di Filippo Baldi (con Matteo Mosciatti)
Si, è vero, volevo smettere. In questi tre anni ho più volte pensato di appendere la racchetta al chiodo. L’ultima a gennaio, non troppo tempo fa. Momenti duri, difficili da gestire e da comprendere. Adesso, però, questo pensiero è volato via e voglio dare tutto me stesso per crescere e scoprire dove posso arrivare.
La storia è cambiata ed è cambiata soprattutto grazie alle persone con cui lavoro a Palermo. In primis Francesco Aldi, che mi segue sempre ai tornei, Francesco Cinà, i preparatori atletici Mandelli e Intile. Lavoriamo tutti insieme con un unico obiettivo. Grazie a un posto fantastico e a gente che ha solo voglia di farmi crescere e migliorare, sono riuscito a ritrovare me stesso.
È stata una rinascita. Tutto è iniziato a fine luglio. Mi sentivo diverso, mi allenavo con molta più intensità e continuità, iniziavo a provare buone sensazioni. Da lì la prima finale Futures in Finlandia: ho giocato un buon torneo e sentivo di dover crescere ancora, ma è stato un punto di partenza importante per la seconda parte di stagione.
In campo riuscivo a stare concentrato dall’inizio alla fine, ero costante e, di conseguenza, giocavo meglio. Quei giorni abbiamo programmato bene i tornei autunnali e il mio livello tennistico si è alzato sempre di più, come quello mentale. In Tunisia ho vinto il mio primo titolo giocando molto bene: una bella soddisfazione, finalmente ci ero riuscito. Ma pochi festeggiamenti, sono tornato a Palermo ad allenarmi consapevole di dover mettere dentro lavoro e benzina per continuare la stagione. E così ho fatto.
Son tornato in Tunisia e ho vinto il mio secondo torneo. Ero sempre più consapevole di esser tornato ad esprimermi come volevo ma allo stesso tempo sapevo, e so tutt’ora, che c’è da spingere ancora molto sull’acceleratore. Dopo i due titoli vedevo la classifica migliorare e, con l’obiettivo di salire il più possibile entro fine anno, sono andato in Sardegna: eliminato al primo turno, ho sfruttato il doppio per allenarmi bene. Poi il secondo torneo in cui ho giocato 2-3 buone partite, sono arrivato in semifinale conquistando altri punti ma soprattutto la consapevolezza di aver trovato continuità di risultati.
Ed eccoci arrivati a Basiglio. Rientrato a casa mi sono preparato per le tanto attese qualificazioni alle ATP Next Gen Finals. Ci siamo allenati ed abbiamo lavorato molto bene sui campi velocissimi e al primo turno, contro Berrettini, lo sentivo subito: ero in perfetta forma tecnica, fisica e mentale. Ho vinto e mi sono trovato in semifinale Pellegrino, contro il quale sapevo di dover giocare al meglio per poter vincere. Come il giorno prima, mi sentivo fin da subito a mio agio: stesso esito, un’altra vittoria, un’altra gioia.
In finale c’era Quinzi, che partita! Intensità altissima sin dall’inizio, ma purtroppo questa volta il mio avversario ha avuto la meglio in 5 set. È stato un piacere giocare contro un amico con cui son cresciuto e ho vissuto tantissime esperienze favolose nel corso della carriera Juniores. Nulla da rimproverarmi, ho giocato un ottimo torneo. Così sono rimasto ad allenarmi una settimana alle Finals, ottima esperienza che mi ha ricaricato in vista degli ultimi due tornei.
Ricevuta, poi, la Wild Card ai Challenger di Brescia ed Andria, ho concluso l’anno forse nel migliore dei modi giocando due ottimi tornei, soprattutto il secondo in cui ho raggiunto la semifinale sentendomi veramente bene. Cosa intendo per sentirmi bene in campo? Sono spensierato, sicuro, mi diverto e non ho paura di prendere rischi durante l’incontro.
Fino a poco tempo fa non ero pronto. Ho passato tre anni difficili prima di questo 2017, con tante pressioni, aspettative, tante delle quali create da me stesso. Pretendevo molto, moltissimo. Volevo “arrivare” subito senza capire di non essere ancora pronto. Giocavo con ansia, non avevo controllo e entravo in campo pensando di dover vincere, prima che di migliorare. Questo mi faceva perdere partite che non avrei dovuto e giorno dopo giorno vedevo una regressione rispetto al giocatore che ero. Lontano anni luce da quello che volevo diventare.
Ogni stagione che passa capisco cose nuove, le vedo in maniera più matura. Oggi dal punto di vista mentale son cresciuto molto e sì, credo di essere nel mio miglior momento sia fisico, sia mentale, che tennistico. Sono convinto che tutto questo parta dalla testa.
Son diverso da quando avevo 17 anni. Per altri versi sono identico. Uguale perché son tornato finalmente a godermi la fortuna di poter giocare a tennis e quindi in campo mi diverto e gioco libero, con meno pensieri. Le difficoltà invece le affronto in maniera totalmente differente e questo è un bene, perché so che l’anno prossimo sarà molto importante e allo stesso tempo difficile. Non avevo ancora capito cosa significasse una carriera da professionista. Ho sbagliato. Ho sofferto. Ora sono pronto ad affrontare tutto. Voglio lavorare con il mio staff a Palermo e non avere altre distrazioni, voglio entrare in campo con la giusta carica per migliorare sempre più e scalare ancora la classifica. Sono diverso, sono cresciuto, sono pronto.