di Marco Marangoni
Prima del clamoroso evolversi degli ultimi giorni, con le imprese di Roberta Vinci e Flavia Pennetta capaci di arrivare alla prima finale della storia tutta azzurra in uno Slam, il torneo di New York ci ha dato tante altre indicazioni a tinte azzurre. Andiamo dunque a riprendere il cammino dei nostri rappresentanti nel torneo, cercando di capire dove si poteva fare di più e dove invece si è andati oltre le aspettative nell’ultimo Slam stagionale. Partiamo dalle donne perchè questo Us Open 2015 azzurro sarà in ogni caso ricordato prevalentemente al femminile.
Sara Errani ha giocato un buon torneo per quelle che sono state le sue condizioni fisiche durante questi giorni: netto successo in avvio contro la giapponese Hiby, una battaglia portata a casa con grandissimo cuore contro la picchiatrice Jelena Ostapenko e poi il crollo nel terzo set contro Samantha Stosur. La partita contro l’australiana non sembrava essere impossibile per una Errani nelle migliori condizioni fisiche, ma purtroppo alla fine tutte le sofferenze sono uscite nel finale. Un vero peccato perchè ci saremmo potuti godere il derby con la Pennetta nel turno successivo. La semifinale del 2012 è lontanissima, i quarti dell’anno scorso altrettanto, ma nonostante le difficoltà su questo tipo di superficie, Sara ha dimostrato ancora una volta di poter dire la sua in questo Slam.
Buon secondo turno per Karin Knapp: la sfida contro la Tomljanovic all’esordio non era una partita semplice, resasi complicata poi anche dalla sconfitta nel tiebreak del primo set. Invece una gran rimonta ha permesso a Karin di andarsi a giocare il secondo turno contro la testa di serie numero 11 Angelique Kerber che però ha lasciato poco spazio all’azzurra. In vista di Melbourne, al termine di una stagione che le ha dato il titolo di Norimberga dove in finale ha battuto l’amica e ora compagna di doppio Roberta Vinci, l’obiettivo della Knapp è quello di trovare un posto tra le teste di serie per poter trovare magari un paio di turni agevoli per giocarsi poi tutto al terzo turno.
Non altrettanto buono il secondo turno di Camila Giorgi. Ogni inizio di Slam ci aspettiamo molto da Camila, giocatrice che ha dimostrato di saper dare di più rispetto a quanto abbiamo visto a New York. La bella vittoria senza patemi contro la Larsson lasciava sperare in qualcosa di grande nella partita del secondo turno contro la Lisicki. Purtroppo invece è arrivato un 6-4 6-0 che non lascia alcun pensiero positivo. Soprattutto il secondo set senza storia ha lasciato molta delusione nei tifosi azzurri. Giusto comunque sottolineare come la tedesca ovviamente sia molto più avanti in classifica di Camila e che la stessa Sabine negli ottavi di finale ha messo tantissima paura alla Halep. Nel 2015 sono arrivati il primo successo WTA e il best ranking. Non bisogna fermarsi qui e soprattutto iniziare a pensare a quel famoso piano B nel gioco che oggi Camila non prende in considerazione.
Molto veloce invece l’apparizione di Francesca Schiavone, unica azzurra stoppata al primo turno in questa edizione degli Us Open. Soltanto quattro game per lei contro Yanina Wickmaier (6-3 6-1) e un torneo da dimenticare in fretta per la Leonessa, che dalla prossima settimana non sarà più l’ultima azzurra vincitrice di uno Slam.
Passando agli uomini, l’analisi azzurra non può che partire da Fabio Fognini. L’impresa del ligure contro Rafael Nadal nel terzo turno del torneo è una di quelle partite che poi si raccontano per gli anni a seguire. Vero che Nadal sembra l’ombra del giocatore che è stato fino a qualche mese fa, ma sotto 2 set a 0 (e si è già scritto molto di questo, prima sconfitta di Rafa da due set avanti in uno slam) e sotto anche nel terzo, contro lo spagnolo si vince solo giocando un gran tennis. Cosa che Fabio è riuscito a fare, esaltandosi e cancellando le polemiche dell’ultima sfida giocata contro Rafa nella finale di Amburgo. Curioso come questa impresa arrivi nello stesso anno della superba vittoria di Andreas Seppi contro Roger Federer agli Australian Open. Nel nostro piccolo, anche noi italiani abbiamo scritto pagine di storia degli Slam maschili nel 2015. Purtroppo come in quella occasione, 48 ore dopo non è arrivato il sognato bis, ma Feliciano Lopez non era certo un avversario semplice: il classico giocatore in grado di mettere in difficoltà Fognini sul duro. La sconfitta in tre set è stata forse troppo netta, con Feliciano bravo a vincere tutti i punti importanti, ma il ligure è uscito comunque a testa altissima dal torneo. Per Fabio, oltre al netto successo con Cuevas del secondo turno, c’è da rimarcare la bellissima vittoria contro l’americano Steve Johnson al primo turno: non certo scontata viste le difficoltà mostrate spesso da Fognini su questo tipo di superficie. L’anno scorso uscì al secondo turno travolto da Mannarino, nel 2013 vinse cinque game all’esordio contro Ram. Il miglioramento è netto ed evidente.
Esce a testa alta da New York anche Andreas Seppi: di fatto l’altoatesino ha svolto il suo compito superando prima Tommy Paul e poi Teymuraz Gabashvili. L’ostacolo al terzo turno era di quelli insormontabili: Novak Djokovic. Il numero uno del Mondo ha sofferto contro un Andreas capace di giocare un’ottima partita, trovandosi di fronte un giocatore che non ha mai mollato neanche a un passo dalla sconfitta. L’unica amarezza per Seppi può essere quella di aver trovato un tabellone così proibitivo al terzo turno: con un altro sorteggio, il Seppi visto contro Djokovic avrebbe perso contro ben pochi altri giocatori. Andreas migliora il secondo turno dell’anno scorso (sconfitto da Kyrgios) e trova comunque tante indicazioni positive per questo finale di stagione.
Pochi sorrisi invece per Simone Bolelli. David Goffin non era certo il miglior avversario per un primo turno Slam, ma non possiamo pensare che tra i due la differenza sia veramente quella vista il primo giorno di torneo, con il belga che ha passeggiato probabilmente più di quanto lui stesso si aspettasse. Spesso Simone negli Slam ha saputo esaltarsi, qui invece la luce non si è proprio accesa. L’anno scorso a New York superò Pospisil e mise tantissima paura a Robredo, quest’anno il suo Us Open è durato poco più di un’ora e trenta. L’anno scorso chiuse l’anno lottando nei challenger, quest’anno la classifica gli consentirà di giocare tornei maggiori: non può lasciarsi scappare l’occasione di avere una buona classifica a inizio 2016. Per farlo però è indispensabile lasciarsi alle spalle in fretta questo torneo.
Difficile dare un giudizio allo Us Open di Paolo Lorenzi: la sconfitta contro Vesely era ampiamente prevedibile, il ceco gli ha concesso pochissimo, lui ci ha provato ma senza mai impensierirlo. L’anno scorso a New York arrivò la prima vittoria negli Slam (contro Nishioka), quest’anno la favola non si è ripetuta.
Marco Cecchinato ha giocato qui per la prima volta nel Main Draw di un torneo dello Slam. Immaginiamo l’emozione alla quale il sorteggio ha abbinato un nome come quello di Mardy Fish: ultimo torneo della carriera per l’americano contro l’esordiente Marco. Ci ha provato l’azzurro, spaventando i tifosi americani vincendo un tiebreak in rimonta a inizio partita. Poi è emersa la voglia di non mettere la parola fine di Fish (fermatosi solo al quinto poi contro Lopez al turno successivo) e per Cecchinato non c’è stato niente da fare. Palcoscenico meritato per la stagione giocata dall’azzurro che sicuramente si porterà a casa una grande esperienza. Ora giusto mettersi con Melbourne nel mirino: dall’esordio l’obiettivo deve diventare la prima vittoria.
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