di Alessandro Stoppani
Si sa che quando all’appello mancano le sorelle Williams, l’area di favorite si allarga a macchia d’olio rendendo ogni torneo aperto a qualsiasi evenienza. A giovarne è sì l’equilibrio, ma decisamente meno lo spettacolo e l’appeal, poiché la presenza di Venus e Serena è sempre un motivo di richiamo per gli appassionati che vanno a gremire gli spalti.
Capita così che a Indian Wells conseguano il traguardo della finale una rivitalizzata Jankovic, affrancatasi dalle insicurezze dell’ultimo anno, e la danese Wozniacki, una giocatrice che ha ormai raggiunto una stabilità di prima fascia. Cronaca di una finale del tutto inedita (ma anche poco avvincente) che ha celebrato il ritorno al successo di una Jelena Jankovic capace di invertire una tendenza da troppo tempo negativa. Basti pensare che la serba non sollevava al cielo un trofeo dalla bellezza di quasi 8 mesi, segnatamente, da Cincinnati 2009. Nel corso di una stagione punteggiata da pochissime soddisfazioni e tante, troppe delusioni che ne avevano minato il morale. Per lei si tratta del dodicesimo trionfo nel circuito maggiore, dopo Budapest 2004, Auckland, Charleston, Roma e Birmingham 2007, Roma, Pechino, Stoccarda e Mosca 2008, Marbella e Cincinnati 2009. Sulla scorta dei tre precedenti diretti favorevoli, Jelena Jankovic ha costretto alla resa Caroline Wozniacki (6-2, 6-4), delimitando in entrambi i set su margini invalicabili le velleità dell’avversaria. La danese non è riuscita a mantenere i livelli d’intensità della serba,che l’ha soverchiata sul piano del ritmo e della pressione esercitata, specie con la soluzione bimane di rovescio. Tuttavia, per stabilire con fermezza se la Jankovic sia tornata su livelli d’eccellenza, dovremo attendere altri tornei, con ai nastri di partenza le sorelle Williams, oltre alle belghe Henin e Clijsters. Queste ultime, ad onor del vero, hanno partecipato al prestigioso torneo californiano, pur senza lasciare traccia, tanto che hanno ben presto ammainato bandiera bianca.
La danese Wozniacki, dal canto suo, può mitigare la delusione della sconfitta in finale con l’ottenimento della seconda posizione in graduatoria, suo personale best ranking; oltre alla consapevolezza di essere divenuta a tutti gli effetti una top-player.
Era estremamente nutrita la pattuglia di azzurre in tabellone anche se, nessuna di esse, è riuscita a varcare la soglia del terzo turno. Il terzo round del torneo, infatti, ha segnato il capolinea del torneo di Pennetta, Schiavone, Errani e Vinci, tutte eliminate ancorchè con l’onore delle armi e non senza dei rimpianti. Ognuna di loro ha lottato coraggiosamente incamerando un set, ma finendo per soccombere alla distanza per un insieme di fattori.
La punta di diamante del nostro movimento, Flavia Pennetta, si è consegnata in 3 set all’israeliana Shahar Peer, denotando un ritardo di condizione figlio dello stiramento occorsole durante gli ottavi di finale del torneo di Dubai. Tant’è che dopo aver lottato ad armi pari per due set, nella terza e decisiva frazione la brindisina si è trovata a corto di energie, essendo ancora lontana dalla piena efficienza fisica. In un periodo di scarsa brillantezza come questo, l’importante è ora che Flavia ritrovi la miglior condizione psicofisica per tornare a recitare il ruolo che più le compete, quello di protagonista. Un plauso spetta a Roberta Vinci che ha mietuto due eccellenti scalpi ai primi due turni come Melanie Oudin e Daniela Hantuchova, conseguendo due vittorie contro pronostico che contribuiranno a rafforzarne l’autostima. Al terzo turno, poi, la tarantina ha segnato il passo per mano della belga Wickmayer (lo spauracchio delle italiane), non prima di averle dato filo da torcere. Più che onorevole è stata la resa di Sara Errani, mai così vicina all’impresa di sconfiggere la futura vincitrice del torneo, Jelena Jankovic, al cospetto della quale la bolognese ha ribattuto colpo su colpo. La Errani è stata la giocatrice che ha maggiormente messo a dura prova nel corso del torneo la ritrovata campionessa serba, tanto da costringerla agli straordinari. Può tra l’altro vantarsi di essere stata l’unica a farle smarrire un set.
Il terzo turno è costato l’eliminazione del torneo anche per Francesca Schiavone a cui non sono bastate le consuete doti di combattente per venire a capo della francese Rezai. Così in prossimità degli ottavi di finale si è azzerata la rappresentanza di tenniste italiane.
L’auspicio è che a Miami possa accrescere lo stato di forma di Flavia Pennetta, poichè il nostro tennis ha più che mai bisogno di alimentarsi dei risultati della brindisina, intenta ad accedere nuovamente tra le top-ten.
Alessandro Stoppani
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