di Giorgio Giosuè Perri
Un metro e ottanta, settantacinque kilogrammi. Yen-Hsun Lu nasce a Taoyuan County, Taiwan. Non è mai balzato all’onore delle cronache visto che il suo Best Ranking è fermo alla trentaseiesima posizione, ma ad oggi è considerato il tennista della Repubblica Cinese più forte della storia. Dietro di lui, il vuoto. Solo Jimmy Wang (anche lui taiwanese) ha svolto una dignitosa carriera, ormai arrivata al termine. La cosa che sorprende è la pochissima notorietà posseduta, ma d’altronde da quelle parti sono altri gli sport ad andare forti. Questo però, solo in campo maschile, considerando che da almeno un mese il circus tennistico è stato fortemente chiamato in causa per il ritiro di Li Na, una donna capace di far muovere un intero continente.
Giocatore abbastanza lineare, comportamento in campo impeccabile. Si potrebbe definire un gran lavoratore. Serve bene e i fondamentali gli consentono di sostenere lo scambio con tutti i colleghi del circuito. La potenza dei colpi, però, lo limita e non poco. Quest’anno vanta un bilancio di 22 vittorie e 18 sconfitte, gli ottavi di finale raggiunti nel Masters 1000 di Cincinnati, una finale ad Auckland e la vittoria nel Challenger di Kaohsiung. Attualmente si trova stabilmente nella top 50, al quarantaduesimo posto.
E’ di pochi giorni fa una notizia che ha portato parecchio scompiglio nella vita e nella carriera del taiwanese. I Giochi Asiatici sono un evento sportivo quadriennale che riunisce i migliori giocatori del continente, che come nei Giochi Olimpici si sfidano in tutte le categorie, tennis incluso. Lu, favorito del tabellone e prima testa di serie, in concomitanza del torneo “di casa” si era anche iscritto a Pechino, chiedendo di poter esordire il mercoledì, a dispetto della finale (per cui si è poi qualificato) che si sarebbe dovuta giocare il martedì. L’ATP ha però minacciato in maniera molto aggressiva il giocatore di Taiwan, obbligandolo a prendere una scelta assai scomoda. L’ultimatum prevedeva la cancellazione immediata da uno dei due tornei, in caso contrario sarebbe scattata la multa di 100.000 dollari, ma soprattutto la squalifica dal circuito per tre anni. Una sanzione del tutto snaturata vista la collocazione di Lu nel tennis asiatico. Le parole dello stesso giocatore, sono emblematiche, perché ritrovatosi appena un giorno prima delle competizioni a dover rinunciare a qualcosa a cui teneva particolarmente, lo ha ferito e non poco. La cosa curiosa è proprio il trattamento riservato al giocatore di Taiwan, che alla fine, palesemente annoiato dalla situazione, ha finito per perdere la finale riuscendo a racimolare appena 4 giochi contro il giapponese Nishioka. Il vero punto di domanda è: perché? Cose del genere, negli anni, sono successe anche a Golubev e Kukushkin, ma siamo certi che se Nishikori avesse deciso di prendere parte ai Giochi Asiatici, ci saremmo ritrovati di fronte alla stessa situazione? E’ un interrogativo che non trova, e probabilmente, non troverà mai risposta, ma una riflessione del genere dovrebbe far aprire gli occhi sulla situazione tennistica internazionale e mondiale a tanti, si spera.