(Matteo Trevisan – Foto Walter Lo Cascio)
di Luca Brancher
Chiamato ad un duro banco di prova, Matteo Trevisan non ha purtroppo risposto presente, impegnato nel corso dei quarti di finale del challenger di Monza, giunto quest’anno alla sua sesta edizione. Al suo cospetto aveva la prima testa di serie della manifestazione, il tedesco Daniel Brands, attualmente classificato al 96esimo posto del ranking Atp: Brands ha un tennis che si poggia esclusivamente sul servizio, che dall’alto dei suoi 196 cm sa essere pericoloso, e sul dritto, il colpo che maggiormente ha evoluto nel corso di queste ultime stagioni; è invece praticamente nullo di rovescio, che gioca solamente in backspin, ad eccezione di alcuni casi limite – ma in tutto il match di rovesci ne avrà “tirati” 4 o 5, aggiudicandosi non più di un paio di punti. Era interessante quindi scoprire quali contromosse avesse in serbo Matteo per affrontare un giocatore che, come lui, faceva gran leva sul dritto, mentre a fronte di un servizio al momento meno incisivo – non tanto per la dinamica, da cui si evince anche una buonissima seconda palla – risulta dotato di un rovescio più duttile, bimane, più adatto agli scambi da fondo. La tattica di gioco dei due contendenti era così molto simile, con entrambi che cercavano di entrare col dritto per ottenere i punti. L’inizio di Trevisan faceva ben sperare, perché dopo i primi due giochi sembrava essere superiore nello scambio da fondo, in cui cercava sempre il rovescio dell’avversario e poi chiudeva col suo colpo forte. Fallita un’occasione per salire 2-0 con un break a proprio favore, i buoni propositi di Matteo venivano meno, forse a causa di due doppi falli che lo deconcentravano nel corso del terzo gioco, col primo break che era infatti favorevole al tedesco. Sfortunatamente da quel momento in poi, l’azzurro cominciava ad uscire mentalmente dal match, l’atteggiamento era quello di chi aveva già perso in partenza – sempre guardandone la gestualità – come se, l’aver trovato dall’altra parte un tennista che attualmente vanta un dritto che sa correre anche più del suo, lo avesse scoraggiato. Eppure nel prosieguo dell’incontro, quando ha continuato a scambiare sul rovescio del tedesco e non a forzare ad ogni occasione, ha fatto vedere che con un minimo di tranquillità in più la partita sarebbe potuta essere più equilibrata. Qualche occasione per riaprire il primo set c’è stata, perchè sul 4-2 in favore del tedesco, Trevisan si è portato sullo 0-30, ma non ha saputo approfittarne, anche per indubbio merito dell’avversario, uno che sulla terra ha battuto avversari del valore di Bennetteau e Starace. Sta di fatto che il primo set si chiudeva per 6-2, ed entrambi i break di Brands erano stati ottenuti nei giochi successivi a quelli in cui Trevisan aveva avuto delle occasioni. E’ tutto un caso? Purtroppo no, perché una situazione simile si ripresentava nel secondo set: già sotto di un break, subito sul 2 pari, Trevisan sul 4-3 in favore dell’avversario si ritrovava ancora 0-30 e sbatteva nuovamente sulla pronta risposta di Brands, che nel game successivo si immetterà sulla via per il quarto break e per la semifinale, col punteggio di 6-2 6-3. Insomma l’esame non è stato superato, ma da limare, ormai, più che la parte tecnica, deve essere quella tattica e comportamentale: gli strumenti per impensierire giocatori di questo livello ci sono, ci vuole tempo.
Non ci ho sempre fatto caso nel corso di questi 20 anni e oltre che seguo partite di tennis, ma penso che sia la prima volta in assoluto che, in un incontro di singolare maschile, ben 18 punti consecutivi vengono vinti da chi gioca in risposta. E’ il caso della partita che ha visto impegnati Francesco Aldi e Pablo Andujar, che regalava uno dei quattro posti disponibili in semifinale. Partita davvero bizzarra e combattuta come poche, due set che sono durati 2 ore e 15 minuti e che sono stati caratterizzati da scenari ben differenti , sebbene il canovaccio tattico sia stato pressappoco lo stesso: entrambi ben ancorati alla linea di fondo, Andujar dei due è quello che ha provato ad imprimere di più il ritmo allo scambio, soprattutto col suo dritto che riusciva a far male in diverse occasioni; Francesco, invece, dava prova di una fantastica condizione atletica, con recuperi che hanno entusiasmato il pubblico monzese, ma ha faticato davvero troppo al servizio, con una media, almeno nel corso del primo set, di un doppio fallo a game. E quindi per ovviare alla carenza in battuta, con la quale non aveva mai chances di favorirsi in alcun modo, il siciliano doveva fare grandi sacrifici in risposta, riuscendo peraltro a irretire molto spesso il suo diretto avversario. Il primo set finiva così al tie break, ma diversamente da come siamo stati abituati in altre circostanze analoghe, per giungerci si consumavano la bellezza di 10 break su 12 giochi, con ben 8 di questi consecutivi, in cui si inseriva quel filotto di punti in risposta – cui facevo riferimento prima – iniziato a metà del nono game, che veniva interrotto solo nel bel mezzo del tie break decisivo. Aldi sbagliava davvero poco, e quando sbagliava lo faceva per una questione di millimetri, ma Andujar aveva più peso nei colpi e questo si rivelava decisivo nel tie break, dove lo spagnolo, oltre a chiudere l’imbarazzante parentesi, prendeva il largo e chiudeva per 7 punti a 3. Quasi sfacciatamente ironica la playlist musicale scelta dagli organizzatori del torneo di Monza per allietare gli astanti durante i cambi di campo: dopo Hold The Line dei Toto – letteralmente Attendi in Linea, che poteva ricordare la preferenza dei due di stare a fondo campo – arrivava la volta di Cannonball dei Supertramp, fatta suonare proprio durante quella serie di punti in risposta: il servizio in quei frangenti non appariva proprio come una palla di cannone. A parte la nota folkloristica, c’è da sottolineare come l’azzurro avesse chiuso il primo set perdendo gli ultimi 17 punti in battuta, non facendone più uno dal doppio fallo sul 4 pari 15-0: davvero dura, così, poter ambire a conquistare il set. Eppure, grazie alla condizione e alla strategia, non ci era andato così lontano. Come d’incanto, però, il secondo set cancellava quanto accaduto fino ad allora e i due cominciavano a mostrare sicurezza nel mantenere i propri turni di battuta. A causa della stanchezza accumulata nel corso della prima frazione, gli scambi si accorciavano – Aldi cominciava ad usare la palla corta, entrambi facevano sortite a rete – e alla distanza veniva agevolato il battitore, almeno fino al 4 pari, perché gli ultimi due giochi dell’intera contesa occorrevano dei vantaggi: tutte le due volte ne usciva vittorioso Andujar, premiato dal fatto di essere stato maggiormente propositivo. Per Aldi era la sesta partita in quel di Monza e per ambire a primeggiare a questi livelli avrebbe bisogno di ottenere più punti “facili”.
Avanza anche Cristophe Rochus che è stato favorito dal ritiro di Victor Crivoi dopo quattro giochi del primo set, mentre Pere Riba Madrid ha conquistato la terza partita consecutiva in terra brianzola recuperando da un set sotto. Sintomo di una condizione davvero eccezionale, nonostante il match, che lo ha impegnato contro Martin Vassallo Arguello, non verrà ricordato per la sua bellezza. Tutto l’incontro è girato attorno ad un punto, sul 6-4 2-2 e palla break, tutto in favore di Vassallo Arguello: il lungo scambio veniva vinto da Riba Madrid, che da quel momento capiva che la tattica di gioco remissiva non poteva aiutarlo in alcun modo per superare l’argentino, mostratosi più attivo. Nel contempo Martin accusava l’occasione mancata e calava nettamente il suo rendimento: giungevano sette giochi consecutivi di Pere, che si sarebbe imposto infine per 4-6 6-2 6-3, tenendo a bada il suo diretto avversario, in una partita che sul finire era divenuta davvero poco gradevole.
Leggi anche:
- None Found