di Gianluca Dova alias Freddo
La sindrome di accerchiamento. Per una volta comincerò il mio pezzo dallo spunto datomi da un commento sul blog. Credo che se mi limitassi a raccontare in modo unilaterale la mia storia, non solo sarei noioso, ma probabilmente non riuscirei a guardare oltre il mio naso. L’affermazione in cui molto argutamente mi si fa notare che il racconto di queste giornate da l’idea di una sindrome di “accerchiamento” mi fa pensare molto. E’ una cosa vera che analizzandola mi trasmette lo spunto per parlare anche di altre cose. Il tennis è uno sport individuale, in un paese come il nostro che è particolarmente individualistico, trasportato in un ambiente come quello degli atp e degli slam particolarmente ristretto, in cui i giocatori si incontrano continuamente negli stessi tornei, negli stessi circoli e sale giocatori. E’ impressionante come nella sala giocatori si trovavano più persone che non si sopportavano o che avevano profonde divergenze tra di loro. In quel caso in uno spazio così ristretto come spogliatoio e sala giocatori si possono adottare atteggiamenti diversi ma la più diffusa strategia è quella che chiamerò la “giapponese”. Nel mio profondo rispetto per la cultura orientale ed anche nella mia profonda devozione per la cultura giapponese, sono buddista, ho studiato in più occasioni la struttura di una società per molti aspetti molto diversa dalla nostra. Un tratto in particolare mi ricorda quello che ho visto in questi ultimi giorni, i giapponesi storicamente hanno dovuto convivere per forza su un’ isola e non essendo né un popolo di navigatori né di commercianti, hanno sviluppato sopratutto attività economiche stanziali come quella dell’agricoltura. Vivere negli stessi spazi senza la possibilità di muoversi ha portato a livello sociologico molti giapponesi a convivere sorridendosi davanti e odiandosi di dietro. Non si può fare altrimenti, le economie stanziali portano a questo. Lo stesso succede nel tennis spesso e volentieri ed è stata una mia scelta raccontare alcune di queste cose, l’ho fatto nel mio piccolo per onestà verso che mi legge e probabilmente perchè a parte la mia passione per questo sport, non ho interessi specifici, avvantaggiato dal fatto che la prossima settimana non incontrerò gli stessi giocatori negli stessi spazi relativamente angusti e chi sa quando mi ricapiterà. Noi italiani poi mi sembra che siamo sotto questo aspetto (anche se non siamo i soli), a torto o a ragione “molto giapponesi”. Spero che la mia spiegazione soddisferà chi mi ha fatto ragionare su questo concetto. Aggiungo una piccola chiosa, non pensiate che sia diverso nel tennis femminile dove forse è ancora peggio. Un giocatore di cui chiaramente non posso scrivere il nome ha fatto questo specifico commento a delle giocatrici che stavano discutendo animatamente, “voi donne siete incredibili, o vi odiate o ve la leccate!”. Non sarà elegante, ma credo renda molto l’idea. Non vi stupite quindi quando si scoprirà che piccoli o grandi disaccordi esistono anche in seno alla nostra forte squadra di Federation Cup. “C’est la vie” visto che siamo ancora a Parigi, ma è anche il mondo del tennis.
Venerdi 28 Maggio. Finita la spiegazione spero utile ed onesta, vi racconto la giornata di ieri, armato di bagagli mi dirigo al torneo in dubbio se partire il giorno stesso o assistere alla partita di Wawrinka e rimandare la partenza al giorno dopo o addirittura a lunedì nel caso Fabio avesse vinto. Il mio problema è quello di trovare una camera di albergo dove stare. Mi aiuterà a rompere gli indugi Fulvio come al solito gentilissimo che mi trova una camera d’albergo con Oscar Serrano, la cosa mi rende in qualche maniera felice. Non pensate male, io ho moglie e due figli! Semplicemente Oscar è una persona deliziosa e questo mi permetterà di parlare di sera con lui e di rendermi conto ulteriormente di quanto sia una persona di qualità. Ritornando al discorso di prima, nel nostro sport di là dall’ambiente “giapponese” e forse nel caso del tennis italiano in alcuni casi addirittura “bonsai”, hai anche la possibilità di poter conoscere persone straordinariamente umili, gentili e rispettose come Oscar. Sempre pronto a mettersi in discussione, a lavorare, a dare e quasi timoroso nel prendere.
Ci sono persone come Virginia Ruzici, ex campionessa rumena, che mi è stata presentata da Claudio Pistolesi pochi giorni prima e che è la prima a salutarmi quando mi dirigerò ad assistere alla fine della partita di Victor Hanescu. Virginia collabora con eurosport per gli slam e fa la commentatrice in lingua rumena, è emozionante parlare con una campionessa, con tanto charme e classe. Victor vince sul campo 8 contro Shukin molto tranquillamente e lei lì a tifare, mi parla con gentilezza e rispetto. Solo parlandoci mi rendo conto sul serio di che cosa significa essere campioni veramente. Chapeau.
Mi dirigo poi nella Player Louge e vedo gli altri che stanno facendo uno spuntino con le mozzarelle che Sasa’, amico di Potito, e grandissimo appassionato di tennis ha portato da Napoli in treno. Ne mangio anche io una, è buonissima. Bravo Sasa’, altro punto a favore del tennis, un appassionato così, altri sport non credo ce l’abbiano.
Sono nervoso per la verità e stanco, incontro la ragazza di Fabio, Sve appena arrivata per assistere al match, di ritorno dopo un servizio fotografico, e con lei Deniza la sua amica bulgara che vive a Parigi che molti che l’hanno vista in tv vicino a Fulvio mi hanno chiesto chi fosse. Una ragazza stupenda anche lei, nei modi di fare e di proporsi. Fortunato anche Fabio ad avere Sve vicino che non ha esitato a tornare pur di stargli accanto.
Campo 17. I francesi non hanno perdonato a Fabio la sua vittoria con Monfils e forse per questo decidono di confinarlo nel campo numero 17, un pò per il numero tra l’altro di venerdi, un pò perche essendo un campo piccolo non può contenere molti tifosi. C’è ressa già all’entrata con i tifosi svizzeri che venuti per Federer sono pronti a sostenere anche il meno nobile Stanislas Wawrinka. Giocatore forse sottostimato ma di grande solidità mentale e tecnica ed in ottima condizione. Il match all’inizio è equilibrato, Fabio per primo ha delle palle break che lo potrebbero portare davanti, che però vengono giocate bene dallo svizzero ed annullate. Fabio è un po’ meno brillante del giorno prima e prova forse troppo la soluzione della palla corta, Stanislas invece sbaglia poco e tira spesso dei lungolinea micidiali. Si perde il primo set per un brutto game al servizio con due doppi falli consecutivi, ma si fa subito il break all’inizio del secondo. In un game molto lottato Fabio perde il servizio, con qualche sciocchezza. Il match onestamente finisce lì’ perchè il ligure non trova più la forza mentale per contrastare un giocatore così solido ed in condizione che in vantaggio sciorina tutti i suoi colpi con scioltezza. Alla fine c’e’ un po’ di rammarico perché pure stanco e scarico contro un giocatore forte e difficile, Fabio era riuscito a giocare alla pari se non meglio all’inizio dei primi due set.
La cena giapponese. Tutti insiemi andremo comunque a sfogarci in un buon ristorante giapponese la sera stessa di quelli che ti cucini da solo su un forneletto. Fabio a parte che il giorno dopo dovrà giocare il doppio e che quindi berrà di meno, si beve e si mangia in quantità abbondanti. Siamo tutti allegri ed il motto della serata diventa “en autre” cioè un’altro di tutto, lo diremo una ventina di volte. Fulvio e Salvador Sosa, sono diciamo i piu’ “allegri”. Sosa poi decide di parlare con me di politica e di Che Guevara, mi cerca di spiegare che non bisognare credere a niente e non avere ideali. Rispondo chiaramente ed un po’ ci becchiamo. Alla fine finisce con una stretta di mano e con la bella frase di Salva; ” Sono contento che ci sono quelli come te perchè si possono confrontare con quelli come me!”. La frase è interpretabile anche a livello sportivo ed ognuno può leggerci diversi piani di lettura.
In camera poi parlo con oscar Serrano, mio compagno di stanza, dell’ultimo periodo di Fabio e delle prospettive e strategie future: “Gli ultimi mesi sono stati difficili, Fabio non è riuscito a gestire bene alcune situazioni, era soprattutto un problema mentale. Non credo ci fosse una sola causa, ma diverse, non era sereno. Tecnicamente ha fatto alcuni miglioramenti sul rovescio e con la risposta con cui qui a Parigi è riuscito a far girare le partite. Altri grossi problemi Fabio non li ha, anche il servizio è un problema mentale pechè è così impegnato a cercare di metterla dentro che poi dimentica di fare le cose che deve fare. Nelle sue partite con Monfils e Massu ha però fatto vedere il suo tennis e molto carattere in diverse occasioni. Bisogna ripartire da questo. Adesso salteremo Prostejov per prepararci bene e giocheremo probabilmente il chalenger di Kosice, per poi andare sull’erba. Stiamo pensando di ampliare la nostra collaborazione con Salvador Sosa anche per altri tornei e non solo per gli slam o per i MS. Salva ha molta esperienza avendo lavorato con Corretja, Brughera e Gaudenti. E’ molto meticoloso, professionale e preparato, penso che sia io che Fabio abbiamo bisogno di una persona del genere vicino anche per aiutarci a stare sempre sull’obiettivo e a gestire certe scelte.“
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