Da Vienna, Giulio Gasparin
Davvero, ieri sera l’ho un po’ gufata al povero Ramos-Vinolas. Da quando l’ho lasciato, Ferrer è tornato a macinare il solito ritmo solido e impenetrabile da fondo e ha girato il match. Ma c’est la vie, io ho dormito bene lo stesso e oggi mi sono alzato presto per la famosa colazione di lavoro.
Nonostante la stanchezza, la prima impressione di quest’oggi è stata su quanto bello sia l’autunno, anche in giornate grigie, in cui il cielo sembra sul punto di cadere sulla terra. Giornate in cui il vento è freddo e carico di umidità, ma il grigio dell’aria si tinge del giallo intenso dei viali alberati e del rosso dell’edera. Giornate in cui il profumo delle panetterie ti scalda più del caffè che sorseggi passeggiando e la bellezza di una città magica come Vienna si esalta perché spettacolare anche con una luce che renderebbe deprimenti tanti altri posti del mondo. Girovagando per il centro della capitale austriaca è facile capire come questa città dovesse sembrare il centro del mondo a fine 800, per la bellezza, la ricchezza e l’ordine di cui è composta e che ancora oggi propone a chi la visita.
In un contrasto di qualità e poesia, a pranzo ho trascurato le bontà della cucina austriaca, resistendo alle vetrine di Demel e dell’hotel Sacher, a favore di un più malsano, ma lungamente desiderato box di noodles, mangiato rigorosamente con le bacchette sotto gli occhi affascinati e un po’ sconvolti di una comitiva di orientali.
Arrivato alla Stadthalle mi sono finalmente concentrato al tennis e ce n’è voluta di concentrazione per seguire il match di Fabio Fognini senza dare di matto e, prima ancora, guardare in stream Flavia Pennetta che si qualificava ufficialmente al Master di Singapore. Del match di Fabio ho già scritto in lungo ed in largo qui, quindi se ne siete interessati, buona lettura a parte. In contemporanea Ernest Gulbis ha messo a segno la sorpresa di questo pomeriggio viennese, battendo John Isner che si conferma sempre sotto tono quando lascia gli Stati Uniti. In un match segnato da pochi break, il lettone ha chiuso 6-4 4-6 6-4 cancellando praticamente le residuali chance dell’americano di qualificarsi per Londra.
Thanks @andiahm1 and @SJohnson_89 your chocolate pralines were appreciated in the press room! #erstebankopen pic.twitter.com/IvfkzMxuLY
— Giulio Gasparin (@GiulioGasparin) 21 Ottobre 2015
Dopo aver intervistato un sorridente Fognini che si defaticava sulla cyclette, mi sono concentrato sul centrale dove si sono affrontati a viso aperto due vincitori di questo torneo in passato: Jo-Wilfred Tsonga e Tommy Haas, ancora non al top dopo il ritorno dal lungo stop per un infortunio alla spalla. Haas ha comunque giocato un ottimo match, costringendo il francese ad un terzo set che in pochi avrebbero previsto alla vigilia. Ci sono stati tanti punti di qualità e una lotta serrata fin quasi alla fine, ma alla fine il tedesco ha dovuto lasciar strada a Tsonga, che resta in corsa per un posto alle finali di Londra.
“Non si può mai dire di essere felici dopo una sconfitta, ma di certo sono sulla buona strada,” ha detto l’ex numero 2 del mondo. “Ho giocato tutto il match senza dolore e questo non può che incoraggiarmi.”
“Purtroppo devo rimettermi a posto dal punto di vista della forza, ancora adesso guardo lo speed gun e vedo che mancano 20 km/h o più al mio servizio e senza punti diretti è veramente difficile, soprattutto in questi match.”
Anche quest’oggi i match sono andati per le lunghe e l’orario d’inizio ritardato non ha aiutato, così anche per questa sera abbandonerò la postazione prima della fine di giornata, dando di riprova di una pessima professionalità, ma se mi vedeste ora pensereste ch’io sia un tossico tanto stanchi sono i miei occhi, quindi mi limiterò ad aspettare la fine del match tra l’ultimo austriaco rimasto in gara, Andreas Haider-Maurer e il numero 11 del mondo Kevin Anderson. In un match meno scontato di quanto non dica la classifica dei due, si sono affrontati a viso aperto due giocatori dal servizio eccellente, con l’austriaco che proprio qui a Vienna raggiunse la finale nel 2010. Nel primo set, però, Anderson ha servito in maniera eccezionale, concedendo solo due punti alla battuta, di cui uno un doppio fallo. Anche il padrone di casa ha servito bene, ma un game con troppe seconde ha spianato la strada all’unico break del parziale, chiusosi 6-4 per il sudafricano.
Anche il secondo set è stato combattuto, seppur l’austriaco sia sembrato dolorante per buona parte del parziale, finendo per cedere il servizio a 0 sul 5-5, di fatto consegnando il match al suo avversario, che ha privato il paese ospitante dell’ultimo tennista di casa ancora in corsa.
Così è tutto per questa sera, domani sarà il mio ultimo giorno qui a Vienna e quindi per voi, l’ultimo diario.
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