Svegliarsi un anno fa. Un anno è la fotografia di te stesso che vai via, ma se ritorni quella fotografia diventa amuleto, stimolo, ricordi e non rimpianti. È quel che succede a Dominika Cibulkova in Australia. Perché lo chiamano Happy Slam per tutti, l’Australian Open, ma dall’anno scorso per la slovacca lo è un po’ di più.
“Entro in campo e tutti i grandi ricordi mi tornano alla mente” ha detto “Pome”, che difende la finale del 2014 e con una sconfitta sarebbe uscita dalle prime 20. Cibulkova, che dopo Wimbledon ha vinto solo 18 partite, è stata sotto di un break in tutti i set ma ha disinnescato Azarenka, per la prima volta fuori dalle teste di serie in uno Slam dal 2007, 62 36 63con 44 vincenti a 32, a parità di errori, 29. Ma non sono tanto i numeri a colpire in una partita che si è giocata sì sulla potenza ma senza nessuno scadimento della qualità, come un po’ è capitato tra Kvitova e Madison Keys. È la naturalezza dell’incastro che permette ai punti forti della slovacca di neutralizzare il meglio che Vika ha da offrire in campo. È stato così a Miami 2012, Cibulkova avanti 52 nel terzo dopo aver vinto il primo 61 ma battuta in una delle partite più incredibili degli ultimi anni. È stato così al Roland Garros 2012, nell’ultimo precedente, quel 62 75 che racchiude l’evoluzione della slovacca e certifica la prima vittoria di Cibulkova sulla bielorussa.
È stato così sotto il tetto della Rod Laver Arena, chiuso per la pioggia che ha un po’ rovinato i festeggiamenti per l’Australia Day. Il 2-0 iniziale di Vika è solo un illusorio preludio. Cibulkova la inchioda alla riga di fondo, le toglie campo, fiato, tempo. È lei a decidere l’andamento del punteggio, aiutata, è vero, dalla strategia della bielorussa che troppo spesso le gioca corto sul dritto. E il “bagel mascherato”, i sei giochi di fila dallo 0-2 al 6-2, scanditi da 21 vincenti, è lì a dimostrarlo nei numeri, nei fatti. “Devo compensare la mia altezza, per questo metto un sacco di energia nel mio tennis. Cerco sempre il vincente, non sono la classica giocatrice minuta che gioca in difesa” ha spiegato. “Nel primo set ho giocato alla grande, non ho sbagliato praticamente nulla, ho fatto tutte le cose giuste”.
Come nel primo set, anche nel secondo Azarenka inizia con un break: l’allungo matura già al primo game, durato sei minuti. Ma stavolta la campionessa del 2012 e del 2013 non si lascia riportare indietro. Anzi. Cibulkova è troppo testarda a servire sul rovescio di Vika da sinistra. Azarenka aumenta di 8 kmh la velocità media della prima, passa dal 37 al 55% di punti vinti in risposta, e soprattutto domina il gioco, verticalizza verso rete con una costanza che toglie respiro e punti di riferimento. Il doppio break, 5-2, apre al terzo set, rimandato solo dall’orgoglio della slovacca che si riprende almeno uno dei break di svantaggio, ma perde di nuovo il servizio nell’ultimo game.
La partita, però, cambia ancora. Cibulkova torna nel mood del primo set, sceglie la palla break per salire 4-3 come momento ideale per stampare un rovescio diagonale in contropiede che riapre i dubbi di Vika. Dubbi che aumentano sul passante in corsa che le vale il 5-3. E alla fine l’energia di Azarenka finisce prima. La resa è immediata, segnata dal secondo break consecutivo, e la classifica ne risentirà: dalla prossima settimana sarà per un pelo, per una trentina di punti, ancora in top-50.
“Ha giocato tutto il match senza paura” ha ammesso la bielorussa. “Penso di aver avuto le mie occasioni, ma non sono stata abbastanza presente in campo oggi. Però, anche se ho perso, lo prendo come un miglioramento. È un buon inizio, ci sono molto elementi positivi da trarre da questa partita. Ho giocato un buon tennis a momenti, ma devo essere realistica e continuare a lavorare per affinare di nuovo il mio tennis. Sono abbastanza contenta” conclude, “ma sono una perfezionista, non voglio sentirmi soddisfatta”.
Dominika troverà una Serena Williams non proprio al meglio, che ha continuato a tossire per buona parte del match contro Muguruza, che ha preso il terzo 62 di fila dalla spagnola, dopo il Roland Garros, prima di rimontare. Una Serena che non è andata oltre i quarti all’Australian Open dal 2010, l’anno del suo ultimo successo a Melbourne, che l’ha battuta quattro volte su quattro, anche se è difficile cancellare il ricordo del primo set e mezzo di Miami 2013. Down Under, però, Cibulkova si trasforma. Non è più la giocatrice che, come in Florida due anni fa, sale 62 41 ma non chiude quando il gioco si fa duro. È un nuovo giorno, una nuova alba, un nuovo inizio. And she’s feeling good.
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