di Fabio Colangelo
Dal torneo appena concluso di Indian Wells e dai primi turni di Miami sono scaturiti dei risultati a dir poco sorprendenti che ci obbligano a chiederci cosa stia succedendo ai primi giocatori del ranking. Quelli che “preoccupano” di più sono Djokovic e Murray. Il serbo non ha ancora convinto da inizio stagione nonostante il successo di Dubai. Sebbene sia riuscito (soprattutto per problemi altrui) a raggiungere la seconda posizione del ranking, ha spesso mostrato molta insicurezza nei suoi match, e queste ultime due sconfitte contro Ljubicic (ma aveva già rischiato grosso con Kohlschreiber) e Rochus, dimostano quanto sia in difficoltà in campo in questo momento. Anche l’anno scorso non aveva impressionato nei primi mesi, ma riuscì comunque a ottenere risultati di gran lunga superiori, sinonimo della sua superiorità a un certo livello. In questa stagione non sono arrivati (Dubai a parte) neanche i risultati, portandoci a chiederci se sarà in grado di ripetere l’ottima stagione sulla terra rossa e confermarsi tra i primi 3-4 del ranking. L’impressione è che lui stesso si sia reso conto di essere arrivato al numero 2 “per sbaglio” (passatemi il termine), e che per dimostrare il contrario si sia caricato di troppa pressione che non gli permette di esprimersi sui suoi livelli. Poco propositivo, insicuro, il serbo deve ritrovare serenità per rimanere tra i primissimi. Anche l’altro ragazzo dell’87 Murray sembra in un momento piuttosto difficile. La sconfitta in finale agli Australian Open deve aver lasciato il segno nel morale dello scozzese, perché dopo quell’ottimo torneo sono arrivate solo prestazioni deludenti. Dopo esser stato sorpreso da Tipsarevic a Dubai, settimana scorsa è stato surclassato da Soderling, e ieri ha ceduto piuttosto nettamente all’esordio a Mardy Fish. Murray è parso anche lui insicuro e molto nervoso in campo, incapace di esprimere il suo miglior tennis. Molto probabilmente (come dimostrano anche le lacrime a fine match) a Melbourne era convinto fosse arrivato il suo momento. Era in grande condizione, sapeva che Federer lo “soffre” come avversario, e non si aspettava sicuramente una “lezione” di quel genere, che deve aver intaccato la fiducia e le certezze dello scozzese che non si è ancora ripreso da quella sconfitta. Anche Re Roger non convince. Al rientro dopo quasi 2 mesi di assenza si è fatto sorprendere da Baghdatis col quale non aveva mai perso, nonostante avesse il match in pugno. Con tutte le attenuanti del caso (il lungo stop) sembra sempre più evidente che lo svizzero si concentri solo sugli appuntmenti che realmente gli interessino. Nadal è stato il migliore dei grandi a Indian Wells, ha fatto vedere di essere guarito e in ottima condizione, ma nel match perso in semifinale contro Ljubicic ha palesato delle insicurezze alle quali non ci aveva abituato. E’ normale dopo un anno senza successi costellato di infortuni non essere al massimo della fiducia, ma vedere lo spagnolo cosi insicuro è stato strano. I protagonisti di fine 2009 (Del Potro e Davydenko) sono ancora fermi ai box, e non sarà facile rivederli presto al meglio.
Come sempre le cause di questi problemi sono diverse e variano da giocatore a giocatore, ma è indubbio che l’innalzamento del livello medio dei giocatori non permette più ai grandi di essere in condizioni approssimative, poiché in questo caso la stanchezza da calendario troppo pieno è una scusa che non regge.
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