciano a “riscaldare” il servizio. Con l’orologio, invece, stop agli eccessi: cinque minuti di allenamento, non un secondo di più.
8) Orologio per i 25 secondi tra un punto e l’altro
Regola già sperimentata nella tanto vituperata International Premier Tennis League: l’Atp, probabilmente, non vede l’ora di inserirla in pianta stabile anche nei tornei del circuito maggiore. Nelle manifestazioni ITF sono 20 i secondi tra un punto e l’altro, in quelle Atp c’è un aggiunta di 5 secondi ma troppo spesso i giocatori, con la scusa dell’asciugamano/racchetta/scelta palline/capelli da sistemare/calze/bandana/movimento al servizio si concedono quei 5-10 secondi in più. Con l’orologio non si sgarra più: e pazienza se uno scambio supera i venti colpi, niente più concessioni extra.
A parere di chi vi scrive, molte di queste regole le vedremo spesso nei tornei principali: nello specifico, la 5, la 6, la 7 e la 8. Ma questa è solo una sensazione personale: e voi come la pensate? Secondo voi, quali sono i punti di forza di questo regolamento? E quali le proposte più folli?
Leggi anche:
- None Found