di Michele Galoppini (@MikGaloppini)
Sono di scena gli ultimi otto terzi turni del tabellone di singolare nella nuovamente calda giornata soleggiata di Londra, dove stranamente è proprio l’astro di Apollo a farla da padrone a dispetto dell’abitudinaria pioggerellina fastidiosa. E dal punto di vista del tennis femminile, tutti gli occhi sono già puntati sul probabile big match tra Garbine Muguruza ed Angelique Kerber, in attesa, soprattutto per tanti tifosi italiani, di Caroline Wozniacki contro Camila Giorgi, che tante, tantissime speranze fa riporre nel cuore dei tifosi azzurri.
Il big match è stato definitivamente tale, e soprattutto il primo set è stato probabilmente uno dei migliori 5 parziali finora giocati nel 2015. La Kerber ha sprecato una miriade di occasioni e ben nove palle set, spesso ottimamente annullate da punti meravigliosi della spagnola, intenta quasi con ossessione a pulire ogni esistente riga del campo sotto gli occhi di una sempre più impietrita Kerber. La spagnola chiude 7-6, si prende una lunga pausa nel secondo parziale e poi distrugge la tedesca nel terzo, in decisa riserva di energie. E ad onor di cronaca, tanti azzurri sono rimasti poi delusi dalla prestazione della Giorgi, esageratamente erratica contro una Wozniacki perfetta in difesa, perfetta in spinta, perfetta tatticamente a variare l’altezza di ogni pallina con l’obiettivo di rompere il ritmo partita, riuscendoci e riuscendo ad accedere agli ottavi per 6-2 6-2.
Nel mezzo, sul campo 18, è forse però passato in sordina un altro match di buonissima qualità, tra due giocatrici che, stando al tabellone, il terzo turno wimbledoniano se lo dovevano solo sognare. Kristyna Pliskova gioca ormai da un po’ all’ombra molto ingombrante della destrorsa sorella gemella Karolina e si presentava al primo turno contro la Smitkova, ottavofinalista l’anno scorso a sorpresa, prima di dover eventulamente affrontare una neo-ispirata sull’erba Kuznetsova. Monica Niculescu, che ad onor del vero arrivava a Wimbledon dopo ottimi risultati su questa superficie, vedeva la connazionale Simona Halep come secondo turno quasi impossibile da superare. Per bravura propria e disastri altrui, le due ‘underdog’ si sono presentate timidamente ai sedicesimi ed hanno date anche vita ad una divertentissima partita.
Krystina è sorella gemella di Karolina non per nulla. Per molto tempo è stata lei la migliore delle due gemelle, ed il gioco è sostanzialmente lo stesso: ottimo servizio, movimenti un po’ letargici, buona predisposizione a chiudere i punti a rete e grandi accelerazioni piatte, oltre ad una buona mano. Monica Niculescu è invece maggiormente conosciuta, proprio per il suo stile unico ed inconfondibile, ed a volte anche incomprensibile, in senso buono. Una stagione 2015 iniziata molto male, ha cominciato a prendere forma nella seconda settimana del Roland Garros, quando ha disintegrato la concorrenza nel 100k su terra di Marsiglia, vincendo il titolo e portando la striscia positiva di match vinti poi a Nottingham, nel WTA su erba la settimana successiva, dove è arrivata in finale ed ha sfiorato il titolo contro la giovanissima Konjuh. Il suo slice, parola che generalmente si adatta al gioco sull’erba, è però talmente atipico da non esserlo per il verde, in quanto la pallina, toccato terra, rimbalza alta e sul posto, invece di schizzare via veloce; peraltro è giocato di dritto invece che col più tipico rovescio, fondamentale in cui la rumena sfodera invece un colpo discretamente potente e molto piatto. È poi molto veloce e bravissima a coprire la rete, dove sebbene senza una tecnica sopraffina, riesce spesso a fare male. Il servizio è pressoché inesistente, sebbene a mio parere sensibilmente migliorato in quest’ultimo periodo.
Il match di oggi evolve nel primo parziale come se in campo ci fossero le due Pliskova una contro l’altra: è sempre il servizio a definire la vincitrice dei game e non ci sono palle break per lungo tempo. La Pliskova costruisce bene a partire da questo fondamentale e le strenue corse e difese della rumena non riescono comunque ad essere sufficientemente efficaci. La rumena invece, soprattutto dopo una buona prima piatta, non si fa pregare per scendere a rete, dove sono tanti i punti vinti. Detto così pare quasi un match noioso, ma le due avversarie si prodigano in numerosi scambi divertenti e particolarmente contorti, chiusi con palle corte, volée semplici e meno semplici, lob ed ottime accelerazioni. Il set si decide poi sul 3-3: tiene facile la rumena, si fa brekkare a 30 la ceca e poi, dopo tre set point consecutivi annullati da altrettante risposte vincenti, la Niculescu trova la forza di annullare il primo break point del match e chiudere 6-3.
Le statistiche spiegano perfettamente la differenza che ha portato al primo set per la Niculescu: 4 vincenti e 0 errori per lei, contro gli 11 a fronte di soli 9 vincenti per la ceca. La solidità estrema contro una colpitrice ha fatto tutta la differenza necessaria.
Il secondo parziale ha visto poi più vincenti e più spettacolo, nonché molti più capovolgimenti di fronte. La partenza della Niculescu è di quelle ottime per sigillare il match: 2-0 e morale alle stelle. In un lampo è di nuovo tutto in parità sul 2-2 e nemmeno un break poco più avanti rompe la parità del set, che vive il suo momento chiave sul 5-4 per la Pliskova e la rumena al servizio. Sono ben 5 i set point (di cui due consecutivi) che Monica si trova ad annullare, con pazienza e varietà dei colpi ed anche grazie ad un paio di errori grossolani della Pliskova. Ed è solo una volta ottenuto il 5-5 che arriva la, stavolta decisiva, accelerazione da parte della Niculescu, che con un parziale di otto punti a tre chiude 6-3 7-5 ed accede per la seconda volta agli ottavi di finale di un torneo dello slam, dopo quelli ottenuti nel 2011, ancor più a sorpresa, agli UsOpen, quando perse poi dall’altra sorpresissima del torneo Angelique Kerber, che di lì a poco avrebbe raggiunto la semifinale, eliminando ahi noi Flavia Pennetta ai quarti.
Le statistiche sono particolarmente felici per la rumena: contro coloro che, travestiti da faciloni tacciano di pallettarismo chi non tira necessariamente ogni pallina a 200km/h, Monica chiude con 20 vincenti a fronte di soli 7 errori, con 23 punti ottenuti sulle 30 sortite a rete. Ora per lei i discorsi si fanno forse troppo complicati contro Timea Bacsinszky, che poco soffre le tantissime variazioni di ritmo che la Niculescu piazza inaspettatamente qua e là per il campo, ma poco conta, visti il già grandissimo risultato ottenuto ed una nuova classifica che la vedrà attorno alla 40esima posizione, non troppo lontana da quella 28esima posizione, suo best ranking ottenuto dopo i fasti del 2011.
Ancora una volta, questo match può essere preso a riprova del fatto che non serve tirare troppo forte, non serve per forza servire come sono in grado di servire Sabine Lisicki o Serena Williams, ancora di più proprio perché il match è stato giocato sull’erba, la superficie che più di altre, ai giorni nostri, premia più la potenza della varietà. Monica Niculescu, assieme a poche, pochissime altre, ne è perfetto esempio.
Il suo servizio è poca cosa in termini di mera velocità, la sua prima viaggia mediamente a 150km/h e la sua seconda attorno ai 115km/h, eppure sa far male, cercando angoli difficili da attaccare, cercando anche rotazioni che se non colpite nel modo corretto dall’avversario portano all’errore. Ha imparato a rispondere come poche altre sanno fare, colmando in modo alternativo alcune lacune palesi del suo servizio (l’anno scorso, e non per la prima volta, è stata la migliore giocatrice in risposta nella WTA per percentuale di punti vinti). Sporca molto i suoi colpi ed uccide il ritmo degli scambi, tagliando le gambe a troppe, giovanissime e non, giocatrici che basano sul ritmo, su colpi puliti e sulla potenza tutto il loro gioco e non sanno più gestire le rotazioni, le diverse altezze e le diverse velocità della pallina (potrebbe saperne qualcosa la nostra Camila, proprio oggi disinnescata da un’attentissima Wozniacki). Sorprende prendendo la rete dopo essersi aperta il campo con ottimi angoli e la copre molto bene nonostante non sia una gigante. Tatticamente è molto intelligente, ha un piano B, probabilmente un piano C e non mi sorprenderebbe se avesse come asso nella manica anche un piano D.
E le vittime (o quasi) illustri del suo gioco, che hanno perso il match o subito grandissimi vincenti sono numerose. La Safarova ha vinto contro la Niculescu, in due incontri, solo 3 game, subendo anche due ‘bagel’. La Lisicki ci ha perso ben 3 volte e perfino la Radwanska, maga della tattica e del gioco vario ed intelligente, ha subito una pesante sconfitta proprio a Nottingham, due settimane fa, in semifinale. E se la Kerber, parlando di rotazioni esasperate, ha subito a Linz un magico dropshot tornato nel campo della rumena, anche Serena Williams, che ha trovato la Niculescu quest’anno sia ad Indian Wells che a Miami, ha dovuto sudare sette camicie in California per liberarsi della infinita combattività della rumena che ha ceduto dopo due long-set.
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