(Pablo Cuevas, Top-40 Atp, protagonista dell’ultima Serie A svizzera)
di Gianfilippo Maiga
Spazio Tennis dedica una lunga inchiesta alle competizioni a squadre in giro per l’Europa, le equivalenti della nostra Serie A. Formula, regolamenti, ingaggi, sponsor e chi più ne ha più ne metta. Si parte con la Svizzera, nel racconto di Gianfilippo Maiga.
La formula. la serie A in Svizzera, sia a livello maschile, sia a livello femminile, è disputata da 6 squadre. Il numero, che può sembrare esiguo, è coerente con le dimensioni di un paese di solo 8 milioni di persone. Il torneo comincia agli inizi di agosto e si svolge in un arco di 10 giorni, con un girone eliminatorio all’italiana e, successivamente, un playoff finale (semifinali e finale) a eliminazione diretta. Le squadre si incontrano ciascuna una volta nel girone eliminatorio, (la sede viene decisa per sorteggio). Ogni partita prevede 6 singolari e 3 doppi, senza quindi che vi sia possibilità di pareggio, per il Campionato maschile, 4 singolari e 2 doppi per quello femminile.
Le squadre. Nel campionato sono attualmente rappresentate tutte le regioni linguistiche della svizzera: quella tedesca, quella romanda e quella di lingua italiana. Il Ticino, assente dalla serie A maschile, è invece ben rappresentato in quella femminile (il Locarno). Nella serie maschile da un paio d’anni la fa da padrone la squadra del Cologny (comune della Svizzera Romanda vicino Ginevra), mentre nel campionato femminile il titolo dell’edizione 2014 è andato al Grasshopper di Zurigo.
Le rose. Una squadra conta su una rosa mediamente di 12/15 giocatori: i giocatori di punta, specie se stranieri, possono occasionalmente alternarsi, specie se impegnati su altri fronti, (nello stesso periodo, tornei a parte, c’è per esempio la Bundesliga). Dal 2014 ogni squadra deve schierare in campo almeno 4 giocatori svizzeri, (o residenti in Svizzera dal 2008) nei singolari e nei doppi, (fino al 2013 erano 3). Fra i giocatori svizzeri partecipano in pratica tutti i migliori, con l’eccezione di Federer e Wawrinka nella parte maschile, mentre tra le ragazze non manca nessuna delle primattrici. Bencic infatti ha giocato nel Locarno, anche perchè per la sua giovane età doveva limitare il numero di partite internazionali da lei disputate. Per regolamento, infine, nessun giocatore o giocatrice avente una classifica svizzera inferiore a R2, (equivalente secondo la chart ITN a 3.5 in Italia) può partecipare al campionato. Non ci sono infine vincoli legati al “vivaio”. C’è quindi un certo spazio anche per stranieri di punta. A titolo di esempio, nel Cologny gioca Pablo Cuevas, uruguayano, nr 33 ATP; altre squadre, che possono contare su mezzi più ridotti, hanno schierato comunque giocatori come Stéphane Robert e Haider-Maurer. Anche gli italiani sono tradizionalmente numerosi: nell’ultimo campionato disputato hanno partecipato Lorenzi, (nr. 73 ATP), Viola, (180 ATP), Arnaboldi, (nr. 182 ATP) e Cipolla, (nr.291 ATP).
Gli stipendi. È come sempre difficile dare con precisione indicazioni sulle remunerazioni. Il tipico giocatore svizzero partecipante al Campionato ha classifica N2, (equivalente più o meno a B1/B2 in Italia) e riceve circa 6-7,000 chf per l’intero campionato (circa 5,000 euro ai cambi attuali), mentre per i giocatori di punta la remunerazione può salire molto, a seconda della classifica ATP.
Gli sponsor. Le squadre appartengono per lo più a club di una certa dimensione. Questi ultimi non possono però fare a meno del sostegno della comunità locale, sempre più rarefatto negli ultimi tempi, o del mecenatismo di qualche tycoon appassionato. La squadra con più mezzi a disposizione è non per caso la detentrice del titolo: il caso del Cologny, che può contare sui mezzi del russo di turno, attraverso il Gunvor Group, che commercia in energia, e IPP, società specializzata in prodotti petroliferi, integrati dal supporto della banca Baring Brother Sturdza, il cui nome dovrebbe essere familiare agli appassionati di tennis che hanno qualche anno sulle spalle…..
Osservazioni conclusive. Come dappertutto, tenere viva una serie A di livello è sempre più difficile e la Svizzera, nonostante goda di una relativa prosperità rispetto ad altri Paesi, non fa eccezione. La Federazione, infatti, quest’anno ha scritto una lettera ai giocatori e agli addetti ai lavori chiedendo suggerimenti e ammettendo che gli sforzi per organizzare un Campionato di livello si fanno sempre più improbi. Non è infrequente a riprova il caso di ripescaggi fra le squadre di B (non c’è una A2), per la rinuncia di squadre di A che non hanno i mezzi per creare una squadra. Fatta questa premessa, la Federazione guarda al livello del Campionato come a una condizione irrinunciabile e al contempo desidera che sia una competizione a tutti gli effetti “Svizzera”. Lo testimoniano le regole che non permettono a giocatori di classifica relativamente bassa di parteciparvi e l’aumento del numero di giocatori svizzeri o ad essi equiparabili che devono essere schierati. Aver compresso la manifestazione in un arco di tempo corto permette a giocatori professionisti di riconciliarla più facilmente con i propri impegni internazionali e soprattutto di dare meglio vita al concetto di squadra. Si è detto che un certo turnover fra i giocatori stranieri è possibile, ma va precisato che non è assiomatico. Nei 10 giorni di competizione la squadra vive infatti unita, con giocatori che si allenano, mangiano e viaggiano in trasferta insieme. La squadra è costantemente seguita, oltre che da un capitano non giocatore di solito allenatore, anche da un fisioterapista che segue i giocatori anche fuori casa. Nei giocatori un requisito indispensabile è ritenuto quello di essere nel comportamento un “team player” e la mancanza di questa qualità può essere decisiva nel rinnovare il rapporto per la stagione successiva. È illuminante in questo senso l’intervista rilasciata sulla rivista Smash da Orlin Stanoytchev, ex giocatore bulgaro a livello ATP da tempo trapiantato in Svizzera e allenatore del Cologny. Orlin dà una vera e propria pagella a ciascun giocatore, senza giri di parole ed eufemismi. Di Lorenzi, per esempio, n.2 della squadra dopo Cuevas, dice che “ha dato il 110 % in ogni match. Non dà mai alcun problema. È un magnifico compagno di squadra e un ottimo giocatore di doppio”. Di Laaksonen, che è in questo momento la migliore speranza nel panorama svizzero e ha giocato come n. 3: “ha fatto il suo lavoro, ma niente di più. Non giocherà certamente più per noi”. Come vedete, non si guarda in faccia a nessuno, nazionalità compresa…. Forse anche per questo, la manifestazione è molto sentita. In questo clima, non stupisce che la presenza di pubblico agli incontri sia piuttosto soddisfacente e che ci sia una discreta copertura mediatica e addirittura televisiva (le finali sono trasmesse salvo errore da Teleclub, un po’ l’equivalente multisport di Supertennis).
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