di Sergio Pastena
La morale della favola è: se arrivate in finale in un torneo Atp auguratevi di non incontrare Stakhovsky. Già, perché l’ucraino con le finali sembra avere proprio un rapporto privilegiato: in carriera fino ad ora ne ha giocate sei, quattro di singolare e due di doppio, e in bacheca ha sei trofei. Assolutamente perfetto. Eppure a New Haven pareva essersi messa male: Istomin, uno che nei precedenti diretti contro di lui conduceva 3-1, aveva vinto il primo set e sembrava voler firmare il primo successo nel circuito maggiore di un tennista dell’Uzbekistan. Il buon Sergiy, lungagnone insolitamente dotato di mano pregevole, riusciva però a rientrare in partita imponendo le sue variazioni di gioco, con un largo uso di back profondissimi e palle corte millimetriche. Così la partita si ribaltava e bastavano due break a dare al tennista di Kiev il secondo titolo del 2010 dopo quello di ‘s-Hertogenbosch. Per il resto poco da segnalare se non un’ecatombe di teste di serie: dei primi otto del seeding solo Baghdatis è arrivato fino ai quarti, superato proprio dal vincitore del torneo. In crescita De Bakker, giunto fino alla semifinale, così come Troicki. Sorprende anche Gabashvili, fermatosi ai quarti dopo aver vinto un match da manicomio contro Golubev: per intenderci, nel primo set il kazako ha dominato ma non ha convertito neanche una delle sette palle break che gli sono capitate, mentre il russo non ha sbagliato sull’unica occasione che ha avuto. Nel tennis certe cose si pagano.
E ora ci si tuffa negli Us Open, che vedono un trio avanti nei pronostici degli addetti ai lavori: Federer è il favorito, leggermente davanti a Nadal e Murray. Djokovic, viste anche le prestazioni altalenanti degli ultimi tempi, sembra avere meno chance.Spazio per gli outsider? Quanto basta, visto che nessuno è sembrato imbattibile nei tornei di preparazione. Appare però dura che cadano tutti e quattro i Fab Four. Per i big l’esordio sarà morbido: Federer ha pescato l’argentino Dabul, qualche problemino in più potrebbe averlo Nadal contro Gabashvili, che è pur sempre un cavallo pazzo, mentre Murray dovrebbe disporre agevolmente di un Lacko in buona forma. Più difficile la situazione di Djokovic, decisamente sfortunato a pescare al primo turno un Troicki in buona forma per poi rischiare di trovare al secondo un tennista come Petzschner, altra mano di spicco. Considerando che agli ottavi rischia di incrociare Baghdatis o Fish, si può ben capire perchè il serbo sembri un po’ staccato rispetto agli altri tre “grandi” nella corsa verso la vittoria a Flushing Meadows.
Casa Italia, purtroppo, non esce rinfrancata da questa settimana. A New Haven due sconfitte immediate: passi la caduta di Starace contro Gabashvili, ma ci si aspettava di più da Seppi che invece ha perso subito contro Nieminen. Il sorteggio in vista di New York, poi, non è stato benevolo: se escludiamo Andreas, che ha un compito abbordabile contro lo spagnolo Granollers, per il resto sono capitati gli stessi avversari di Wimbledon. Fabio Fognini avrà di fronte di nuovo Fernando Verdasco, mentre Nicolas Almagro, che nello slam inglese era toccato in sorte a Seppi, stavolta se la vedrà con Potito Starace. Per inciso, gli italiani in gara saranno soltanto loro, perché ancora una volta le qualificazioni sono state per noi un calvario. Bolelli, quello con maggiori chances, dopo aver vinto il primo set contro Haider-Maurer è letteralmente scomparso dal campo, finendo col farsi eliminare. Fuori al primo turno anche Ghedin, la cui sconfitta con Hernych ci può stare, mentre Giorgini aveva maggiori possibilità contro Clar-Rossello ma ha finito col perdere in tre set. Al secondo turno sono caduti Flavio Cipolla, anche lui contro uno degli spagnoli di terza fascia, Munoz-De La Nava, e il bravissimo Matteo Viola, che dopo aver sconfitto Balasz ha retto un set contro il più quotato Rosol. Ultimo a cadere, a un passo dal traguardo, Simone Vagnozzi, superato da Klizan abbastanza nettamente.
Ci si consenta una riflessione: passare le qualificazioni in un torneo dello Slam è in fondo come arrivare in semifinale in un Challenger. Il livello dei giocatori è quello, e non corri neanche il rischio di trovarti un Top 100 che sta tirando il fiato. Con sei giocatori nelle qualificazioni, quindi, sarebbe ragionevole augurarsi che almeno uno ce la faccia, e invece nulla di fatto. Intanto nazioni tennisticamente inferiori alla nostra come il Canada e il Giappone portano tre giocatori a testa all’ultimo turno delle qualificazioni e ne piazzano rispettivamente due e uno nel main draw (Polansky e Raonic per il Canada, Nishikori per il Giappone). E l’Italia resta con l’amaro in bocca.
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