(Roger Federer – Wimbledon 2016 – Foto Ray Giubilo)
di Francesco Battaglia
Oggi Cilic era tutti gli avversari e i mostri che ti sei trovato davanti in 20 anni di carriera: era il Roddick che ti ammazza di ace, il Nadal che ti rimanda tutto indietro, il Nole che ti gioca sempre negli ultimi 50 centimetri di campo. Ed era il Del Potro del 2009, ed era lo stesso identico Cilic che 2 anni fa ti strappò la chance più concreta per il 18esimo Slam.
E tu eri tutti i Roger visti in 20 anni di carriera: il ragazzino che scagliava le racchette, il baby Roger che non mette dentro un rovescio, il Roger delle stecche, il Roger che vince partite ormai perse condotto da chissà quale trascendenza. Ed eri anche il Roger che non sei mai stato, quello pragmatico e utilitarista, capace di spuntarla servendosi solo di un colpo e mezzo e tanta forza di volontà.
E per 2 set e mezzo eri il Sampras del 2001, il padrone di questo stesso giardino, cui uno sbarbatello col rovescio ad una mano ha negato la gioia dell’ottavo sigillo: quella stessa gioia che oggi ti sei ripreso per la coda e che proverai a tradurre in trionfo tra venerdì e domenica.
E sai che ti dico, anche se non dovessi riuscirci domani sarò ancora a lì a tifare per te, a prendermi un pomeriggio libero per ammirare quei tocchi leggiadri, a soffrire davanti alla tv come neanche ai rigori di Italia-Germania. Sperando che questo meraviglioso tramonto duri ancora per un po’…