(Fabio Colangelo)
ROGER, COME FAI?????
di Fabio Colangelo
Nell’ultimo pezzo in cui analizzavo i tornei pre Melbourne scrivevo che Federer avrebbe faticato a vincere per via di una condizione non ottimale mostrata nell’esibizione di Abu Dhabi e nel torneo di Doha, che a mio avviso non sarebbe riuscito a migliorare al punto di battere tutti i suoi pericolossissimi avversari. Ecco che invece, con mio grande piacere, lo svizzero mi ha smentito, ritrovando grazie al duro (ma importantissimo) match con Andreev e agli “allenamenti” con Hanescu e Montanes uno stato di forma eccellente che lo ha portato a compiere l’ennesima impresa. Il livello di gioco espresso in semifinale e in finale è a mio avviso tra i migliori in senso assoluto di tutta la sua carriera. Oramai non c’è più niente da aggiungere su questo immenso giocatore, che spero ci regalerà anche in futuro prestazioni di questo livello. Il torneo però ci ha regalato anche numerosi spunti interessanti sui quali vorrei soffermarmi. Murray era il mio favorito della vigilia e, a parte il primo set della semifinale, è stato perfetto. Non possiamo ancora sapere se sia guarito dal “mal di Slam” (passatemi l’espressione) perchè se è vero che con Nadal è stato impeccabile, con Cilic aveva iniziato malissimo (solita tensione?), e in finale è stato troppo bravo lo svizzero per vedere come si sarebbe comportato se ci fosse stato più equilibrio. Comunque rimango convinto che a breve vincerà un titolo dello Slam, perchè come ha detto Federer gioca troppo bene, è molto giovane e pare sempre più maturo e migliorato sotto tutti i punti di vista. Nadal purtroppo, nonostante fosse in netta ripresa rispetto a fine 2009, ha dimostrato che per battere i migliori sul veloce deve essere al 101% sotto tutti gli aspetti. Spero di sbagliarmi, perché ho imparato col tempo ad ammirare lo spagnolo, ma credo che sarà dura rivederlo ai livelli di 12 mesi fa sul cemento, mentre sulla terra sarà ancora l’avversario da battere se in buona condizione fisica. Chi è stato una grossa delusione è stato Djokovic. Dopo essere giunto nei quarti grazie a “un’autostrada” si è letteralmente spento dopo 3 set contro uno Tsonga che non arrivava certo fresco all’appuntamento dopo la maratona con Almagro. Ha raggiunto oggi il suo best ranking (numero 2; ndr), frutto più che altro della costanza che ha avuto nel 2009 (soprattuto a fine anno) e degli infortuni che hanno fermato lo scorso anno Nadal, Murray e Davydenko, ai quali a mio avviso è ad oggi inferiore. Altra piccola delusione è arrivata da Del Potro che dopo lo US Open e la finale al master era entrato di diritto tra i favoriti, ma che non ha mai dato l’impressione di poter competere per la vittoria finale. Dopo aver rischiato grossissimo contro Blake e non aver avuto vita facile con Mayer, ha ceduto all’ottimo Cilic, col quale aveva vinto piuttosto agevolmente nello Slam americano. Non è di certo una bocciatura, è giovanissimo e ha comunque ceduto in cinque set a un futuro protagonista del tennis mondiale, però deve capire che ripetersi non è affatto semplice. Se anche gli Slam si giocassero al meglio dei tre set, forse Davydenko avrebbe già conquistato un paio di titoli e quasi sicuramente avrebbe messo in bacheca questo Australian Open. Era il giocatore più in forma, e fino al 62 31 contro Federer sembrava destinato a rispettare il ruolo di favorito della vigilia. Invece come anche lui stesso aveva dichiarato, il suo tipo di gioco è troppo rischioso e dispendioso per reggere al meglio dei 5, e soprattutto nel momento in cui “la playstation si inceppa”, il russo non ha molte alternative tattiche. Il parziale di 0-13 contro Federer è emblematico. In un torneo che come previsto non ha regalato nessuna grossa sorpresa (agli ottavi l’unico intruso era Kubot favorito dal ritiro di Youzhny), sono giunti in semifinale due giocatori che ci aspettavamo tra i protagonisti ma forse non fino alle semifinali. Tsonga e Cilic hanno preso il posto, dopo averli battuti, di Djokovic e Del Potro e si sono confermati capaci di risultati di questo livello. Tsonga (finalista due anni fa) ha giocato un buon torneo, e si è spinto cosi avanti più grazie a una migliore solidità di gioco che ai suoi soliti sprazzi di super tennis, mentre Cilic alla prima semifinale Slam aveva già fatto capire a New York di essere pronto per questi risultati, e pur senza impressionare ha sconfitto Del Potro e Roddick anche grazie a una condizione fisica invidiabile.
E gli italiani? Purtroppo come accaduto a New York sono usciti tutti al primo turno nel tabellone principale, e anche dalle qualificazioni sono arrivate solo delusioni. I match degli azzurri, a parte quello di Lorenzi, erano tutti molto difficili, ma non proibitivi. Purtoppo il solo Seppi è riuscito a lottare contro un giocatore in forma come Isner, mentre dagli altri sono arrivate solo deludenti sconfitte in tre set. In queste settimane si è detto e scritto di tutto su questo argomento, quindi non vorrei dilungarmi troppo, per non risultare noioso. Quello che penso è che non credo sia piacevole per i giocatori sentirsi criticati in ogni occasione da appassionati e addetti ai lavori per i loro risultati giudicati “scadenti”. Capisco benissimo le aspettative che ci sono e quanto piacerebbe a tutti (me compreso) vedere un nostro giocatore almeno nella seconda settimana di uno slam o in qualche finale di Super 9 (scusate io li chiamo ancora cosi) , ma non credo che le continue critiche siano d’aiuto. Sono convintissimo che i ragazzi non siano soddisfatti del loro rendimento nei grandi appuntamenti e che stiano lavorando sodo per inveritre questa tendenza, al contrario di chi pensa che si adagino sui loro risultati attuali. Purtroppo chi si aspetta il campione dovrà aspettare ancora qualche anno, perché obiettivamente non vedo nessuno dei nostri capace di entrare nei top 10, e quindi bisogna capire che se non sei un fenomeno è difficilissimo ottenere certi risultati, il livello medio è altissimo, e chi fa quarti o semifinale in uno Slam può tranquillamente perdere al primo turno. Cilic in questo Aus Open credo sia l’esempio migliore. In grossa difficoltà al secondo turno contro Tomic e poi ottimo semifinalista.
(Francesco Aldi – Foto Nizegorodcew – Serie A 2009)
In questo primo mese di tornei col circuito challenger che aveva pochissimi tornei in programma, i giocatori italiani si sono tolti tantissime soddisfazioni a livello futures. A memoria non ricordo un inizio di stagione cosi ricco di risultati considerando anche i pochissimi tornei che ci sono in questo periodo. Senza contare le numerose semifinali ottenute dai vari Vagnozzi, Trusendi, Viola e Fabbiano, i nostri giocatori si sono già aggiudicati due tornei grazie a Galvani in Inghilterra e ad Aldi in Spagna e hanno disputato tre finali sempre con Aldi in Spagna, Ianni in Florida e Brizzi in Marocco. Come detto si tratta di ottimi risultati, poichè nei primi mesi ci sono pochi tornei e quindi il livello di un 10.000$ può risultare molto alto, che ci lasciano ben sperare per il proseguio della stagione, poichè sono arrivati da giocatori che vista la non più giovanissima età devono al più presto rilanciarsi a livello Challenger. Per quanto riguarda i giovani pochi hanno già iniziato la stagione, e a parte le sei partite vinte consecutivamente da Giannessi per raggiungere i quarti di finale in Florida, non c’è molto da segnalare, visto che considero Fabbiano già in grado di competere a livelli più alti come ha già dimostrato in passato, e quindi una semifinale in Israele credo possa considerarsi solo un buon punto di partenza per la stagione.
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