Fritz, Osaka, Kasatkina: c’è del giovane in Australia

Daria Kasatkina

di Salvatore Greco

L’inizio della seconda settimana di un torneo del Grande Slam di questi tempi porta sempre con sé le riflessioni su quanto il tennis di vertice continui a essere, specie al maschile, estremamente conservativo. L’Australian Open 2016 non sembra invertire questa tendenza con il tabellone degli uomini allineato ai quarti senza particolari sorprese tolta l’eliminazione di un Nadal decisamente lontano dai tempi migliori e quella di Wawrinka che però ha ceduto le armi a un Raonic in grande spolvero. Il torneo femminile ha visto invece rispettare la sua solo apparentemente contraddittoria tradizione di imprevedibilità con le eliminazioni a pioggia di quasi tutte le grandi attese, ma anche il confermarsi di solide certezze in terra aussie come Serena Williams o la rediviva Victoria Azarenka.

Quello che è emerso ai piani più bassi è stato invece un ribollire interessante da parte di alcuni tra i giovani (n.b. limitandoci a quelli nati dal 1.1.1996 in poi) più promettenti in circolazione e non perfettamente documentato ma che merita più attenzione in virtù dei discorsi troppo spesso affrettati sull’assenza di ricambi in vista.

MASCHILE

I tre ragazzi più attesi, i moschettieri della gioventù in top-100 Chung, Coric e Zverev, hanno salutato Melbourne nel tempo di un amen. Al coreano e al tedesco non si può fare più di tanti rimbrotti visto il sorteggio che li ha messi rispettivamente di fronte a Novak Djokovic e Andy Murray già al primo turno; ha suscitato qualche perplessità in più negli appassionati l’eliminazione di Borna Coric ad opera dello spagnolo Ramos-Vinolas e consumata in tre set piuttosto rapidi per uno che aveva iniziato l’anno con l’ottima finale conquistata a Chennai due settimane prima.

Dopo aver centrato la qualificazione in tutti e quattro i tornei del Grande Slam nel 2015, lo svedese Elias Ymer ha mancato la cinquina perdendo quest’anno a Melbourne già nel primo turno del tabellone di qualificazioni dal poco reclamizzato ma mai banale argentino Renzo Olivo: non è bastato al ragazzo di origini etiopi vincere il primo set per portare a casa il match, sfuggitogli poi con nettezza. È mancata la qualificazione anche al tennista del Rhode Island Jared Donaldson che quindi tiene ancora in bacheca le sole due apparizioni a Flushing Meadows ottenute con altrettante wild card come sole presenze slam dopo la presenza  allo scorso Roland Garros mancata d’un soffio e persa in favore di Nikoloz Basilashvili. A estromettere Donaldson già dal primo turno delle qualificazioni è stato il connazionale Frances Tiafoe, la scheggia impazzita di questa generazione di americani, in grado tanto di esplodere partite impeccabili quanto di gettarne al vento di facili. Non molto dissimile è stata anche la sua precipitosa partecipazione a Melbourne dove, dopo aver battuto proprio Donaldson al primo turno di qualificazioni, ha ceduto facilmente le armi di fronte all’incostante talento del tedesco Peter Gojowczyk.

Splendido invece il torneo australiano per Taylor Fritz e Quentin Halys, sebbene in modo decisamente diverso. L’americano è passato dalle qualificazioni superando in sequenza il giapponese Moriya, Michael Berrer (recuperando dopo un set perso 6-1) e Mischa Zverev contro il quale il giovane di Santa Fe ha dimostrato per l’ennesima volta tutto il suo fegato riacciuffando da sotto 4-0 il terzo set e portando alla fine a casa il match. L’esordio nel main draw l’ha visto di fronte al connazionale Jack Sock e l’esperienza in più del connazionale è stata fatale al più giovane dei due yankee che dopo aver perso il primo set per un paio di punti sbagliati ha portato a casa il secondo con autorità e nel terzo ha chiuso con un 6-0 subito con “furbizia” da Sock che è stato capace di lasciare andare velocemente un set in cui l’avversario sembrava decisamente più nelle sue corde per poi riprendersi con gli interessi nei successivi. Per Fritz è mancata la prima vittoria nel tabellone principale di un torneo dello slam, ma la sensazione è che comunque non dovrà aspettare a lungo. Il piacere della prima vittoria di questo tenore l’ha avuto invece il francese Halys che dopo l’esordio impossibile dell’anno scorso al Roland Garros contro Rafa Nadal quest’anno si è trovato di fronte un avversario sicuramente di valore ma certamente meno inarrivabile come Ivan Dodig. Il ragazzo di Bondy contro il battitore croato ha giocato una partita attenta e solida che gli ha permesso di uscirne vincitore al quarto set. Il regalo del tabellone per il secondo turno è stato Novak Djokovic contro il quale non c’è stata naturalmente storia, ma Halys difficilmente dimenticherà il terzo set in cui ha costretto l’attuale numero 1 del mondo al tie-break per piegarne la resistenza.

FEMMINILE

Dopo l’exploit di dodici mesi fa è mancata la forza di ripetersi alla francese Oceane Dodin, in tabellone con una wild card, che ha ceduto rapidamente contro la giapponese Kurumi Nara già al primo turno del torneo.

Migliori le progressioni di altre ragazze impegnate a Melbourne a partire dalle due russe Daria Kasatkina ed Elizaveta Kulichkova. La Kasatkina, il cui coach è stato recentemente intervistato sulle nostre pagine, era attesa a una sorta di conferma slam dopo il terzo turno ottenuto la scorsa estate a New York e la semifinale nel Premier di Mosca. E Daria non ha deluso le attese eliminando una giocatrice che veniva da un 2015 ad altissimi livelli come la giovane slovacca Anna Karolina Schmiedlova e poi la croata Ana Konjuh, cedendo un totale di 13 game nei due match. Al terzo turno l’incontro proibitivo contro Serena Williams avrebbe potuto essere un banco di prova e di stimolo, ma per la ragazza di Togliattj è arrivato un fin troppo severo 6-1 6-1 dettato da una Serena difficile da spostare e da incertezze sulla seconda di servizio che permettevano fin troppo alla numero 1 del mondo di compiere aggressioni importanti in risposta. Molto solido anche il percorso della siberiana Kulichkova che, spinta dalla velocità che è in grado di imprimere alla palla, ha giocato due match di livello notevole contro Andrea Petkovic prima e Monica Niculescu poi, prima di cedere a Carla Suarez Navarro e ad un infortunio nel terzo turno del tabellone mancando un ulteriore successo che sarebbe stato pesantissimo. L’arrivo dell’indoor europeo alle porte per la nativa di Novosibirsk è comunque un invito a nozze importante per portare avanti un periodo di buoni risultati.

Il risultato più eclatante al femminile resta comunque quello della giapponese Naomi Osaka, forse perché più inaspettato e non a caso notato in quest’occasione anche dai tradizionalmente meno attenti ai movimenti giovanili. La nipponica di origini haitiane e cuore statunitense ha dato grandissima prova di se stessa annichilendo una Donna Vekic che dopo i fasti di Kuala Lumpur 2014 non sembra più in grado di raccogliere quanto seminato e soprattutto l’ucraina Elina Svitolina, tennista ostica per colpi e intelligenza tattica. Il cammino della Osaka poi si è fermato lì, schiantato fuori dai binari con rabbia da una Azarenka che sembra intenzionata a puntare lontano e una sconfitta del genere non può essere una macchia dopo un percorso del genere per una tennista così promettente.

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