di Big Lebowski
Rino Tommasi, con uno dei suoi calzanti neologismi, la chiama “la prova del 9”; si tratta dell’incontro successivo ad una vittoria contro pronostico, allorquando il tennista deve resettare ed affrontare, questa volta da netto favorito, il successivo scoglio del tabellone.
Favorita “un paio di palle”, penso guardando sul “tubo” l’ultima ed unica sconfitta di questo inizio di stagione della prossima avversaria di Camila Giorgi, tra l’altro lottata, contro la tennista più on-fire del momento e sua connazionale, Petra Kvitova, nei quarti del torneo cinese di Shenzhen. Mi sembra, ad una prima occhiata, l’ennesimo ottimo prospetto di un paese che pare aver trovato l’acqua miracolosa del tennis o che più probabilmente, a dispetto di un numero di abitanti non comparabile a quello di altre potenze, dispone di una scuola e di un organizzazione in grado di supportare le doti fisiche naturali delle donne slave (e sembra non abbiano neanche “supertennis tv”).
Tereza Smitkova ha soltanto vent’anni ed è in ascesa vertiginosa nel ranking WTA essendo la numero 68, mentre solo un anno fa era molto oltre la numero 200; mi sembra decisamente baciata sia da potenzialità sia di precocità, che non sono sinonimi come molti erroneamente ritengono dando così luogo a valutazioni azzardate.
L’anno scorso a Giugno, partendo dalle qualificazioni e da un ranking 175, è arrivata nelle best sixteen nientedimeno che a Wimbledon avendo solo 19 anni, il che rappresenta una performance sensazionale; ha vinto l’ultimo torneo dell’anno (Limoges WTA 125) mettendo in fila quattro top 100 e la meno famosa delle Rad Twins e, particolare non trascurabile, ha vinto gli ultimi 4 incontri finiti al terzo set, segno di ottima condizione fisica e mentale.
E’ una bionda ragazzona alta e robusta (h. 1,76 – w. 63 kg) che tira forte, dispone di un ottimo servizio come testimonia ampiamente il magnifico risultato ottenuto a Wimbledon, buoni colpi da fondo campo, non è sicuramente molto fantasiosa, ha dei limiti difensivi, ma è una bella atleta con margini di miglioramento.
Leggendo la sua biografia sul sito WTA scopro che è anche una ragazza modesta, avendo come obiettivo di carriera l’arrivare nelle top 50, cosa che ritengo farà presto, spero non prestissimo. Camila è reduce da una vittoria importante ma non facile da giudicare, in primis perché la condizione fisica della sua avversaria non era probabilmente ottimale e poi perché la partita ha messo in mostra qualche problemino. Dicono che non sia stata una partita divertente… io mi sono divertito moltissimo, ma non è questo.
Nel primo set non ha capitalizzato momenti di dominio assoluto arrivando addirittura a perderlo e nel finale ha mostrato una preoccupante paura di vincere quando si è trovata 5-1 nel set decisivo; la conosco abbastanza per non aver notato un body-language che lasciava trasparire una certa pressione. Un’avversaria più concreta avrebbe potuto riaprire la partita dal 5-1 e la cosa mi ha un pochino inquietato.
Ci sarebbe anche il discorso dei doppi falli, ma lo considero da sempre un falso problema; per essere chiari è fin troppo ovvio che “meno ne fa, più siamo contenti”, ma li considero fisiologici se vuole sviluppare il suo piano tattico. Ritengo che la sua scarsa propensione difensiva non le consenta di approcciare diversamente il colpo di inizio gioco specie al cospetto di giocatrici di alto livello. Potrei dimostrarvelo con dei numeri frutto di statistiche serie; mi limiterò a dire che nel 2014 Camila è l’undicesima giocatrice WTA per game conquistati nei suoi turni di servizio (ovviamente in percentuale rispetto a quelli giocati), la 40esima nei turni di risposta. Molti insistono sul fatto che debba migliorare il servizio; io, pragmaticamente, ritengo che il salto di qualità debba passare soprattutto dai turni di ribattuta. Ed ho l’impressione che questa notte questo colpo verrà seriamente testato.
Venendo ad argomenti più frivoli, non avendo avuto riscontri sulla mia torta di mele, questa sera non vi darò alcuna ricetta, anche perché anziché tegamare ho preferito, terminato il lavoro, spendere quindici minuti in mezzo al traffico di una Milano fredda e piovosa par raggiungere la Pasticceria Lorini ( aggiungo in Via Castelmorrone se tra i miei dieci lettori ci fosse qualche milanese) ed acquistare una piccola (giuro) selezione di dolci di carnevale.
Carnevale sarebbe un po’ una scocciatura (escludo ovviamente i bambini) se non fosse per i dolci e in particolare per i tortelli dolci, che la Pasticceria Lorini prepara in due varianti, come impone la tradizione. La prima è la versione ipocalorica, croccantina e senza ripieno. Non è affatto male, ma non è la mia preferita; tutto quel vuoto all’interno mi pare un’occasione sprecata, fa un po’ malinconia. Ben più festosi, e appena un po’ meno dietetici (si fa per dire), i tortelli imbottiti di un delirio di eccellente crema pasticcera. Uno stupore annunciato, che si cela all’interno del piccolo involucro tempestato di zucchero, e che finisce spesso ai bordi della bocca per venir ripreso da dolci “slinguazzate”.
A Carnevale si scherzi pure su tutto, ma non sulle chiacchiere e i tortelli. Le prime sono talmente popolari e diffuse, nella nostra tradizione nazionale, da meritarsi un numero infinito di nomi diversi. Chiacchiere, frappe, bugie, lattughe, maraviglias, sfappe, fiocchetti, crostoli, sprelle, risòle: ogni regione le battezza a modo suo, ma sempre con nomignoli buffi e amichevoli a testimonianza di una affettuosa familiarità. Il vassoio verrà aperto all’una precisa, in concomitanza con l’inizio del programma giornaliero degli Australia Open; alla faccia di quei “bucio di culo” che si godono i 30 gradi di Melbourne.
Intanto, ed è curioso, mi segnalano che Giorgi ha perso gli ultimi sei incontri giocati contro giocatrici il cui cognome termina in -ova, controllo ed è proprio così (Siniakova, Pliskova, Safarova, Rodionova, Rybaricova, Kuznetsova). Non posso esimermi dal toccarmi pur consapevole che la superstizione è un insieme di credenze o pratiche rituali dettate da ignoranza, frutto di errore, di convinzioni sorpassate, di atteggiamenti irrazionali, ma come si sa noi sportivi da divano siamo piuttosto scaramantici, ma poi mi dico che dopo sei rossi ci si gioca il nero per capire dopo un secondo che anche questa convinzione spacciata per teoria dei grandi numeri non ha il minimo supporto scientifico come ampiamente testimoniato da tutti coloro che si rovinano giocando i ritardatari al lotto.
Insomma, le solite menate pre-match di tutti i tifosi (termine che detesto essendo più adatto a rappresentare i malati di un morbo contagioso e debellato), ma come negare che noi aficionados (altro neologismo, questo di Gianni Clerici) siamo un “tantino” malati?
Una piccola scaramanzia l’ho messa in atto, a dire il vero. Approfittando del suo entusiasmo perché il suo disegno è stato pubblicato sul “giornale del tennis” come ha riferito alla sua maestra, ho chiesto ad A. di farmi un altro capolavoro che la mamma ha completato: quando si dice coinvolgere la famiglia nelle proprie passioni!
Tornando al tennis, anche per non venire “licenziato” dal direttore con l’invito a commentare Masterchef o ad occuparmi di Mistero, e ri-allanciandomi all’argomento pre excursus goloso, vi segnalo, tra le incredibili statistiche che si scoprono girando per il web, che Giorgi è in testa, prima assoluta, nella classifica che rileva la velocità media della seconda dopo il primo turno del torneo: quello scricciolo incosciente è in grado di servire il secondo servizio continuativamente ad una media di 152 km/h, con punte intorno ai 170 km/h. Di certo non le manca il coraggio, forse anche per questo sono sveglio nella notte a gridare ancora una volta “Vaaaaaaaaamooooos Flaca”.
“Per quanto riguarda l’educazione dei figli, penso si debbano insegnar loro non le piccole virtù, ma le grandi. Non il risparmio, ma la generosità e l’indifferenza per il denaro; non la prudenza, ma il coraggio e lo sprezzo del pericolo; non l’astuzia, ma la schiettezza e l’amore alla verità, non la diplomazia, ma l’amore per il prossimo e l’abnegazione; non il desiderio del successo (n.d. inteso come risultato), ma il desiderio di essere e di sapere.” (Natalia Ginzburg in “Le Piccole Virtù”)
IL MATCH
Si disputa sul campo numero 6 e lo seguirò necessariamente dal computer usufruendo dello splendido servizio offerto da Eurosport Player, senza commento, ma soltanto con i rumori di fondo. A volte lo preferisco, anche nel calcio, specie se i commentatori mi urtano, e ce ne sono alcuni proprio fastidiosi. Molti della RAI, che non ti consente di escluderli se non abbassando completamente il volume il che non è piacevole, andrebbero banditi non prima di aver licenziato all’istante chi si occupa delle selezioni.
Poi ce ne è uno di SuperTennis che non azzecca una consecutio manco morto, come se qualcuno gli avesse spiegato che deve rivolgersi ad analfabeti e dice cento volte in ogni telecronaca “come dici te” rivolto al suo interlocutore. Impossibile che non abbia un amico, un parente, un superiore che gli faccia presente che si dice “come dici tu”, qualche volta “come sostieni”, “come hai appena detto”?
All’ingresso delle giocatrici balza all’occhio la netta differenza di statura tra le contendenti, se parlassimo di pugilato sarebbero un peso medio contro un welter junior, ma per fortuna siamo su un campo da tennis. La temperatura è inferiore a quella prevista, la sovraimpressione racconta di 25 gradi centigradi; nel cielo di Melbourne ci sono parecchie nubi che sono però diverse dalle nostre. Partly cloudy, come dicono gli anglosassoni, le condizioni ideali per giocare a tennis.
Ghiorghi (come la chiamerà simpaticamente il referee per tutto il match), nell’adorabile completino identico a quello del primo incontro, ma di colore violetto con colletto e cintura più chiari e coordinati, parte forte, like usually. Sembra sfruttare a suo vantaggio, magari è solo una mia impressione, il fatto di aver giocato anche il precedente incontro sul medesimo campo, sembra un po’ la squadra che gioca in casa. E soprattutto serve bene tanto da aggiudicarsi 12 dei primi 14 punti, se ricordo bene o qualcosa del genere.
Ha la freddezza di chiamare un hawk-eye chirurgico per andare 4-0, poi tiene un servizio dopo tre situazioni di deuce, va a ancora a palla break/set point, la spreca (mannaggia!), perde il primo game del match, ma chiude 6-1 nel successivo turno di battuta in ventidue minuti con una prestazione monstre che riduce Tereza sull’orlo delle lacrime. Il tutto limando al massimo i tempi di pausa, senza far uso una sola volta dell’asciugamano, non concedendo all’avversaria il tempo di pensare, di ragionare, di abbozzare una pur minima reazione. Ma allora avevo sopravvalutato la Smitkova, mi chiedo, è proprio una pippa?
Credo di no, mi dico, ripensando al match di Fed Cup nel quale Keys subì allo stesso modo lo strapotere di Camila, ricordo Petkovic nelle stesse condizioni di estrema frustrazione, Cornet in lacrime dopo un rush Giorgi style e qualche altra; nei momenti in cui la nostra bimba gioca in questo modo è semplicemente ingiocabile, le stats del primo set sono stratosferiche ben oltre qualsiasi attesa, anche sua, penso, per quanto possano avere un valore le statistiche di questa mattanza: non posso non segnalare però che ha perso un solo 15 (doppio fallo) in quattro turni di servizio.
Ma so bene che non è finita: il tennis femminile è strano come testimonia, per non andar lontano, il risultato del match precedente nel quale Muguruza ha vinto con un anomalo, ma non così strano nella WTA, punteggio di 61 16 60. Ed infatti la giovane ceca sfrutta la pausa per ricomporsi e cercare di capire cosa st succedendo, chi è questa belva scatenata che la sta prendendo a pallate come nessun altra aveva mai fatto, cosa fare per contenerla. Non può durare così a lungo altrimenti sarebbe la numero uno, ma che dico, l’avrebbero sospesa per manifesta superiorità.
Nel secondo set, effettivamente assistiamo ad una partita di tennis, Tereza mostra qualche buona trama di gioco e Camila rallenta un attimo, pur mantenendo un ottima qualità di gioco. Ci vogliono dieci punti perché Giorgi porti a casa il primo servizio, ma subito dopo opera il break.
Durante il cambio di campo sul punteggio di 4-3 in suo favore, Camila si nasconde ai nostri occhi coprendosi completamente il volto con l’asciugamano, come è solita fare nei momenti in cui deve scaricare una tensione ormai palpabile, raccogliere le forze fisiche e mentali, forse pensa che si sta giocando un piccolo ma importante traguardo. Non ci sono ulteriori break e va così a servire per il match sul punteggio di 5-4.
Sarà il game più lungo di tutto l’incontro, lo sguardo è ora più insicuro; spreca il primo match point, concede palla break ma la annulla con un ace, non concretizza un seconda palla per la vittoria, ma alla quarta chiude 6-1 6-4 e si guadagna il diritto e l’onore di giocarsi contro Venus Williams, per la prima volta in carriera, l’accesso agli ottavi di finale degli Australian Open.
Game Set and Match Ghiorghi, sentenzia il giudice di sedia, la telecamera indugia su un drappo tricolore, lei abbozza un sorriso e firma gli autografi di rito con la consueta gentilezza.
Vado a vedere le statistiche dell’incontro e dubito ci sia un errore quando leggo che ha servito il fastest all’incredibile velocità di 203 (duecentotre) (due zero tre) km/h. Sono sbalordito, se non ci fossero errori e ho verificato più tardi e mi sembra confermato, dovrebbe essere il quarto servizio più veloce di tutti i tempi dopo Lisicki 210,8 (Stanford Classic 2014), Venus Williams 207,9 (US Open 2007) e Serena Williams 207 (Australian Open 2013).
La “flaca” subito dietro queste donnone, da non credere… Prima di andare a nanna, faccio un giro sul sito dei “Trombettieri di Camila”, come lo chiamo io, un gruppo di persone con le quali condivido questa passione da anni per leggere tra i tanti commenti entusiasti quello più divertente con cui voglio chiudere:
Per il match contro Venus già in preallarme la Polizia Stradale Australiana, che ha diffidato Camila dal superare i 203 Km/h, pena mega multa e il ritiro della patente.
Anche la contraerea australiana è in stato di massima all’erta, ed entrerà in azione immediatamente se sabato voleranno missili terra aria ad oltre 203 km/h sui campi di Melbourne Park.
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