Il diario di bordo di oggi imbroglia rispetto alle regole solite: un diario per ogni giorno dovrebbe essere, ma per qualche problema tecnico devo raggruppare il racconto di due giorni in questo pezzo.
Cominciamo con ciò che è rimasto arretrato, cioè la giornata di sabato in cui al TC Chiasso si sono giocate le semifinali del tabellone di singolare e la finale del torneo di doppio. Tanto, tanto e davvero tanto spettacolo sui campi in terra rossa in RedPlus, poiché per tutte e tre le partite giocate sul campo centrale il pubblico ha potuto assistere ad un tennis di alto livello, scambi allucinanti in senso buono e tanti cambi di fronte che nel tennis non solo sono all’ordine del giorno ma sono sempre apprezzati per le emozioni che riescono a trasmettere.
La prima emozione si chiama “finale di doppio”, che vede di fronte la coppia bulgaro-macedone formata da Lina Gjorcheska ed Aleksandrina Naydenova e la coppia ceco-olandese che risponde ai nomi di Katerina Kramperova e Rosalie Van Der Hoek. I favori del pronostico sono per le prime teste di serie Gjorcheska/Naydenova, ma alcuni momenti di buio da parte delle due hanno rimesso in partita e rischiosamente a portata di titolo le altre due ragazze. Ad un certo punto in campo sembrava ci fosse un singolare, poiché erano solo Gjorcheska e Kramperova a far tutto, mentre le altre due vagavano a far danni. A decidere le sorti del titolo è quindi il supertiebreak: servono 17 punti, in cui sono di nuovo tutte e quattro a partecipare attivamente alla partita: accelerano Gjorcheska/Kramperova, rintuzzano le distanze Kramperova/Van Der Hoek, ri-accelerano le prime teste di serie e poi al terzo match point chiudono. 47° titolo, combinando i titoli personali, per le due ragazze dei paesi balcanici, e soprattutto sorprende non poco il record di Lina Gjorcheska: a 22 anni, sono già 36 (esatto, trentasei!) i titoli di doppio per lei, che apprezza particolarmente questa disciplina per la possibilità che le fornisce di giocare tanto a rete, dove lei si diverte più che in altre zone del campo (ed infatti in singolare tende ad andarci spesso).
Ma lo spettacolo più emozionante della giornata lo dà la prima semifinale di singolare, che si gioca tra Kathinka Von Deichmann e Marie Bouzkova. Pronti via e la giocatrice del piccolo stato enclave della Svizzera prende le redini della partita e presto si porta sul 4-2. Arriva qualche piccolo problema fisico per la Bouzkova, che necessita di un trattamento alla coscia sinistra. Il fisio Franco, che è tutta settimana che si occupa della salute fisica (ed anche mentale, praticamente fa da sfogatoio e da psicologo durante ogni trattamento pre o post partita…), rassicura sulla situazione, spiegando che il piccolo problema muscolare è un problema di ossigenazione: la Bouzkova respira male, troppo male probabilmente (e questo porterà alla situazione di cui diremo tra poco). Dopo il trattamento la ceca torna più in forma che mai, mette in campo quattro game consecutivi e si porta ad un set di distanza dalla finale. Il set di distanza diventano due game, poiché la giovanissima ceca classe 1998 riesce a salire sul 4-2 del secondo parziale: ma qui arriva la gufata del sottoscritto… “Eppure, non è strano che in questo torneo non ci sia stato ancora uno di quei bei vecchi drammi tennistici? Questo match potrebbe essere papabile…”
Ed infatti da quel momento comincia a succedere di tutto. Probabilmente con la forza della disperazione, la Von Deichmann comincia a spingere molto di più, anche dal lato del rovescio dove fino ad ora tendeva a contenersi. La Bouzkova si rifugia in difesa e questo trasforma ogni game, ogni scambio, in una guerra di nervi: punti pazzeschi contraddistinguono i 15 minuti successivi al momento del 4-2 Bouzkova e sono 15 minuti tutti a favore della Von Deichmann: volée impossibili, discese a rete, scambi infiniti e rocamboleschi, spettacolo puro; peccato per la Bouzkova che sia tutto a vantaggio della Von Deichmann e che fisicamente, la ceca, cominci a passarsela sempre peggio ogni minuto che passa. Il sole è molto caldo e le sue fasi difensive molto probanti per il fisico. Il terzo set finirà 6-3 per la Von Deichmann, ma tanto sarà dovuto a palese stanchezza della Bouzkova, che non riesce più ad essere lucida ed anche all’occhio meno esperto appare svuotata. Anche la Von Deichmann avrà qualche problema di crampi, ma è una questione che si presenta solo negli ultimi 2 game e la giocatrice del Liechtenstein si conquista molto meritatamente la finale del torneo.
Finale che sarà contro Jil Teichmann, per la gioia del pubblico di casa. La svizzera si libera dell’ingombrante presenza di Myrtille Georges, che in entrambi i set giocati si porta avanti nel punteggio, prima di subire il prorompente ritorno della 19enne svizzera. Un match profondamente diverso rispetto al precedente in termini di stile tennistico, ma altrettanto emozionante. Si scontrano la potenza e la cattiveria agonistica della Georges contro la pulizia, l’ordine e l’intelligenza tattica di Jil Teichmann. Il match finisce 6-4 7-5, ma la Georges ha tanto da recriminare (e lo palesa con lamentele costanti per ogni dettaglio ambientale nel raggio di 10km) soprattutto nel secondo set, dove da 5-2 e servizio avanti subisce 5 game consecutivi e saluta il torneo.
Amen, quasi nessuno faceva il tifo per la francese, che purtroppo in diverse occasioni anche durante la settimana aveva fatto di tutto per rendersi antipatica. Anche in campo la Georges ha spesso palesato troppo rumorosamente ed in maniera fin fastidiosa le sue emozioni ed in cambio il tifo si è più volte spostato dall’altra parte del campo. Myrtille, che merita il soprannome di Mirtilla Malcontenta, nonostante di Corvonero non sia presente alcuna caratteristica peculiare, riesce durante l’ultimo match giocato a perdere il tifo anche nel mio caso.
Poiché, da giornalista, oltre agli occhi per guardare il match ed al microfono per registrare le voci delle protagoniste, ho anche bisogno di fotografie, in diverse occasioni mi sono piazzato agli angoli del campo, appena all’esterno della recinzione, per avere a disposizione buone angolazioni per le immagini che uso per i pezzi ed i comunicati stampa. Questo, a Mirtilla Malcontenta, non sta bene. Dopo avermi tirato qualche occhiataccia e rivoltomi qualche complimento in francese (fortuna non capisco troppo bene il francese), la francese è andata dall’arbitro a lamentarsi della mia presenza sostanzialmente invisibile ai più (poiché, sapendo come funziona il tennis, evito qualsiasi rumore e movimento durante il gioco). L’arbitro mi ha prontamente difeso, dicendo che essendo io fermo e silenzioso ed all’esterno del campo, non c’erano motivi per i quali avrei dovuto allontanarmi dal mio lavoro. A quel punto, ho scelto volontariamente di allontanarmi, lanciando una maledizione più potente di un Avada Kedavra: “molto bene, vorrà dire che oggi non mi serviranno foto della Georges”. Tac, sconfitta. Grazie Teichmann!
-.-.-
Dopo questa lunghissima premessa, passiamo al giorno della finale di singolare: la domenica. Anche oggi il sole splende caldo sulla cittadina ticinese, anche oggi c’è una leggera brezza che aiuta a non bollire già ad aprile ed anche oggi vediamo in campo, ovviamente, Kathinka Von Deichmann e Jil Teichmann. Le due arrivano al circolo col sorriso a 64 denti e sono pronte per la loro finale. A dimostrazione di quanto siano amiche e quanto siano sportive, in mancanza di ulteriori giocatrici con cui coprire una mezzora di allenamento, per evitare di chiamare uno sparring partner, giocano sostanzialmente un pre-match tra loro un paio di ore prima della finale. Al circolo compare anche Marie Bouzkova: ieri si era dimenticata di ritirare il prize-money e cogliendo l’occasione di una partenza da Chiasso fissata comunque per oggi è venuta al circolo a ritirare la vincita, guardarsi la finale (e scroccare un massaggio, diciamo fuori tempo, al povero fisio Franco).
Non parte con il miglior tennis la finale, soprattutto perché la Teichmann appare davvero eccessivamente contratta: il match si apre con 10 punti consecutivi della Von Deichmann, che presto capisce che al momento è solamente necessario tenere la palla in campo, al resto ci pensa la Teichmann. Infatti il primo set va via veloce e si chiude 6-2 per la Liechtenstaniana (ho cercato su Wiki, purtroppo si dice proprio così). Il gioco troppo corto e troppo falloso della Teichmann, cambia profondamente faccia nel secondo parziale, ed i frutti si vedono. La maggiore aggressività e le discese a rete della Teichmann sorprendono la Von Deichmann, che può poco contro il gioco della svizzera, sbaglia di più nel tentativo di cercare un piano B e porta al parziale decisivo la finale. La svizzera vince infatti per 6-3 il set, nonostante una buona Von Deichmann in diversi tratti.
Le 3h sul groppone dovute alla semifinale di ieri cominciano a farsi sentire sulla giocatrice del piccolo stato enclave svizzero e la Teichmann prende il largo anche nel terzo set e può alzare le braccia al cielo sul 2-6 6-3 6-2. Bellissimo e davvero apprezzabile l’abbraccio a rete contestuale con la stretta di mano, a riprova della sportività e della vicinanza tra le due. Molto divertente è anche la premiazione, dove si scopre che la Teichmann, nell’ovetto kinder mangiato appena prima del match, ha trovato un leoncino come regalo. Curiosità: il leone è il simbolo del TC Chiasso e chissà che non le abbia portato fortuna.
L’ennesima prova della gentilezza degli organizzatori del ChiassOpen si ritrova nell’apprezzatissimo aperitivo offerto che ha caratterizzato gli ultimi tre giorni del torneo, e che anche oggi pomeriggio non è mancato sebbene con un pizzico di visibile malinconia dovuta alla fine dell’esperienza del 2017. Do una mano a metter via un paio di cose e si passa ai saluti e praticamente già alla promessa di ritrovarsi per l’edizione 2018. Una promessa che da parte mia rispetterò molto volentieri: lavorare in questo piccolo ma impeccabilmente organizzato torneo di Chiasso non solo è una possibilità ma anche un piacere. A partire dal direttore Matteo e dalla presidentessa Anna, tutti i membri dello staff sono estremamente gentili, simpatici, lavorano come un team estremamente coeso, si aiutano e così si semplificano il lavoro, che ogni anno dà frutti sempre migliori che si rispecchiano in una manifestazione di livello ben più alto del montepremi che offre, non a detta solo mia ma anche di praticamente tutte le giocatrici. Un team in cui mi sento di far parte nonostante la mia presenza effimera di una settimana rispetto a tutto il lavoro antestante il torneo stesso.
Prima di chiudere, dopo questa nota dolce e piacevole, vorrei farvi notare che scrivo dal RegioExpress 2085 (ma poi, perché si chiama RegioExpress? È per caso il treno del Re di Sardegna?), nonostante avrei dovuto scrivervi da casa dopo aver preso il RegioExpress 2083 delle 20:25. Eh già, il 2083, treno che da Milano Centrale mi avrebbe portato direttamente a Brescia è stato cancellato e non c’è stato modo di trovare un’alternativa plausibile che non sia il treno delle 21:25. Anche perché l’alternativa che annunciano gli autoparlanti è esilarante: il consiglio è di balzare sul treno in partenza al binario 22 (che peraltro è lontanissimo dagli altri binari dove mi trovo io e… è già partito) diretto ad Albenga, scendere alla prima fermata che è Milano Lambrate e quindi prendere come coincidenza diretta a Brescia e Verona il RegioExpress 2083. Ma ce la fate?! Il 2083 è quello che avete cancellato! Vabbè, basta parlarne qui, mi sfogherò direttamente sul malcapitato controllore.
Per quanto riguarda il ChiassOpen 2017, arrivederci alla prossima edizione (sebbene debba ancora arrivare nei prossimi giorni l’intervista a Lina Gjorcheska, fatta proprio a Chiasso in questa settimana).
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