di Giulio Gasparin
Avevo messo via da tempo la possibilità di poter attendere il terzo slam del mio anno solare, dopo la mia prima volta in quel di Wimbledon, armato di santa pazienza e una tenda impermeabile, e il sole d’Australia. Il caso ha però voluto che domani una mia cara amica si laurei proprio qui a Parigi e, anche se da non accreditato, non potevo ignorare questa chiamata delle divinità del tennis, dovevo venire e sono venuto al cospetto di un circolo storico che ben presto cambierà radicalmente volto.
La mia esperienza parigina non poteva essere più intrisicamente francese, a partire dal monolocale al sesto piano di un palazzo sul lato est della Tour Eiffel, la cui finestra inquadra la città tutta fino a Mont Martre, che torreggia sul centro, ricordando l’anima bohémien che ancora si respira nella metropoli francese. Questa mattina però il Sacre Coeur si intravvede appena, nubi cariche di umidità oscurano il cielo e minacciano pioggia, il che significa una cosa sola, oggi si dovrà lottare, la terra sarà lenta e le palle pesanti.
Arrivo al punto di incontro stabilito con Alessandro con largo anticipo e mi accorgo che fa decisamente più freddo degli scorsi giorni, quando prendevo il sole ai Giardini di Lussemburgo e la mia camicia che temevo potesse essere troppo calda per la giornata si dimostra insufficiente a difendermi da un pungente vento e qualche goccia di pioggia. Il programma odierno è vastissimo e si apre con tanti match interessanti sia dal punto di vista tennistico che nazionalistico, con subito due azzurri in campo. Roberta Vinci sembra in pieno controllo contro Alizé Cornet come già suggerivano i precedenti, mentre Fabio Fognini sembra passeggiare con il giapponese Ito. Decido dunque di andare a vedere l’inizio di un match che anche tra gli intenditori in pochi si metterebbero a seguire: Dulgheru contro Gibbs.
Molti campi sono già al quindi game quando arrivo sul lontanissimo campo 16, dove invece si sta concludendo il terzo. La rumena è tornata in auge a Roma con uno splendido torneo e anche oggi dimostra tutte le sue capacità sulla terra rossa, anche contro un’avversaria solida come la Gibbs. Per un paio di giochi il match è di altissima qualità con scambi ricchi di variazioni ed estenuanti difese fino a che una delle due non avesse chiuso con un vincente troppo preciso anche per le ottime difese dell’altra. Di esperienza la Dulgheru ha scavato un divario nel punteggio, mettendo psicologicamente alle corde l’americana supportata a bordo campo dall’amica Lauren Davis.
Sul maxi schermo all’esterno del Suzanne Langlen ogni volta che butto lo sguardo scorgo la Cornet intenta in ogni tipo di dramma o disastro tecnico a rete, ma non potevo assumere che quanto avrei visto dal vivo di lì a poco sarebbe stato anche peggio. Su un campo 7 che va riempiendosi, una giovane Wildcard francese sta ribaltando un match che sembrava chiuso sulla carta e dopo il primo set vinto da Jarmila Gajdosova 6-2. Amandine Hesse è nota a molti nel circuito ITF ma le è sempre mancato lo spunto per raggiungere il tour WTA stabilmente. Aiutata però da una superficie lenta che neutralizza la potenza dell’australiana e un pubblico sempre più coinvolto dai suoi urli, grunt e allez, la transalpina si infila sotto pelle alla Gajdosova, visibilmente innervosita dall’atteggiamento della sua avversaria, tanto da mandarla in tilt con palle sporche e accelerazioni improvvise. I grunt della francese si fanno sempre più lunghi e rumorosi, così come i suoi allez e come on. Il pubblico esplode in un boato di gioia, 6-3 per la Hesse che trascina il match al terzo.
Il primo game preannuncia ulteriori drammi in arrivo. La francese parte con un errore e due doppi falli salvo riacciuffare la parità con la collaborazione dell’australiana che fatica a tenere in campo le sue accelerazioni. Un altro doppio fallo consegna il break alla Gajdosova che però non sembra ritrovare la calma nonostante il vantaggio. Uno scambio di break porta il punteggio sul 2-2 e lì la Hesse ritrova il servizio riuscendo per prima a conquistare un game alla battuta. È un momento chiave e lei lo sa, sottolineandolo con l’ennesimo urlaccio in faccia alla propria avversaria, che sembra mentalmente annichilita da questa situazione. In un attimo il punteggio vola sul 5-2 e l’australiana deve servire per rimanere nel match conscia di non aver tenuto il servizio nemmeno una volta da metà secondo set. Tutto va secondo i piani e la folla può esultare per una propria alfiere che avanza sorprendentemente al secondo turno.
Finito il match guardo l’applicazione e noto con sorpresa che la Cornet ha girato il match, purtroppo al solito trovo valida la descrizione della transalpina fatta da Nastassja Burnett: “le scenate che fa sono il suo modo di caricarsi, non è quando è calma, ma quando piange che diventa pericolosa.” Mi scuso qualora non fossero proprio queste le parole esatte, ma il senso era proprio quello così espresso. Su questo stesso campo 7 a breve scenderà in campo Lucone Vanni, ma so che il capo non se lo perderà per nulla al mondo, per cui ci tornerò più avanti dedicandomi ad una delle giovani per me più promettenti: Elina Svitolina
Non ho visto che pochi giochi della giovane ucraina, ma tanto è bastato per apprezzarne ancora una volta il tennis completo e a tutto campo che sa produrre. Contro una gran colpirtice come Yanina Wickmayer, e un pubblico pieno di belgi, la Svitolina usava variazioni di spin e improvvise accelerazioni per ribaltare le sorti degli scambi. Un esempio che mi è rimasto indelebile è giunto ad inizio del secondo set, quando su una palla a trequarti della belga la neo top20 ha raccolto la pallina con uno slice di rovescio penetrante con cui è poi scesa a rete chiudendo con una pregevole volée smorzata.
Ho dovuto poi interrompere la visione per una piacevole chiacchierata da cui presto uscirà un’intervista con Chris Johnstone, attuale allenatore di Jarmila Gajdosova. Vi lascerò sulle spine fino all’uscita del pezzo, ma vi anticipo che sono stati 25minuti di piacevolissima disquisizione su molti topoi, dall’avvicinamento al match al lavoro mentale. Incontratomi poi con un amico e collega, Diego Barbiani, ho assistito a parte del match di Vanni, che purtroppo non è riuscito a ribaltare le sorti del pronostico contro Bernard Tomic, ma ha combattuto con cuore, mostrando che la sua crescita lo sta portando lontano, chissà che già l’erba non porti qualche sorpresa…
Con Diego poi abbiamo assistito a qualche game della nuova promessa del tennis femminile e rivelazione del torneo di Roma, Daria Gavrilova. La piccolina sarà anche bassa, ma è un concentrato di potenza e determinazione, in molto ricorda la nostra Camila Giorgi, per i piedi dinamici è una naturalezza estrema nel trovare l’anticipazione dei colpi. La (quasi) australiana sembra però molto più avanti nella gestione dei punti e nella lettura tattica, doti mostrate anche oggi con una rientrante Johanna Larsson. A conclusione di questo, ho sfruttato un vero e proprio regalo del gentilissimo coach australiano che a termine dell’intervista mi ha regalato un pass per il box della sua atleta con cui sono goduto un pranzo in tranquillità nella lounge. Lì ho trovato Andrea Gabrielli, volto noto del retroscena del mondo tennistico, con cui ho fatto pausa caffè e una lunghissima chiacchierata del tutto off topic sul trascorso da sciatori di entrambi.
All’ultimo sono riuscito a vedere la chiusura del match di uno dei tennisti che più mi impressiona nel panorama dei giovani del circuito ATP: Dominik Thiem. L’austriaco, reduce dal primo torneo vinto in carriera, si è complicato più del necessario la vita nel suo match di esordio qui a Parigi, ma ne è uscito vincitore proprio mentre sul campo affianco iniziava un avvincente secondo parziale tra Begu e Mattek-Sands.
Entro in campo con l’americana sconfitta nel primo set, ma avanti 3-0 nel secondo. Ciononostante, la rumena, seppur si lamenti di un fastidio alla gamba, trova un parziale di 10 punti consecutivi, quasi tutti vincenti, per ristabilire la parità. Il match si infiamma e le due non si tirano indietro sfidandosi a colpi potenti da fondo è variazioni con dropshot e discese a rete. È un tennis bello e vario che non si lascia infastidire dal vento sempre più insistente. Il pubblico è diviso anche perché molti sono gli americani qui a Parigi, ma come sempre più spesso avviene, anche i rumeni non si fanno mancare all’appello quando una loro beniamina è in campo. Il tiebreak è la giusta conclusione di un set così equilibrato, soprattutto nella sua seconda metà. Come ci si poteva aspettare, anche il tiebreak è di qualità assoluta tanto che sembra sia necessario ad entrambe trovare la riga per chiudere il punto. Pareva che la Mattek-Sands avesse trovato l’allungo decisivo una volta issatasi sul 6-4, ma alla Begu non è tremato il braccio, nonostante l’intervento dell’arbitro su una prima fuori non contestata della rumena aveva gettato i presupposti per un facile calo di concentrazione. Così non è stato ed anzi la rumena ha salvato entrambi i set point con due vincenti da highlight della giornata prima di chiudere tra il boato di approvazione del pubblico amico.
Anche della Errani lascio parlare chi ha seguito il match per intero. Troppo poco ho visto e da troppo lontano quindi la scelta è ricaduta su un match di “scouting” tra due giovani promesse: Carina Witthoeft e Katerina Siniakova. Il match purtroppo è stato l’ultimo della mia giornata al Roland Garros ed è stato un anticlimatico triste spettacolo di bruttezza tennistica. Tanto bene avevo sentito parlare della tedesca e per nulla le mie aspettative sono state confermate. Nei 5 giochi che hanno chiuso il match tutto ha fatto la Ceca e il suo pessimo carattere che ha portato all autodistruzione dopo aver sprecato una palla set sul 5-3, mentre la tedesca si limitava a tenere la palla in campo, soluzione oggi sufficiente ma che non porterà lontano, a meno di cambiamenti.
Con il sole ancora insicuro se uscire e regalare uno splendido tramonto a questa giornata variabile, mi appresto ad uscire da uno dei templi del tennis sperando sia un arrivederci all’anno prossimo. Saluto dunque Alessandro e figuratamente il circolo tutto mentre comincio il viaggio verso il centro città e chi lì mi aspetta.
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