di Alessandro Nizegorodcew
Wimbledon (Londra) – La giornata di Mahut-Isner (68-70), di quel pompiere di Fognini (63 al quinto), di quei 90 minuti di Haase Show e della disdetta dell’Italia ai mondiali, vissuta attraverso gli occhi di chi a Wimbledon oggi ha rischiato di non arrivare nemmeno..
Si rompe la Metro. Esco di casa (Chelsea) e prendo l’autobus che mi porta a South Kensington, da dove prendo la metro direzione Southfields (la fermata più vicina all’All England Club). Tutto tranquillo, in orario, ai limiti della perfezione. Guardo l’orologio e programmo di arrivare sul campo 16, dove alle 12 giocherà Seppi, con un bel quarto d’ora di anticipo, così da scegliere accuratamente un buon posto a sedere. Ma la metro si ferma ad East Putney (ad una fermata da Southfields) e non riparte più. Dopo 5-10 minuti di attesa, arriva la comunicazione in inglese che più o meno corrispondeva ad un: “Qui la situazione è pessima, uscite qui e fatevela a piedi!” parola più, parola meno… E allora usciamo tutti, creando una ressa pazzesca, sbrogliata solo dopo un’altra decina di minuti.
Lost in East Putney. Uscito dalla fermata, mi ritrovo nell’ignoto. Perdo completamente il senso dell’orientamento e le persone a cui chiedo non sanno nulla! East Putney sembra essere al di fuori del mondo conosciuto e non si riesce a capire nemmeno da che parte sia Wimbledon in linea d’aria… Cerco allora di creare una potente legione, che riesca con la forza (di volontà) a trovare l’All England Club, visto che ormai i match stanno per iniziare e mi sto anche innervosendo. Due ragazzi sloveni (con tanto di pass, ma non ho capito di che tipo) e un tizio ucraino diventano per i 30 minuti a venire la mia famiglia. Una signora di colore (gigantesca!) ci aiuta a trovare i due autobus da prendere per raggiungere Wimbledon. Nel tragitto chiacchiero con i miei “fratelli”, anche se l’ucraino parla pochissimo inglese. Scambio invece qualche battuta in più con lo sloveno (che ieri è andato a vedere in un Pub inglese Slovenia-Inghilterra, fingendosi polacco per non farsi riempire di botte durante il match). Mi parla di Kavcic e Zemlja e di come da loro si aspetti un top-50 da parecchi anni, senza successo. Alla fine non siamo messi così male, penso… abbiamo appena vinto il Roland Garros!
Illusione Seppio. Saluto i miei “fratelli” una volta arrivati (finalmente!) a Wimbledon. Un salto in sala stampa per poggiare la borsa e di corsa verso il campo numero 16, dove sta giocando Seppi contro Kamke. Al mio arrivo Seppio sta disputando un match davvero sopra le righe e in pochi minuti, davanti ai miei occhi, chiude 6-3 il primo set, nonostante il tedesco non stia giocando male. Sino al primo break di Kamke (arrivato a metà secondo set) non si capiva come il tedesco potesse non dico vincere, ma conquistare anche un solo set. E invece si spegne di colpo la luce nel diritto di Andy, mentre Kamke prende sicurezza e corre come un forsennato. Seppi prova a lottare ma non c’è nulla da fare e a metà del terzo set (capendo l’andazzo) me ne vado. Anche perché uno spezzone di Italia-Slovacchia la vorrei vedere. Prima però vado a vedere il primo set di Fognini, perso in maniera irritante 3-6, con Fabio che era avanti 3-1 (un passante di rovescio stretto ad una mano mi aveva però esaltato!)
Gufi Francesi. Durante il match dell’Italia, dato che molti dei giornalisti dei desk a me vicini sono sui campi, sfrutto la situazione per attivare tre schermi: 1) Italia-Slovacchia 2) Fognini-Russell 3) Mahut-Isner. Il primo gol della Slovacchia esalta alcuni colleghi francesi, mentre in lontananza sento qualche italiano disperarsi e insultare Di Natale. Al secondo gol slovacco i francesi esagerano e vorrei andar lì a dire: “Noi saremo vergognosi, ma voi ancora di più.. e 4 anni non ridevate così!” Mi trattengo. Il collega finlandese (non è danese! sono stato sicuro per giorni che fosse danese, invece è il giornalista a seguito di Nieminen), al secondo gol, cerco di sorreggermi moralmente, dicendo che le speranze ci sono ancora per i campioni del mondo. Io non gli credo e seguo con più attenzione Fognini, che, sotto 2 set a 0, sta lottando per vincere il terzo. Mi giro verso lo schermo numero 1 e mi accorgo che l’Italia ha segnato. Arriva subito il pareggio, mi alzo ed esulto, fregandomene della gente che sta lavorando intorno a me, ma è fuorigioco santo dio! Vedo in diretta il 3-1 slovacco, mentre mi perdo la magia di Quagliarella. Seguo in piedi davanti allo schermo numero 1 la partita, lasciando perdere per un momento gli altri due, ma Pepe si mangia un gol da Mai Dire Gol e mestamente passo agli altri due schermi. Faccio in tempo a vedere col mio amico finlandese la fine di Mahut-Isner (sinceramente speravo vincesse il francese) e mi sorprendo positivamente dell’abbraccio tra i due. Meno male che il tennis non è il calcio.
Grazie Fabio!. Mi ritrovo con alcuni italiani casualmente (dall’altra parte del campo vedo anche Federico Ferrero di Eurosport) a bordo campo (esattamente dietro le due panchine) a seguire Fognini che sta giocando il quarto set con Russell. Sul 5-4 per l’americano e servizio Fognini, Fabio si trova 0-30 e mette a segno una demi-volé di difficoltà 11/10. Lì salva il match e vincendo il tie-break 8-6 (recuperando da 3-5) si porta al quinto set. Nel frattempo mi arrivano (così come ai miei vicini di posto) alcuni sms a segnalare che siamo inquadrati su Sky ad ogni cambio di campo! Ogni minuto che passa, il mio tifo per Fognini aumenta. Alla fine la sua vittoria è una liberazione dopo una giornata di sofferenza (per vari motivi). A fine match incrocio Fulvia, la sorella di Fabio. Siamo d’accordo sul fatto che l’atteggiamento in campo non è stati dei migliori, ma che Fognini ha vinto oggi una partita straordinaria, di una intensità rara; chi l’ha seguita dal vivo può sicuramente testimoniarlo. E’ dello stesso avviso anche Gabriele Riva di Tennis Italiano, che mi viene incontro anche lui esultante per la splendida impresa del ligure. Fogna prima fa il pompiere, poi le tre capriole promesse due giorni prima… Chissà cosa accadrà, dovesse vincere anche con Benneteau (Grigo, illuminaci!)…
Odissea giunta al termine. Scrivo l’articolo pochi secondi prima della conferenza stampa di Fabio, che appare molto contento e soddisfatto (e ci mancherebbe!). Si parla anche dell’Italia di Lippi, ma per fortuna noi qui parliamo soprattutto di tennis e possiamo vergognarci un po’ meno… Finisco alcune faccende di lavoro e mi incammino (i soliti 20 minuti dalla sala stampa a Southfields) sperando stavolta non ci siano intoppi. Invece il treno arriva dopo 25 minuti e mi tocca anche fare un cambio più del solito. Scendo finalmente dalla metro e mi dirigo a prendere il bus 49 che mi deve portare a casa. Mentre sto arrivando alla fermata l’autobus gira l’angolo e mi tocca fare uno scatto non indifferente (almeno ho testato i muscoli e stanno bene…) per prenderlo. Mi manca un’ultima cosa per terminare (vittoriosamente ma faticosamente) ma mia odissea odierna: comprare la birra che a casa è finita. 15 minuti di fila dentro il supermarket alle 22.15, a causa di ben 10 inglesi (più una signora anziana) tuttì lì a prendere alcolici… Ma alla fine ce l’ho fatta.. Che fatica, ma grazie a Fabio oggi è una giornata comunque serena!
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