da Parigi, Alessandro Nizegorodcew
Notte insonne, cose da fare, pezzi da scrivere, lavastoviglie da mandare, programma dei primi match non esaltante = partenza per il Roland Garros alle ore 12.30. In metropolitana due tizi americani, marito e moglie, vedono il mio badge e mi chiedono se sto andando al torneo. Alla mia risposta affermativa la loro successiva domanda mi spiazza: “Ti vedremo in campo?” Per un attimo sono tentato di dire di “si” per vedere la loro reazione, ma prevale la sincerità. Poco dopo entra un ragazzo con tanto di fisarmonica che suona una strana versione di “Bella Ciao”, il cui testo recita: “Ciao Bella, ciao Mirella, ciao bambino, ciao ciao ciao…”. Spiega ai signori americani che si tratta di una versione rivisitata di una canzone partigiana e per farglielo capire utilizzo il termine “comunista”. La loro risposta: “Ah si, Mussolini, Mussolini”. Ok ci rinuncio, per fortuna siamo arrivati, li saluto e scappo via…
Arrivo al circolo verso le 12.45. Subito un bel pranzo con barbecue insieme al fido Marco Mazzoni, un saluto a Ray Giubilo, e via verso il campo numero 6 dove sta per finire Verdasco-Becker (o così almeno credo). Ci sediamo nell’angolo dell’iberico, che notiamo subito essere nervosissimo. Siamo accanto a due ragazze che si credono rispettivamente Miss Universo e Miss Mondo, ma sono molto lontane dal poter anche solamente pensare di esserlo. Quella più vicina a me ha deciso che la sua borsa merita un posto intero e praticamente me la mette addosso. Sono costretto a spostarmi per non dover litigare e farmi cacciare dalla security per insulti ripetuti (che nella mia mente viaggiano che è un piacere). “Questa è da diario di bordo” – esclama Mazzoni. “Senza dubbio” – rispondo convinto. Benjamin Becker serve per primo e si porta un paio di volte a due punti dal match. Fernando Verdasco se la prende con la “mala suerte”, si arrabbia perché a suo dire Becker “serve come Sampras” e perde il match con un paio di folli palle corte di rovescio che non arrivano nemmeno a rete. Bravissimo il tedesco, che serve alla grande e spinge col diritto appena possibile.
E’ il momento della prosecuzione del match tra Paolo Lorenzi e Gilles Muller. Arriva Corrado Barazzutti mentre, come ieri, coach Galoppini è piazzata dalla parte opposta. Paolo parte male e subisce il break nel secondo game, prontamente recuperato nel terzo. Si arriva sino al 4-4, servizio Muller (che è Top-5 Atp nell’esecuzione della demi-volée), 30-15: serve and volley, grande risposta di Paolo col rovescio, nastro vincente di Muller. Di nuovo. Questa volta la situazione è meno grave di ieri (nastro vincente sul 6-5 al tie-break del quarto set), ma essere 4-4 30-30 anziché 4-4 40-15 avrebbe fatto una certa differenza. Nell’ultimo gioco paolo sbaglia due colpi da fondo e Muller tira un paio di splendidi vincenti, chiudendo con il lungolinea di diritto, il colpo che probabilmente ha cambiato il match dopo i primi due set.
Mi avvicino alla sala stampa mentre Fabio Fognini inizia malissimo. Scopro che nell’allenamento mattutino la situazione non era roseo. Smorfie, dolori, problemi fisici, si scoprirà un’intossicazione alimentare rimediata la notte scorso a causa di un pesce avariato (si teme anche per Flavia, che però ha scelto il filetto… che dire, brava lei). Il campo numero 7 è una bolgia e Benoit Paire gioca da dio. Risultato: 6-1 6-3 per il transalpino in pochi minuti.
Paolo Lorenzi arriva in conferenza stampa. “Mi sono fatto male nel tie-break del terzo set scivolando sulla riga. E’ un problema al flessore della coscia destra – racconta – che mi ha delibitato molto nella prosecuzione. Oggi, al rientro, stavo molto peggio di ieri. Sono riuscito a effettuare il controbreak più per suoi demeriti. Anche se sul 4-4 aveva preso ritmo in risposta e un po’ di sfortuna e bravura sua mi hanno condannato. Sul 4-5 sono andato a servire controvento e ho subito break a 0. Non riuscivo proprio a spingere. Mi spiace per i tanti infortuni di quest’anno, perché non ho mai trovato continuità. Ora dovrei giocare i challenger in Italia, ma il problema alla coscia temo non sia così lieve. Domani torno a casa e vedremo il da farsi”. La conferenza stampa di chiude con una botta e risposta tra Angelo Mancuso e Paolo Lorenzi, noti tifosi di Napoli e Fiorentina. “Dai prendetevi Inler, 8 milioni e lo portate a casa” – esclama Mancuso. “Se voi vi prendete Ilicic però…“ – la risposta del mitico Paolino. Sempre sorridente ed esageratamente gentile, nonostante la sconfitta, un esempio per molti.
Mentre Fognini non riesce proprio a entrare in partita, nonostante una pillola per lo stomaco, Ernests Gulbis sta riuscendo nell’impresa di perdere con Nicolas Mahut su terra battuta. Il transalpino firma 1345 autografi a fine match sul campo 2 mentre io mi appropinquo dietro la sedia dell’arbitro prima dell’inizio di Camila Giorgi vs Garbine Muguruza.
In panchina Sergio Giorgi, un tecnico della Kozlov Academy e uno sparring. L’inizio è discretamente buono con servizio e rovescio, mentre con il diritto fa tantissima fatica. Poco lavoro con le spalle, praticamente bloccate, e utilizzo della mano praticamente nullo nella ricerca del top spin. Le gambe pian piano rallentano. Tatticamente comincia a perdere il filo, si innervosisce, tira colpi a caso. Il servizio funziona meglio di altre volte, ma da solo non basta, soprattutto contro un’avversaria molto forte come la Muguruza.
Paradossalmente Camila è andata in crisi rallentando gambe, braccio e mano. L’opposto di quanto le si dice (da fuori). Il momento psicologico non è per nulla facile, i problemi non sono facili da analizzare nel dettaglio. L’etimologia di crisi portano alla parola “scelta”. Anche se pià precisamente si tratta di crescita, umana ancor prima che tennistica. Spesso chi vive una situazione di questo tipo non si rende conto di quanto accada. Si parla tanto di un nuovo coach per Camila, e se la crescita volesse dire, invece, farsi un paio di tornei totalmente da sola? Sarebbe davvero così assurdo? Difficile entrare nella testa di Camila, di Sergio, di tutte le persone che fanno parte dell’entourage, e non mi posso permettere di dire cosa va fatto e cosa no, speriamo solamente che l’erba inglese le possa ridare serenità… Per la cronaca 6-1 6-4 Muguruza che era avanti 6-1 5-1. Dopo che Sergio ha esclamato: “Dai Cami un po’ di grinta”, la partita è cambiata e la Giorgi ha fatto tutto giusto, rincorrendo anche la palla in difesa. Sul 4-5 40-40 non è però riuscita a chiudere il game di servizio e la Muguruza ha finito per vincere un match che si poteva complicare.
Poco da dire infine sulla vittoria di Flavia Pennetta su Magdalena Rybarikova, portata a casa con il prosecco in mano.
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