“La pressione è un privilegio”. Parola di Billie Jean King e di Serena Williams, che a 33 anni è la più anziana finalista Slam dell’era Open. Serena, che grazie al successo su Madison Keys è sicura anche di rimanere numero 1 del mondo, giocherà la 23ma finale in carriera in un major, la prima in Australia dal 2010. Dovesse conquistare il 19mo titolo, staccherebbe Chris Evert e Martina Navratilova e resterebbe al secondo posto da sola dietro Steffi Graf, la più titolata di sempre con 22 titoli di singolare.
Di fronte, ritroverà Maria Sharapova, alla decima finale Slam, che ha sconfitto 16 volte su 18. Non perde dalla siberiana dal 2004. Allora Maria si rivelò al mondo con l’incredibile 61 64 in finale a Wimbledon prima di ripetersi contro Serena ai WTA Championships. Poi solo una sequela di sconfitte, di frizioni, di interviste al veleno con Dimitrov, boyfriend prima di Serena e ora di Masha, a far da terzo incomodo.
Serena, che ha avuto più di qualche difficoltà contro Vera Zvonareva, ha dovuto rimontare anche in semifinale contro Madison Keys, la “next big thing” del tennis americano, alla prima semifinale Slam in carriera cresciuta con il mito di Venus. Keys ha firmato il break alla prima occasione, segno che la paura, il timore reverenziale non sa nemmeno dove stia di casa, e stampato una notevole sequela di vincenti fino al 3-1. La Serena “diesel” però rimonta, chiude 75 al tiebreak il primo set dopo 45 minuti e vola 5-1 nel secondo. Keys salva sette match point ma può solo rimandare il 76 62. “Ero un po’ frustrata in quei momenti” ha detto Serena, “non mi capita così spesso di avere tante occasioni e non chiudere. Ma Madison ha giocato davvero bene, ha servito benissimo. Sono una sua grandissima fan, è meravigliosa, sempre positiva. E’ stato un onore per me giocare con una giocatrice che diventerà numero 1 del mondo”
E’ una Serena diversa, una Serena con un approccio diverso al tennis. “Ora la mia teoria è: rilassati e gioca al meglio. Non devo dimostrare più niente a nessuno. Mi posso finalmente divertire e basta. E’ iniziato tutto l’anno scorso. Mi sono messa un sacco di pressione per arrivare al 18mo slam, e ho perse sempre presto fino a Wimbledon. Dopo Wimbledon mi sono detta che mi dovevo rilassare. Questo non vuol dire che non doveva più interessarmi arrivare a 18, ma dovevo viverla diversamente, e sta funzionando. E continuo a lavorare su questo, su come mantenere l’intensità di gioco alta ma non fino al punto da influire negativamente sul mio tennis”.
Resta da vedere se in finale troverà una Sharapova diversa, se la russa riuscirà a invertire la serie di 15 sconfitte di fila. Contro Ekaterina Makarova, Masha ha confermato quanto le piaccia giocare contro le russe: ha vinto 22 delle ultime 23 sfide contro le connazionali, una serie interrotta solo l’anno scorso da Anastasia Pavlyuchenkova a Parigi (indoor).
Non ha avuto praticamente storia la semifinale con Makarova. Sharapova ha allungato 3-0 e 4-1 nel primo set, e dopo il controbreak di Makarova, è ripartita fino al 63 40, preludio al 63 62 finale. Makarova, però, si può consolare con il rientro in top-10 e la certezza del nuovo best ranking: sarà infatti numero 9 da lunedì.
“Penso che mia fiducia dovrebbe essere molto alta per essere tornata in una finale Slam” ha detto Sharapova, “indipendentemente da chi affronterò, indipendentemente da come sono andate le nostre sfide precedenti. La potenza del gioco di Serena mi ha sempre mandato fuori giri, mi ha sempre costretto a cercare un po’ troppo il vincente. In questo è una grande, ti fa sempre rischiare un po’ troppo e cercare il colpo che non dovresti giocare. Ho avuto sempre grandi difficoltà contro di lei, ma sono nata per competere, farò di tutto per cambiare le cose in finale”.