(Nastassja Burnett – Foto Nizegorodcew)
da Parigi, Alessandro Nizegorodcew
20 maggio 2015, ore 10.05, Roland Garros. Inizia ufficialmente una nuova avventura nello Slam parigino. È il caso però di fare un passo indietro, precisamente alla giornata di ieri. Il mio volo, previsto per le 15.25, sembrava dover partire in effetti all’ora stabilita. Salgo sull’aereo e ci rimango 2 ore, senza decollare però… Giunto finalmente a Parigi ho non poche difficoltà a comprare il biglietto del treno che porta verso la città e apro la porta di casa non prima delle 20.30. Non c’è tempo per fare la spesa, cena dal vietnamita sotto all’appartamento e a letto presto.
Ed eccoci dunque al Roland Garros. Per una volta la procedura dell’accredto è rapida e posso subito presentarmi al campo 10, dove Nastassja Burnett è impegnata nel suo match di primo turno contro. Nell’angolo della romana ci sono Gianluca Pasquini e Marco Martino, quattordici volte campione italiano di lancio del disco oggi al seguito di Daniela Hantuchova. “Asia” sta affrontando Lin Zhu, detta anche “Miss Fair Play” dopo l’episodio con Francesca Schiavone. Il Arrivo sul 5-0 per Asia, che domina in lungo e in largo grazie alle sue potenti accelerazioni. Il match terminerà 6-2 6-1, cinese asfaltata. L’asiatica fa sicuramente fatica sul “rosso” ma la Burnett è stata praticamente perfetta dal primo all’ultimo puntio, alternando colpi potenti ad altri più carichi di top spin che hanno mandato in tilt la Zhu. Schiavone vendicata, giustizia è fatta.
Mentre rientro in sala stampa intravedo Zarina Diyas allontanrsi dal campo 9. Sospetto sia dalle quelle parti anche Stefano Baraldo, che vado a salutare. Sta seguendo la “sua” Kai-Lin Zhang asfaltare la Ormaechea 6-4 6-0. Segue Stefano in Players Lounge e gli faccio compagnia mentre mangia un panino al tavolo con Zarina e il suo team. Accanto a noi arrivano Roger Federer e Stefan Edberg… Da anni ormai ho la possibilità di visitare le Players Lounge di vari tornei, ma quando incrocio Roger mi emoziono sempre. Ci spostiamo nella zona caffè, gentilmente offerto da Stefano, che successivamente mi presenta Alberto Mancini, molto cordiale e simpatico. Mentre scambio qualche battuta con Baraldo e Martino sui divanetti noto qualcosa di strano sugli schermi che lasciano intravedere, nei loro piccoli riquadri, tutti i match in campo. Sul n.8 Kubler sta servendo intorno ai 60 km/h e Puetz non mette in campo una risposta. Kubler corre, si carica, cade tre volte in terra e si procura anche una leggera distorsione al suo già molto malandato ginocchio. Si va al tie-break e Puetz chiude 7-5 non senza aver regalato errori gratuiti come se piovessero. Kubler, molto più forte nel gioco da fondo, per poco non riusciva a fare lo scherzetto all’avversario in un match giocato totalmente senza la battuta.
Mangio la mia baguette in sala stampa e scrivo la prima parte del diario di bordo. Gli italiani scenderanno in campo tutti nel pomeriggio più o meno inoltrato. Un salto sul campo 11 per una delle battaglie del giorno: Nedovyesov vs Bhambri. Alla fine la spunta l’indiano 9-7 al quinto palesando un tennis molto più leggero ma certamente più tecnico rispetto a quello potente ma impreciso del kazako-ucraino. A Nedovyesov non è servito il tifo a bordo campo di Sergy Stakhovsy. Per Bhambri sessione di autografi post match e prossimo incontro con Tim Puetz.
Sul campo 11 a seguire gioca CiCi Bellis (foto in home page), giovanissima promessa statunitense, opposta alla paraguaiana Veronica Cepede Royg. La sudamericana si impone piuttosto nettamente 6.4 6.0 grazie al suo tennis concreto e, soprattutto, adattissimo alla terra battuta. Ma come colpisce la palla CiCi! Impressionante l’impatto e il timing, il diritto fa un rumore stupendo, come se scoppiasse la pallina ogni volta. Oggi ha perso, anche nettamente, ma questa è veramente forte forte. Ne parlano tutti bene da parecchi mesi, ma finché non vedo dal vivo tendo a non giudicare. Dopo questo match confermo i pareri ultra positivi dei miei colleghi.
Alberta Brianti inizia il suo match, finisco di scrivere due righe di mere questioni fiscali e alzo lo sguardo: 5-0 in favore di Tina. Inizia a piovere copiosamente e, dopo 10 minuti, torna il sole. Non mi sorprende, Parigi è una città metereologicamente folle.
Il sole e le nubi si alternano di continuo. Si ricomincia a giocare. E’ il momento del vero e proprio flipper. Tutti gli italiani in campo contemporaneamente. Devo utilizzare tutta la mia sapienza tennistica nonché la conoscenza del circolo per capire come muovermi. Inizio dal campo 7, dove è impegnato Andrea Arnaboldi contro il talentuoso francesino Pierre-Hugues Herbert. “Arna” inizia benissimo e grazie a qualche regalo al servizio del transalpino va avanti di un break. Il canturino si porta addirittura 5-2 e servizio grazie a un game di risposta splendido. Herbert prova la rimonta ma Arnaboldi chiude 6-4. Qualcosa mi dice che Herbert sta salendo, mi aspetto un terzo set. Decido quindi di spostarmi sul campo di fronte dove Marco Cecchinato non riesce a staccarsi di dosso lo statunitense Jason Jung, ventinquenne dai lineamenti asiatici molto rapido e dal buon tennis: diritto carico, rovescio bimane notevole, grande velocità di piedi. Un avversario rognoso che, davanti agli occhi di coach Cristian Brandi, si porta 5-4 e servizio. Ceck combatte con i piccioni che, volando bassissimi durante i punti, tolgono concentrazione al siciliano. In effetti in alcuni casi pare particolarmente fastidioso. Marco lotta, corre, recupera e vince 7-5 il primo set. In questo caso penso: nel secondo lo disintegra. Così poi avverrà, mentre io cammino verso il campo 14, dalla parte opposta dell’impianto.
In scena il derby tra Thomas Fabbiano e Luca Vanni. I due si sono già affrontati quest’anno a Chennai, dove ha vinto Lucone, mentre nel complesso è la quarta sfida nel giro di pochi mesi. Tommy ha vinto il primo contro un Vanni apparentemente stanco, ma nel secondo la musica cambia e Luca ingrana la marcia giusta. Mi siedo accanto a coach Fabio Gorietti, che osserva il match scambiando con me qualche battuta. Accanto per qualche game ci sono anche Potito Starace e Giulio Di Meo, che poco dopo si spostano a seguire Filippo Volandri contro Michael Berrer. Gorietti intanto mi racconta per filo e per segno l’aneddoto divertente del terzo set tra Vanni e Ungur del giorno precedente. Sul 6-6 Vanni è andato a servire e, dopo aver commesso doppio fallo, si è spostato a sinistra per rispondere a Ungur credendo si trattasse del tie-break decisivo. Adrian e l’arbitro hanno spiegato la situazione a Lucone che ha sentenziato semplicemente: “Ah, non lo sapevo”. Vanni ha quindi tenuto il servizio del 7-6 e al cambio di campo lo scambio di battute è stato il seguente:
Ungur: “Pensavi fosse tie-break, ecco perché hai fatto doppio fallo (a sottolineare l’errore nel momento di pressione)”
Vanni: “Ora stiamo 7-6, quindi ho vinto io…”
Ma torniamo alla giornata odierna. Vanni vince il secondo set e nel terzo sembra averne di più. Arnaboldi, sotto 1-3 al terzo, recupera e si porta 3-3. Sul 4-4 decido di lasciare il campo 14 e tornare sul 7. Arnaboldi ed Herbert danno vita a un match epico: “Arna”, nel gelo delle ormai ore 21.30, spreca un match point con un passante di diritto fuori di pochissimo, mentre Herbert non sfrutta un paio di situazioni favorevoli e palle break. Sul 14-14 Arnaboldi chiede la sospensione, che avviene pochi minuti più tardi sul 15-15. Herbert ha un talento cristallino ma spesso sbaglia la scelta tattica, Arnaboldi invece esegue quasi sempre il colpo corretto, ma in alcune situazioni è stato probabilmente troppo attendista. Coach Fabrizio Albani e il mental trainer Roberto Cadonati incitano Arnaboldi dopo ogni punto, mentre si ghiacciano nel gelo parigino. Un bel match, che riprenderà domani. E noi ci saremo…
(Arnaboldi vs Herbert sul campo 7)
Da segnalare, tra i match purtroppo non visti dal vivo, le sconfitte di Volandri con Berrer (4-6 5-7 con 9 set point sprecati da Filo nel secondo set) e di Viola con Golubev (4-6 4-6)
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