(Stefania Chieppa – Foto Nizegorodcew)
di Franco Marucci
Successo per 3 a 1 al doppio conclusivo per il Circolo club Time Out nell’incontro del Campionato Italiano a squadre 2009 svoltosi nel glorioso, storico circolo del Dopolavoro Ferrovieri di Firenze, tra ali di folla competente e corretta assiepata ai bordi dei campi situati nell’abitato cittadino, e senza tribune. Il Capitano del Time out, Massimo Sammicheli, ha allestito una squadra dalla rosa risicata ma di giocatrici motivate e agguerrite; il Parioli, assente per il noto infortunio la Pennetta (che sarà tenuta in serbo casomai per le finali), si è affidata alla Vinci e alle tre giovanissime Burnett, Caregaro e Di Giuseppe. La vittoria del Time out non è giunta inaspettata dati i valori di classifica, anche se è scaturita da due match chiusisi contro pronostico.
Burnett b. Ani 6-4 4-6 6-4
La Ani partiva favorita, ma era la Burnett, priva di timori reverenziali, a comandare il gioco soprattutto con un’efficace prima palla di servizio e colpi forti e angolati che costringevano l’avversaria sulla difensiva e spesso anche in affanno. Fatto il break al settimo gioco la giocatrice romana chiudeva il set al secondo setpoint, facendo pensare a una facile vittoria in due set. Effettivamente la Burnett si trovava in vantaggio per 4-2 nel secondo ma si faceva inspiegabilmente rimontare, e la Ani infilava quattro giochi consecutivi andando a vincere per 6-4. Anche nel terzo la Burnett avanzava sino a 4 a 2 e a 5 a 3, ma questa volta chiudeva senza esitazioni. Si è trattato del match più bello e avvincente dei quattro in questa giornata fiorentina, match giocato senza colpi di alleggerimento e con una tensione sempre molto alta. La Ani si è dimostrata esperta, solida, con un pizzico di cattiveria agonistica che non guasta. La Burnett ha sfoggiato tre fondamentali notevoli, la prima di servizio e il dritto e il rovescio, con cui può mettere facilmente pressione a molte avversarie anche di classifica superiore. Ha però rivelato qualche ingenuità (comprensibile alla sua età!), qualche carenza negli spostamenti laterali, qualche ritardo nei ricuperi sui contropiedi, e un gioco in genere poco vario nei suoi schemi, cui potrebbe sopperire con qualche discesa a rete e magari ricorrendo più spesso alla smorzata (non ne abbiamo contata nessuna!).
“La Ani è una giocatrice molto forte – ci ha detto Nastassja Burnett, che non parteciperà al torneo di Ortisei dove non ha ricevuto la wild card – che sta circa centocinquanta posti più avanti di me in classifica, ma ho tenuto bene di testa e sono sempre stata aggressiva. E’ vero, potevo chiudere prima, nel secondo ero avanti 4 a 2 ma lei è tornata su bene e io ho un po’ rallentato col servizio e ho fatto qualche sbaglio di troppo, ma sono contenta di essermi ripresa al terzo e di non essermi deconcentrata”. Quanto alle sue possibilità di miglioramento ha aggiunto: “E’ vero, dovrei forse scendere più spesso a rete, magari per tentare lo ‘schiaffo’ e chiudere il punto più velocemente, ma si vede che per ora non è nel mio gioco”. Sulla sua stagione che ormai volge a termine: “Sono molto contenta della mia stagione, e di aver giocato non solo dei 25 e dei 50 mila ma anche qualche 100mila, perché volevo confrontarmi con giocatrici più forti e vedere come me la cavavo, e anche avendo perso ho capito che se lavoro bene posso farcela. Su cosa devo lavorare? Beh, soprattutto atleticamente e negli spostamenti”.
Chieppa b. Caregaro 6-7 6-3 6-4
Francamente, a chi assisteva in contemporanea nel campo accanto ad Ani-Burnett, la differenza appariva flagrante in termini di velocità di palla e tatticismi. Le due giocatrici hanno dato vita a una gara di pazienza, durata oltre tre ore, con un gioco di altri tempi basato sul palleggio prolungato alla ricerca dell’errore dell’avversaria, più che del vincente. La Chieppa ha tentato sulle prime di imporre il suo gioco, poi si è dovuta adeguare al ritmo imposto dalla Caregaro, che cercava soprattutto la palla rallentata e senza peso e il pallonetto a candela, a pochi centimetri dalla riga di fondo per buttare fuori dal campo la Chieppa, più bassa di statura, salvo improvvise accelerazioni che non andavano sempre a buon fine. La Caregaro è arrivata un po’ scarica alle battute finali di una partita giocata punto su punto, che la Chieppa ha vinto perché ha avuto dalla sua più grinta.
Gentilissima, a fine partita Stefania Chieppa, studentessa di Scienze Politiche che si rammarica di poter dare solo pochi esami, ci dice: “Partita eterna, e comunque difficile da giocare perché c’era parecchio vento, e poi perché mi sentivo responsabilizzata, dovevo fare in tutti i modi il terzo punto. Con la Caregaro avevo già giocato e vinto altre due volte, ma in Serie a è sempre un terno al lotto. Abbiamo giocato tutte e due molte tese, e come dicevo il vento ha condizionato molto l’incontro; ma alla fine ho avuto più coraggio io. Lei comunque oggi mi ha stupito perché è una che tira sempre, ma si vede che in panchina le hanno dato ordini diversi”. Quanto al suo rendimento in questo anno: “Sono stata abbastanza continua, nella prima parte dell’anno un po’ meno, poi ho ottenuto buoni risultati, battendo giocatrici di livello alto come la Sprem a Roma, e altre intorno al cento e duecento. Ora basta tornei e solo Serie A. Nel prossimo anno tutto dipenderà dal mio rendimento iniziale, ma non voglio pormi traguardi, per non giocare con troppa tensione addosso”.
Ho chiesto a Martina Caregaro, che è stata ferma per infortunio da marzo a settembre, se non aveva forse giocato con poca convinzione e un po’ piano: “Sicuramente è stato un match molto duro, lei gioca in una maniera che mi dà fastidio, ed era un po’ difficile fare il mio gioco. Da quando ho ripreso a giocare ho recuperato dal punto di vista fisico, però mi mancano sicuramente delle partite. Con Francesco Elia e Silvia Farina continuo ad allenarmi soprattutto per migliorare il diritto, mentre il rovescio rimane il mio colpo naturale”.
Camerin b. Vinci 7-5 6-4
La Vinci è entrata subito bene in partita issandosi a 5 a 2, grazie al suo micidiale back di rovescio che la Camerin, apparentemene remissiva, dapprima faticava a rialzare, e al suo smagliante gioco vario di contropiedi, di finte, di variazioni di rotazione. A questo punto il match è girato improvvisamente, con la Camerin che ha conquistato cinque giochi consecutivi fino ad aggiudicarsi il set. Anche nel secondo la Vinci si è trovata in vantaggio 4 a 0 e si è fatta rimontare perdendo sei giochi di fila. Non ci è parsa, complessivamente, un gran partita da parte di entrambe le due atlete, ma delle due è sembrata più stanca e demotivata la Vinci, che ha fatto vedere solo qualche sprazzo di bel gioco. In pratica la partita l’ha persa lei, con quel vantaggio, anche se la Camerin ha il merito, come si dice, di non aver mai smesso di crederci.
Camerin-Ani b. Vinci-Di Giuseppe 6-1 6-1
Il match che ha dato la vittoria al Time out, svolto a pancia piena e quando tra il poco pubblico rimasto si commentava ormai, in prospettiva Fed Cup, la vittoria della Schiavone a Mosca, è stato velocissimo, con le due parioline che non hanno opposto quasi mai resistenza alla maggiore solidità delle avversarie. Il Time out ha infatti lasciato in panchina la sorridente Alice Canepa, che ne ha approfittato per dedicarsi alle cure della sua bambina che si godeva il sole primaverile, per schierare, come è sempre buona norma in questo caso, la giocatici più forti anche se non necessariamente le più portate per il doppio. La Vinci, da superlativa doppista quale è, non ha brillato, e anzi tradiva contrarietà e sfiducia per il match di singolo appena perso. Dalla volonterosa Di Giuseppe, forse non affiatata con la Vinci, non ci si poteva aspettare di più. Qui è emersa cioè, nella rosa del Parioli di quest’oggi, la mancanza di una giocatrice di esperienza da affiancare alla Vinci nel doppio decisivo.
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