“Lavora ed impara, e avrai incatenato la ruota del destino”. Diceva così il filosofo e scrittore statunitense Ralph Waldo Emerson. Questa frase può essere perfetta per spiegare la storia del vincitore del doppio (assieme a Kevin Krawietz), del Roland Garros 2019, Andreas Mies.
La storia del classe 1990 di Colonia rivela grande dedizione verso la specialità del doppio, ed è proprio lui che nel post-vittoria dello Slam parigino ha dichiarato: “Amo quell’atmosfera di squadra, mi è sempre piaciuto sin dai tempi di Auburn“. Nell’Università dell’Alabama “nasce” tennisticamente questo ragazzo. Andreas approda negli States nel 2009 con l’obiettivo di provare a crescere e diventare un tennista di livello. Nelle competizioni a squadre gioca anche il singolo ma il primo anno per lui è abbastanza negativo in entrambe le specialità (11 vittorie e 13 sconfitte in singolare e, addirittura, 6-18 in doppio). I risultati, però, cambiano ben presto. Nel secondo anno (2010-2011), infatti, avrà addirittura il miglior risultato di squadra in singolare (23 vittorie e appena 2 sconfitte) ed un buono score anche in doppio (19 vinte, 7 perse). Durante gli ultimi due anni ad Auburn si riconferma su buoni risultati, più in singolo che in doppio.
Nell’approccio al mondo professionistico, avvenuto nel 2013, il tedesco capisce sin da subito di poter fare molto meglio da doppista. Vince, in coppia con un altro tedesco, Oscar Otte, ben 5 ITF proprio nel 2013, poi vince, senza disputare un singolo match nel 2015 a causa di un infortunio al ginocchio, altri 9 ITF tra il 2014 e l’inizio del 2017, di cui ben 6 ancora in coppia con Otte. Sempre nel 2017 ottiene anche i primi successi a livello Challenger. Il primo lo ottiene in Italia al Roma Garden Open sempre in coppia con Otte, il successivo trionfo a Poprad-Tatry in coppia col polacco Mateusz Kowalczyk, e poi anche il primo successo con Kevin Krawietz nel Challenger di Meerbusch. Con il 27enne di Coburgo c’è grande intesa e le dichiarazioni dello stesso Mies dopo il successo parigino in questo senso spiegano il loro legame. Andreas ha infatti detto: “Ci siamo scambiati un ti voglio tanto bene fratello”. Quest’intesa li porta nel 2018 a far coppia fissa e a vincere ben 5 Challenger, di cui 2 in Italia (la riconferma a Roma e, soprattutto, il successo a Genova), oltre ovviamente al terzo turno di Wimbledon, in cui per poco non riescono nell’impresa di far fuori i gemelli Bryan. Nonostante l’ottimo 2018 i due non riescono ad entrare nel main draw degli Australian Open e quindi sono costretti a cambiar partner. Ma le loro strade si rincontrano ben preso, precisamente nell’Atp 250 di New York dove raggiungono il loro primo successo in un torneo del circuito maggiore. Un successo incredibile, inspiegabile anche per il protagonista della storia. Meis, infatti, subito dopo il trionfo newyorkese ha dichiarato: “Non pensavo di poter passare dal livello Challenger a quello Atp in così poco tempo. Ci sono tante coppie che restano per anni a quel livello senza mai progredire oppure alcuni cercano il supporto di top player per emergere, noi invece ci siamo riusciti con le nostre forze e siamo molto contenti”. Dopo il successo a New York i due vogliono a tutti i costi raggiungere la top 50 del ranking e per farlo tornano a disputare i Challenger, vincendo a Marbella ed Heibronn.
A Parigi volano come top 50 (Andreas numero 50 e Kevin numero 49) e senza alcun tipo di pressione sfornano un torneo da 10 e lode:sconfiggono coppie di assoluto livello, come le teste di serie numero 13 del torneo Jurgen Melzer e Nicolas Mahut (al secondo turno), le quarte teste di serie (Oliver Marach e Ante Pavic), oltre ovviamente ai due francesi Jeremy Chardy e Fabrice Martin in finale. È il primo trionfo Slam di una coppia tutta tedesca ben 82 anni dopo il successo sempre a Parigi e anche a New York del barone Gottfried Von Cramm ed Henner Hendel. Al termine del match, tra le tante domande a cui è stato sottoposto, è stato chiesto a Mies quanto importante sia stato per lui il College nel raggiungimento di un simile risultato e la sua risposta è stata la seguente: “Ad Auburn ho imparato molto, specie nel doppio. Ho capito quanto fondamentale sia sostenere il mio compagno, soprattutto nei momenti di difficoltà. La mia esperienza lì è stata fondamentale”. Queste dichiarazioni sono il perfetto riassunto del perché la sua sia una storia da “prima pagina”: è riuscito, grazie a tanto lavoro, grazie al giusto partner e soprattutto grazie all’amore verso questa specialità e verso questo sport, a trasformare un ottimo giocatore da College in un vincitore di uno dei quattro tornei più importanti nel circuito.