Qualche mese fa, criticando un articolo uscito in Spagna su Marca, feci notare come fosse praticamente impossibile per i courtsider (cioè le persone che seguendo dagli spalti scommettono o trasmettono il punteggio) avere un vantaggio reale da quando l’ITF aveva stretto un accordo con una società di trasmissioni dati che permetteva l’aggiornamento del punteggio (inviato anche ai livescore dei bookmaker) direttamente dal giudice di sedia.
“Fatta la legge, trovato l’inganno” recita un famoso detto, e quindi finita o per lo meno limitata fortemente l’era dei courtsider a cosa si poteva pensare per tornare ad avere un vantaggio nei confronti di bookmaker? Corrompere i giudici di sedia affinché ritardassero notevolmente (fino a 60 secondi) l’aggiornamento del punteggio ed in alcuni casi addirittura mandassero messaggi prima di aggiornarlo!
La nuova inchiesta del Guardian inchioda per questa pratica giudici di nazionalità turca, ucraina e kazaka: due già bannati a vita e quattro sotto processo che rischiano la stessa fine. Si tratta di match ITF giocati in Europa dell’Est e l’unico nome uscito al momento è quello del kazako Kirill Parfenov che ha provato a contattare su Facebook un altro giudice al fine di fargli manipolare il punteggio.
Un ulteriore giudice (il croato Denis Pitner) è stato sospeso (e soltanto per 12 mesi) per aver trasmesso all’esterno informazioni e scommesso con una certa regolarità su match di tennis.
L’articolo del Guardian non lo specifica ma ritengo che anche in questo caso sia stato fondamentale l’apporto dei bookmaker che con tutta probabilità hanno segnalato anomale puntate sull’esito dei game/punti e di nuovo ribadisco l’importanza dell’esistenza di un mercato delle scommesse regolare: senza l’aiuto dei bookmaker “regolari” e con le scommesse rilegate al mercato nero tutto ciò che è emerso negli ultimi tempi sarebbe stato impossibile da tracciare.
Personalmente non sono particolarmente sorpreso da quanto pubblicato dal Guardian ma ciò che dovrebbe far riflettere e preoccupare gli appassionati non è tanto l’esistenza di giocatori o arbitri corrotti quanto l’atteggiamento delle massime autorità tennistiche (in questo caso l’ITF): i giudici di sedia hanno subito il cosiddetto “silent ban” senza nessuna dichiarazione ufficiale.
Continua quindi ad evidenziarsi un’assoluta mancanza di trasparenza ed una pervicace volontà di coprire i problemi ed evitare danni di immagine.
Care autorità tennistiche, ora che l’attenzione dei media si è fatta finalmente pressante e si è messa in atto una sorta di caccia allo scoop sulla corruzione presente nel nostro sport, non potete continuare a mettere lo sporco sotto il tappeto: urge un cambio di passo ed urge subito.
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