di Alessandro Nizegorodcew e Salvatore Greco
Alessandro Nizegorodcew e Salvatore Greco sono saliti sulla Delorean. Eccoli pronti a seguire la finale di Wimbledon 2025 tra Stefan Kozlov e Borna Coric.
Salvatore: Ci sono cose che il passare del tempo non scalfirà mai, ad esempio il fatto che in Gran Bretagna fanno un caffè pessimo: sarà passata un’ora da quando l’ho bevuto a Gatwick appena atterrato, ma ho ancora quel saporaccio in bocca. Poco importa, comprerò una bottiglietta d’acqua appena posso, magari anche una coppa di fragole come vuole la tradizione, d’altro canto sono all’All England Club, è una bella giornata di luglio e fra quattro ore assisterò alla finale di Wimbledon dal vivo per la prima volta, direi che un brutto caffè è un male sopportabile. Ci ho messo un’ora ad arrivare solo perché mi sono perso dentro l’aeroporto, ma questi nuovi treni MagLev collegano Gatwick e Wimbledon in quindici minuti scarsi. Treni a levitazione magnetica, roba da non crederci… Se ne parla da anni ormai, ma ovviamente in Italia non se ne vedono ancora. Sessanta chilometri in un quarto d’ora, si fa fatica anche a spiegarlo.
Alessandro: E’ la prima volta che arrivo in Inghilterra con il treno, mica male! Certo, il problema è arrivare a Lione, perché in Italia ancora viaggiamo con i Freccia Rossa da 40 anni. Però da Lione a Londra in treno è stata una passeggiata di salute, free wifi a velocità inimmaginabile. Tutto mi sarei aspettato tranne Novak Djokovic nel mio vagone: mamma mia quanto è ingrassato, da quando ha interrotto la nota dieta che lo portò in vetta al mondo è diventato un ciccione. A pranzo si è mangiato tre panini con il prosciutto crudo… Tre! Grazie al Maglev, comunque, sono arrivato a Wimbledon in men che non si dica, anche se un po’ rimpiango gli anni in cui dalla stazione della metropolitana sino all’All England Club ci volevano 20 minuti di sfacchinata. E’ la mia quarta volta a Wimbledon, ma sarà la prima finale della mia vita e sono emozionato come un bambino. Quasi come quella volta in cui ebbi la fortuna di assistere in prima fila alla finale di Coppa Davis tra Italia e Croazia al Foro Italico. Come scordare quella vittoria di Donati su Coric nel primo singolare. Ma erano troppo più forti di noi…
Salvatore: Comunque sia, arrivare a Wimbledon per la prima volta è un’esperienza incredibile, sembra un posto da fiaba: panchine, staccionate bianche, è tutto talmente uguale a come l’ho sempre pensato che quasi non sembra il 2025, solo un grosso pannello pubblicitario dell’iPhone 20 appena uscito mi riporta alla realtà. In fondo lo so bene che non tutto è uguale, certo, sono ormai cinque anni che addirittura i giudici di linea non ci sono più, sostituiti da quel permanent hawk eye che rende il lavoro più semplice agli arbitri, ma che secondo molti qui nel regno della sacra erba non è ancora molto amato. Sono curioso di sapere cosa ne pensano i britannici, lo chiederò in giro più tardi.
Alessandro: Wimbledon non cambia mai. Sono passati quindici anni dalla mia prima volta nel tempio del tennis, ma tutto sembra conservato come in una teca. Visito nuovamente il museo e mi vengono le lacrime agli occhi rivedendo le vittorie di Sampras, Federer, Kokkinakis. Sono curioso di vedere i match senza giudici di linea. Questa nuova, almeno per me, tecnologia non è ancora presente in molti tornei, anche se qui a Londra la utilizzano da 5 anni. Vabbè che sentire parlare me di tecnologia è ridicolo, visto che vado ancora in giro con l’Iphone 15 e nemmeno ho scaricato l’ultimo aggiornamento.
Salvatore: Mi sono deciso a venire, finalmente, perché il mio idolo, quello Stefan Kozlov che seguo praticamente da quando ho iniziato a scrivere di tennis, da quando lui aveva sedici anni e prometteva tantissimo, ora di anni ne ha ventisei ed è finalmente arrivato in finale a Wimbledon. Dopo tante occasioni sprecate e dispiaceri per i suoi tifosi, forse questa è la volta buona…
Alessandro: Stefan Kozlov, che giocatore! Finalmente in finale a Wimbledon, nel palcoscenico che il suo tennis merita da anni. Certo che il fisico in carriera non lo ha mai aiutato, ma come disegna il campo, come anticipa i colpi su quest’erba tornata finalmente rapida come un tempo, che meraviglia di tennista! Ho visto Kzlov dal vivo tante volte, ma sempre sulla terra, non certo il suo habitat naturale. A Parigi nel 2022 raggiunse al massimo gli ottavi di finale, ma Kyrgios se lo mangiò a colazione in tre rapidi set. Quest’anno l’ho rivisto ancora al Roland Garros, dove mi reco ogni anno, ma in quella circostanza ho gioito per la sconfitta di Stefan con Napolitano 7-5 al quinto sul nuovissimo campo numero 1 (al quale mai potrò affezionarmi come accaduto per lo storico campo n.1). Da quando lavora con Federer Kozlov è un altro giocatore, sembra aver ritrovato le motivazioni di inizio carriera, pare un tennista nuovo. Non mi fa impazzire questa sua mania di protagonismo sui social network, culminata con il reality “Essere Stefan Kozlov”, durante il quale abbiamo visto e vissuto le 24 ore dello statunitense durante la preparazione invernale. Tutto rigorosamente in streaming e in diretta grazie a quei malati di Youtennis e in particolare a Matteo Grigatti che ha passato un mese a casa di Kozlov a Miami. Secondo voi il fatto che si allenasse lì anche la Bencic… mi fermo qui.
Salvatore: Quando era ancora junior lo dicevamo tutti di Kozlov: grandissimo tennis, ma quel fisico minuto e gracile non lo aiuterà ad andare avanti contro i super-atleti moderni. Tutto sommato non ci eravamo sbagliati di molto, in nove anni da professionista Stefan ha racimolato poco di quello che avrebbe potuto, schiacciato da quelli più forti di lui; la finale agli US Open del 2022 persa da Zverev è rimasta isolata, per il resto solo buoni piazzamenti ma nessun acuto a livello slam. Dall’anno scorso qualcosa è cambiato però, finalmente l’ATP e l’ITF hanno portato a compimento il progetto di cui si parla almeno dal 2020: rivoluzione delle palline e delle superfici, dal 2024 giocare su erba è di nuovo sintomo di rapidità e imprevedibilità. Questo può voler dire molto per un giocatore poco potente ma strepitosamente tecnico come Kozlov, l’anno scorso è tornato in semifinale, battuto solo da un Kyle Edmond in stato di grazia che poi avrebbe conquistato il trofeo riportando i britannici alla vittoria di Murray di ben dodici anni fa. Aveva chiuso il 2024 da numero 4 del mondo, Stefan, quest’anno era partito bene, ha perso ai quarti di Melbourne dal solito Zverev, ma poi l’ha battuto in finale a Indian Wells e in semifinale a Miami prima della solita terribile stagione sul rosso conclusa con quella sconfitta al terzo turno al Roland Garros che gli ha fatto perdere cinque posizioni nel ranking. Eppure qui a Londra ha giocato finora un tennis perfetto. Poco fa, mentre passeggiavo per i viali e i campi secondari ho visto McEnroe che parlava di fronte a una videocamera. È molto invecchiato BigMac, ma ha la solita verve e la CBS non lo lascerebbe andare per nulla al mondo anche se lui borbotta che questi nuovi televisori ad altissima risoluzione gli fanno risaltare troppo le rughe. Pure vanitoso è diventato… Comunque il collega da studio deve aver chiesto a John cosa ne pensa e lui sembra molto convinto che questa sia l’occasione di Kozlov, la sorprendente scelta di chiamare Roger Federer a collaborare dopo la batosta parigina pagherà. Effettivamente, anche se è da pochissimo che Federer ha iniziato a lavorare con Kozlov, qualcosa si è visto. L’ha convinto ad accettare una wild card in fretta e furia dal suo feudo di Halle, Stefan ci è andato, ha convinto e ha pure vinto il torneo: dopo la bruciante terra di Parigi in Germania il braccio non ha tremato.
Alessandro: L’atmosfera a Wimbledon è fantastica. Cammino tra i campi secondari prima della finale, ripenso a tutti i grandi match ai quali ho assistito, come un Fognini-Verdasco strepitoso o ancora uno Youzhny-Sela di grande livello. Anche se forse l’incontro più bello al quale ho assistito, sul campo 18, fu quello di 5 anni fa tra Kyrgios e Kokkinakis: grandi amici che diedero vita a un quarto di finale di rara bellezza. Assorto nei miei pensieri giro distrattamente lo sguardo e chi incrociano i miei occhi? E’ Paolino Lorenzi, oggi tecnico federale al seguito degli under 18 azzurri. Un esempio ancora oggi per tutti gli atleti di qualsiasi sport. Sono davvero felice che ricopra questo importante ruolo in Federazione.
Salvatore: Qui a Wimbledon Federer si è diviso tra il suo nuovo allievo e il cuore di padre: le sue gemelline, Charlene e Myla, sono in finale nel doppio juniores proprio ora. Purtroppo sono arrivato in ritardo per accedere al campo e non mi fanno entrare, farò ancora qualche giro prima di approssimarmi al Centrale, ho deciso di non andarci subito e godermelo nel pieno della sua atmosfera senza capitarci goffamente prima. Non c’è moltissima gente ancora, probabilmente arriveranno tutti più tardi. Intanto non posso fare a meno di pensare che fino a ieri il campo Centrale lo guardavo dalla tv di casa, con la valigia ancora incompleta e una limonata fresca mentre guardavo CiCi Bellis vincere sulla Bouzkova il suo primo Wimbledon. Forse ieri mi sono goduto poco la partita di per sé, la stellina americana si è finalmente consacrata, vincendo nettamente dopo l’exploit in semifinale contro la veterana dei prati Petra Kvitova. Più del match già mi conquistava l’idea di esserci oggi, vedere Andy Murray nel Royal Box accanto a re Carlo, ripensare a quando pochi giorni fa li ho visti in centinaia di foto in giro per i social network, perplessi dopo la sconfitta al primo turno di Edmund, vedere Kozlov, che su questa rapida e folle erba si è fatto avanti a spallate, inusitato coraggio e colpi perfetti, pronto a giocarsi il trofeo contro il coriaceo Coric.
Alessandro: Fermo Lorenzi e inizio a chiacchierarci un po’. Rimembriamo insieme le sue vittorie, la sua bellissima carriera in giro per il mondo, e parliamo anche del torneo junior. I suoi ragazzi non sono andati benissimo, ma Paolo è fiducioso e l’annata 2007 gli dà grande fiducia. Parliamo anche dell’impresa di Donati contro Edmund al primo turno e dell’occasione mancata al secondo ostacolo contro il veterano Jarry.
Salvatore: Ho deciso di mangiare un panino, niente fragole, a quest’ora proprio non mi vanno anche se hanno l’aria fiera della tradizione. La gente comincia ad affluire, si vedono volti noti farsi largo. Intravedo Ljubicic, Karlovic e Daniela Hantuchova che da un annetto lavora con la WTA per la comunicazione, molto elegante, ma non sembra del tutto a suo agio con il tablet innovativo che ha in mano. Giurerei di aver visto CiCi Bellis, ma non ne sono sicuro. Mentre mi godo il lento avvicinamento al Centrale, riguardo sullo smartphone il tabellone del singolare maschile, come se non lo sapessi praticamente a memoria: quasi tutte vittorie tremanti per Kozlov compreso un quarto turno quasi buttato via contro il veterano Dominic Thiem finito al quinto ma risolto bene e poi la semifinale di venerdì, incredibile, di grande carattere, contro Alexander Zverev: quattro set e tre tie-break per liberarsi del tedesco dal servizio d’oro e favorito d’obbligo per la vittoria finale. Si avvicinano ragazzi con le tute dell’USTA, li guida un signore con un microfono wireless, probabilmente li sta portando in giro prima di accedere al Centrale. Non capisco bene quello che dice, il vocio è abbondante e la gente comincia ad affluire. Sento che fa dei nomi… Connors, Borg, McEnroe, Edberg, Sampras, Federer, Murray, Nadal, Dimitrov e qualcun altro che sicuramente mi sfugge mentre cammino in direzione inversa a loro. E l’occasione mi sembra simbolica, cammino verso il Centrale sentendo Wimbledon che celebra i suoi eroi, anche se attraverso la voce stanca di una guida a un gruppo di ragazzi americani, quella lista di nomi snocciolati diventano una liturgia salmodiata che mi accompagna alla finale di Wimbledon 2025.
(Fine Prima Parte)
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