In questa tredicesima puntata dello Scofield’s Corner, Fabio si esprime sull’argomento del momento, la querelle dei calendari, soffermandosi poi sul tennis nostrano (Serie A e programmazione di fine anno dei nostri top-players).. Vi invito come sempre ad intervenire nella discussione.. Lo stesso Fabio vi risponderà direttamente..
(Fabio Fognini – Foto Nizegorodcew)
di Fabio Colangelo
SI GIOCA TROPPO?
Andy Roddick dopo il suo ritiro nel Master 1000 di Shangai ha sollevato per l’ennesima volta il problema del calendario dell’ATP, che a detta del 98% dei giocatori è troppo lungo, faticoso e stressante. In effetti, come ha ricordato in telecronaca Rino Tommasi (che in quanto a statistiche non sbaglia), questo torneo ha registrato il record assoluto di ritiri in rapporto al numero di partite giocate e se oltre a questo si considera che erano assenti il numero 1 e 3 del mondo, mi sembra quasi scontato dare ragione all’americano. Undici mesi di tornei sono effettivamente troppi, considerando soprattutto che nel calendario attuale i giocatori sono soggetti a numerosissimi cambi di superficie, continente e clima, che logorano ulteriormente il fisico e la mente di un tennista. Il problema è che l’attuale sistema di classifica obbliga in sostanza tutti i top players a giocare un determinato numero di tornei e quindi a sobbarcarsi tutte le varie trasferte transoceaniche; e spesso anche i vari sponsor spingono fortemente per far giocare certi tornei. Ed ecco che, come spesso accade, si arriva alla fine dell’anno che i migliori dei primi mesi non giocano perché sono stanchi (ora Federer, Nadal l’anno scorso) o rotti (Murray, Del Potro), mentre quelli che si giocano l’accesso al Master si “scannano” finendo per giocare malino (Verdasco, Gonzalez) o facendosi male come Roddick; e ovviamente finiscono per vincere giocatori d’indubbio valore (strepitoso Davidenko questa settimana) ma che sono più “freschi” degli altri poiché sono stati fermi nel corso dei primi mesi della stagione. Mi sembra quasi impossibile però trovare una soluzione che accontenti tutti. E’ risaputo che i migliori vorrebbero posticipare l’Australian Open di un paio di settimane e giocare il master ai primi di novembre, per avere almeno 3-4 settimane in più di riposo e preparazione. Cosi facendo, però, andrebbe cancellata la tournee asiatica di questo periodo (o in alternativa i vari Basilea, Stoccolma, Bercy…) e non ci sarebbe praticamente spazio per gli indoor europei e per il tour sud americano sulla terra che si disputano tra l’Australia e il cemento di Indian wells e Key Biscane. Operazione infattibile, perché si cancellerebbero quasi completamente tutti i tornei organizzati in Asia e Sud America o importantissimi e storici tornei europei. L’unica soluzione veramente attuabile che mi viene in mente è di diminuire il numero di tornei obbligatori, in modo che i giocatori possano gestirsi meglio in base ai problemi fisici e alla stanchezza, senza dover essere obbligati da esigenze di classifica e sponsor a giocare, tralasciando il riposo e l’allenamento, fondamentali per prevenire gli infortuni. Sono consapevole che cambierebbe veramente poco, ma onestamente non vedo altri possibili scenari, considerando anche che il calendario delle prossime due stagioni è già pronto.
La Serie A torna alla normalità..
Dopo le sorprese della prima domenica, ecco che nella serie A1 maschile torna tutto alla “normalità”. Vittorie nette per le squadre favorite e nessun risultato clamoroso, a parte quello di un doppio grazie al quale Casale Monferrato è riuscito a prevalere nei confronti di Trento. Partiamo proprio da questo incontro del secondo girone, nel quale dopo aver chiuso i singolari sul punteggio di due pari (da segnalare il piacevole rientro di Robin Haase alle gare per la compagine piemontese) le squadre si avviavano verso un pareggio, poiché il sorteggio dei doppi aveva messo di fronte, se cosi si può dire, la coppia forte di una squadra contro quella meno forte dell’altra e viceversa. Ecco che invece ancora una volta dai doppi scaturiscono le più grosse sorprese, visto che dopo la vittoria secondo pronostico di Haase-Grossi su Azzaro-Gotti, nel secondo doppio Bella e Pastorino battevano per 76 76 gli ottimi doppisti Rosol e Stoppini, confermando ancora una volta che in gara a squadre e col fattore campo favorevole tutto può succedere. Negli altri incontri di questo girone agevoli vittorie per 5 a 1 del Sarnico e dell’Aniene (in trasferta) contro le neopromosse Udine e Schio. Nel primo girone, nonostante le molte assenze, 6 a 0 per i campioni del Capri in casa contro Anzio e del Castellazzo Parma a Pistoia, mentre nel terzo incontro giocato a Roma, grandissimo equilibrio tra l’Empire e il Bassano con i veneti che riescono a ottenere la prima vittoria del campionato su un campo molto insidioso.
Fognini, la giusta mentalità..
In queste settimane si è tanto discusso sul perché solo Fabio Fognini tra i giocatori italiani abbia deciso di affrontare la trasferta asiatica. Se devo essere sincero, per quanto riguarda Seppi e Bolelli sono rimasto piuttosto stupito, poiché ai due si possono rimproverare tante cose, ma non quella di aver sempre compiuto una programmazione di tornei giusta e ambiziosa, anche a costo di dover giocare le qualificazioni. Mentre purtroppo per quanto riguarda Potito non mi sono affatto sorpreso conoscendo il suo “amore” nei confronti del cemento. Non conoscendo nel dettaglio le motivazioni non posso entrare troppo nello specifico, ma per quanto riguarda Seppi credo abbia voluto “ricaricare le pile” dopo lo stressante (per lui) week end di Davis, per preparare al meglio questi indoor di fine anno dove spesso gioca bene; Bolelli giocando Mons ha chiaramente fatto capire di essere alla ricerca di match da giocare e fiducia, ma forse si era dimenticato di quanto alto possa essere il livello in un 125000$ indoor di fine stagione (un Karol Beck avrebbe potuto incontrarlo anche al primo turno a Tokyo o Pechino), anche se ora il fatto si sia cancellato da Stoccolma mi fa pensare che possa avere anche qualche guaio fisico. Chi invece ha dimostrato ancora una volta di pensare veramente in grande e di crederci è Fognini, che ha affrontato con umiltà anche le qualificazioni di Pechino e se non si fosse “addormentato”, come ogni tanto gli capita, con Troicky, sarebbe potuto tornare a casa ancora più vicino alla poltrona di numero 1 d’Italia.
(Fabio Colangelo)
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