di Michele Galoppini
L’ultimo atto del torneo femminile degli Australian Open si è appena concluso sulla Rod Laver Arena di Melbourne, in una finale giocata, quasi nella sua completezza, indoor a causa della forte pioggia. È stata la terza volta nella storia degli Australian Open che il tetto chiuso ha fatto compagnia alle due finaliste. Le protagoniste, come noto, sono state Serena Williams e Maria Sharapova, la numero 1 e la numero 2 del seeding, ed era da ben 11 anni che le prime due giocatrici del mondo non riuscivano a raggiungere contemporaneamente la finale. L’epilogo è poi tutto a favore di Serena Williams: in un match di altissimo livello è l’americana a chiudere vincente con il punteggio di 6-3 7-6, lasciando Maria Sharapova a secco di Slam che non siano il Roland Garros, proprio da quel 2008 in cui vince qui a Melbourne. Serena torna invece a vincere in Australia dopo 5 anni: era dal 2010 che a Serena mancava questo Slam, dopo un’assenza e tre uscite precoci contro Makarova, Stephens e Ivanovic.
In partenza, le informazioni riguardo la Williams non lasciano presagire nulla di troppo positivo. Serena accusa un fastidiosa tosse che la tormenta anche durante il match e che si vede darle qualche preoccupazione, ed anche le urla in campo sono decisamente centellinate e riservate a punti decisivi. Questo può giustificare la tattica in campo della Williams: attaccare il più possibile per rendere gli scambi molto brevi ed evitare lunghe ed affaticanti corse per il campo. E la tattica funziona: Serena è l’unica giocatrice effettivamente in campo, mentre la Sharapova è obbligata al ruolo di spettatrice; nel bene o nel male è la Williams a decidere il punto, ma sono soprattutto i punti vinti a vedersi in campo ed un primo iniziale break tiene il punteggio in favore dell’americana, fino al primo “c’mon” che decreta il 3-2 30-30 in favore di una Serena al servizio. Fino ad ora, l’unico segno di vita della Sharapova è una combinazione dropshot più volée a darle il quinto game.
Anche la pioggia non vuole perdersi lo spettacolo e quindi il match necessita di una piccola pausa per chiudere il tetto prima di poter ricominciare. La Williams non si scompone e ricomincia più forte di prima: un ace ed un dritto vincente le consegnano il 4-2 e quindi un break a zero la porta sul 5-2 a servire per il set. Un piccolo passaggio a vuoto porta al break per la Sharapova, finalmente più aggressiva e presente, che però al servizio sul 3-5 subisce un game perfetto in risposta della Williams che con quattro ottimi punti brekka a zero nuovamente e chiude 6-3 con un nuovamente rumoroso “c’mon”.
I quattro punti consecutivi per chiudere il primo parziale diventano addirittura dieci: il primo game del secondo parziale è un monologo di Serena, che scaglia tre ace consecutivi, di cui uno a 202km/h e poi un magnifico dritto vincente lungolinea in corsa; il secondo game comincia nuovamente a favore di Serena, prima di una violenta reazione della Sharapova, che da questo momento comincia a fare davvero sul serio, segnando peraltro tre ace consecutivi per tenere il servizio. Con entrambe le giocatrici al massimo livello, la finale (che nel primo set è stata di alto livello ma a senso unico per l’americana) diventa finalmente spettacolare. Entrambe diventano macchine da ace e segnano molti più vincenti che errori, gli scambi si allungano quando il servizio non decide il punto, entrambe diventano più “rumorose”.
Il punteggio evolve quindi rispettando i turni di servizio, non senza momenti particolarmente delicati. Sul 2-2, con Serena al servizio, la Sharapova di porta avanti 30-0, prima di subire 3 ace ed una prima vincente solo toccata dalla russa. Sul 3-2 per l’americana, la russa al servizio trema ma non cede: salva una delicatissima palla break quando la Williams sta giocando al massimo livello di convinzione e si mantiene in parità. Poi, sul 3-3, ancora partendo da 0-30, Serena reagisce a suon di ace e di sbraitati “c’mon” (uno fin troppo, visto che, urlato contestualmente al servizio, le causa un “hindrance” a sfavore, a punto praticamente fatto e game vinto), salva anche una palla break che avrebbe portato per la prima volta la Sharapova avanti nel punteggio e porta a casa il game.
La qualità è ora altissima, pienamente adeguata all’importanza del match in corso, ed il punteggio porta le due giocatrici sempre più vicino all’epilogo del parziale. La Williams sfrutta sempre la sua, oggi, infallibile arma chiamata servizio e si porta sempre in vantaggio, obbligando la russa a rincorrere ed a tenere il suo servizio per pareggiare i conti. Si arriva quindi al 5-4 per l’americana e la tensione si sposta tutta sulla corde della Sharapova al servizio, che trema, regala un doppio fallo, si trova a salvare un match point e poi reagisce come solo la Sharapova e pochissime altre riescono a fare: un vincente di dritto spaventoso, sulla riga, salva il punto decisivo e poi un dropshot le permette di ottenere il game point e quindi chiudere la pratica. Entrambe più tranquille al servizio, le giocatrici si trascinano al tiebreak.
Il tiebreak inizia alla grande per la Sharapova, con una risposta vincente, ma gira molto presto a favore di Serena. La Williams si porta avanti 4-1 e poi 6-4. La Sharapova salva da campionessa, nuovamente, il primo match point, con una seconda sulla linea seguita da un dritto vincente, ma deve poi cedere al 18esimo ace di Serena, che prima di esultare si concede un ironico “did I win?” e poi si lancia in una serie di salti di gioia accompagnati da un sorriso a 64 denti. La Williams vince il sesto Australian Open della carriera ed il 19esimo Slam, lasciando staccate, nella classifica delle plurivincitrici Slam, la Evert e la Navratilova a 18. Solo la Graf, con 22 Slam vinti, le è davanti se si considera l’Open Era (o la Court con 24 se si considera l’intera storia del tennis). In classifica, resta ovviamente la numero 1 ed incrementa addirittura il distacco sulla seconda, che resta ovviamente la Sharapova.
Serena ha vinto questo match perché ha giocato da Serena. È lei la numero uno di questo sport e quando lo dimostra non c’è giocatrice che possa restarle in scia. La Sharapova merita un gigantesco applauso per averci provato e per essere riuscita a tirare fuori, se possibile, il 110% del suo bagaglio tecnico, ma contro una Williams così convinta e così forte, è impensabile riuscire a scambiarsi la mano a rete da vincenti.
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