da Parigi, Alessandro Nizegorodcew
Arrivo al Roland Garros intorno all’ora di pranzo e, purtroppo, questo significa non aver seguito e supportato Marco Cecchinato. Il siciliano è stato sconfitto da Michael Berrer dopo aver sprecato un vantaggio di 4-2 nel primo set. Purtroppo non ho visto un punto di questo match e non mi sento, dunque, di commentarlo, anche se a priori mi aspettavo una vittoria di Ceck. Insieme a me quest’oggi la mia dolce metà Virginia, giunta all’alba da Roma.
Entro al circolo direttamente dall’ingresso Q, a pochi passi dal campo 17 dove è impegnato Luca Vanni contro Andrey Golubev. Mi siedo sul 4-3 Golubev senza break. Lucone serve come un treno e non è facile strappargli la battuta, mentre da fondocampo è il kazako ad avere spesso la meglio. Il primo set è molto equilibrato, ma Vanni se lo aggiudicia 6-4 al fotofinish. Nel secondo Andrey inizia ad alzare il ritmo, giocando vincenti su vincenti sia con il diritto che con il rovescio. Vanni fa più fatica e nonostante il 100% di punti vinti con la prima (ma 25% con la seconda) il set scivola via nelle mani di Golubev 6-3. Il terzo inizia con Golubev più in palla da fondo e Vanni che continua a tirare armadi e cassapanche con il servizio, recuperando due volte da 0-30: nella prima circostanza grazie a due ace consecutivi e nella seconda con due prime vincenti. Il risultato? Golubev sbraita (frasi non ripetibili) rigorosamente in italiano. Sul 4-3 per Lucone arriva il break, grazie a un paio di sublimi risposte e ad ottimi smorzate. La chiusura nel gioco successiva è piuttosto comoda e per Vanni arriva la qualificazione al primo Slam in Main Draw della carriera (affronterà Bernard Tomic nella rivincita del match di Madrid). Lucone ha dimostrato di essere un giocatore vero e di essersi subito abituato al livello alto del circuito Atp. Tre le palle break avute e tre break ottenuti, nove occasioni concesse all’avversario annullate in ben sette circostanze. E dalle situazioni di pericolo si è sempre tirato fuori con il servizio. Alla fine del match, in parte seguito con il collega Enrico Milani, sessione di selfie con il pubblico per Lucone, amato ormai anche da signore appassionate.
Mentre ci spostiamo a seguire Andrea Arnaboldi sul campo 10 i miei pensieri si dipanano verso due strade: 1) il campo è tra i più piccoli del circolo e i match interessanti sono ormai pochi, speriamo di trovare posto. 2) Il match di Arna contro Herbert mi ha tenuto lontano, in pratica, da qualsiasi altro incontro del torneo. Riuscirò a vedere un “15” di qualche altra sfida oggi? Mentre mi rispondo di “no” incontro l’amico Stefano Berlincioni e mi metto in fila per l’ingresso al campo. La coda va dal campo 10 sino all’11, tagliando il passaggio di tutto il pubblico del Roland Garros. Nick Kyrgios e Thanasi Kokkinakis si fanno largo (il primo molto gentilmente scusa al sottoscritto per poter passare) e superano la barriera umana che vuole a tutti i costi seguire Arnaboldi contro il simpatico e bravo argentino Marco Trungelliti. Dopo una finale di primo set pazzesco (di cui non vedo mezzo punto) perso da Arna 7-5 riusciamo finalmente a entrare sul campo 10.
Arna si tocca i muscoli lombari, pare non spingere con il servizio. Incrocio lo sguardo con Roberto Cadonati, mental coach del canturino, che mi fa capire che oggi è veramente durissima. Andrea sembra privo di energie, sia fisiche che nervose. In qualche modo sale 2-0 ma è un fuoco di paglia e pochi istanti dopo è 2-4. La schiena duole e inevitabile giunge l’ultimo tentativo: il medical time out. Massaggio a terra alla schiena per 3 minuti e si torna in campo. Trungelliti spinge e gioca bene, procurandosi un nuovo break e la chance di servire per il match 5-2. La sfida sembra davvero giunta ai titoli ti coda e il pensiero va al 27-25 del giorno precedente contro Herbert, un’impresa, penso, pagata a caro prezzo.
E invece accade l’impensabile: Trungelliti non prende più il campo per un paio di game ed è 5-4. L’argentino, che ha alternato errori a colpi splendidi, questa volta viene sorpresa da un Arnaboldi che pian piano pare ritrovare energie. I tre giochi che lo portano da 4-5 a 7-5 sono strepitosi: diritti lungolinea vincenti, smorzate di rovescio, passanti impossibili, volée perfette e soprattutto tanta corsa. Si va al terzo e questa volta Trungelliti esce dal campo per la classica pausa fisiologica, cercando anche probabilmente di spezzare il ritmo all’azzurro.
Il risultato è quello sperato (dall’argentino): break nel primo game. Ma Arna si riprende subito il servizio ceduto e sale 2-1. Trungelliti non cede, anzi rilancia prendendo una quantità di righe da far spavento (“Tutte queste righe non le prende in un anno intero” – sentenzia il canturino) e trovando alcuni vincenti col rovescio bimane lungolinea di pregevole fattura. Sul 4-3 arriva il break decisivo, Arna è carico, esulta, le energie sono tornate così come il suo tennis. Nel game in cui chiude col servizio è semplicemente perfetto, a dimostrazione di un tennista totalmente consapevole dei propri mezzi e della propria forza. Ciò non toglie che il match, più che compromesso, sia stato risollevato con un vero e proprio miracolo. Quattro giorni consecutivi in campo, poco meno di 10 ore complessive, Arnaboldi si è qualificato per il secondo anno consecutivo per il main draw del Roland Garros, dove affronterà l’australiano James Duckworth.
Ovviamente sono finiti quasi tutti i match ed è dunque tempo di rientrare verso casa, con il viso abbrustolito dal sole parigino, in attesa dell’unico (meritato) giorno di riposo che giungerà domani… A domenica!
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