di Sergio Pastena
L’Australia c’è…
Dopo anni di letargo il tennis australiano dà segni di risveglio. Lo fa con Tomic, che sbatte fuori Verdasco e Querrey guadagnandosi una sfida “possibile” contro Dolgopolov. Lo fa con Hewitt, che resuscita ancora una volta eliminando Stebe e Roddick. E fin qui la cosa era prevedibile. Questo torneo, però, porta alla ribalta anche un Duckworth in versione “no fear”, che supera Zopp e mette in difficoltà Tipsarevic. Ebden si è perso sul più bello, facendosi rimontare da Nishikori, e anche gli altri non hanno fatto brutte figure: rese onorevoli per Mitchell e Matosevic contro Isner e Monfils, impresa sfiorata da Greg Jones, anche lui rimontato da un Dolgopolov di cui parleremo poi.
…l’Italia no
Non fosse stato per Cipolla, straordinario contro Davydenko e competitivo contro Lopez, staremmo qui a parlare di un altro strike al primo turno, con i nostri connazionali nel ruolo dei birilli. Non si chiedeva certo a Lorenzi di battere Djokovic nè a Volandri di eliminare Raonic. Passi anche per Seppi, che aveva di fronte Gasquet. Fognini, però, aveva un buon draw e ha perso l’occasione, cedendo a Falla, di trovarsi di fronte un Mardy Fish opaco per poi mettere nel mirino Kohlschreiber: senza andare troppo lontano coi sogni, almeno il colombiano era alla sua portata. Stesso discorso per Starace, che non è uomo da veloce ma aveva di fronte Tatsuma Ito. L’altra nota lieta è Matteo Viola, che contro Giraldo poco ha potuto.
Davide e Golia
E’ stata una sofferenza vedere Pollicino Rochus maltrattato in quel modo da Berdych. Sembrava un incontro di boxe tra Pacquiao e Valuev: gioco di gambe, finte, jab al corpo, schivate e poi l’avversario mette un solo cazzotto e ti manda al creatore. Il belga avrebbe meritato almeno il terzo set, nel quale si è arrampicato al tie break, ma ogni singolo colpo metteva in evidenza la differenza di potenza tra i due. La tecnica delle armi che batte le armi della tecnica.
A corrente alternata
Altro elogio di Dolgopolov, anche se ha vinto due partite in maniera stentata. L’ucraino migliora: se prima entrava e usciva dalla partita nel corso dello stesso set, ora riesce a farlo nello stesso game e persino nello stesso scambio. Contro Kamke in almeno un paio di occasioni ha giocato quattro o cinque colpi mediocri di fila da buona posizione e poi ha chiuso il punto sparando traccianti profondissimi e rovesciando lo scambio. Contro il tedesco ha battuto il record mondiale di colpi in back. Contro Greg Jones è sceso in campo all’inizio del terzo set, ha pagato il compenso alla sua controfigura e, da quel momento, l’australiano ha fatto quattro games totali. E’ talmente psicopatico da risultare adorabile.
L’overrule assassino
Kader Nouni è il sosia di Lenny Kravitz e, probabilmente, ha la stessa vocazione per lo spettacolo. Durante il finale di Isner-Nalbandian, a un certo punto, ha azzeccato la chiamata del torneo chiamando l’overrule su una bomba dell’americano che nessuno aveva contestato. Pochi scambi dopo ha fatto lo stesso su un servizio di Isner, in occasione di una palla break che odorava di match point, e non pago di ciò ha negato l’hawk-eye a Nalbandian perché ci aveva messo troppo tempo a chiamarlo, il tutto senza considerare che in occasione di una decisione del genere il giocatore, umanamente, perde sempre qualche secondo per riprendersi dallo stupore. Nalbandian ha perso e ci è andato giù pesante in sala stampa (comprensibile). Impressione personalissima: Nouni, pompato a dismisura nel proprio ego dopo la bella chiamata fatta poco prima, ha provato il bis; vista la reazione di Nalbandian, che praticamente gli ha riso in faccia, ha capito di aver toppato alla grande e ha “insabbiato” la decisione negando l’occhio di falco. Spero vivamente di sbagliarmi.
Urna for president
Chela-Russell. Machado-Ferrer. Gimeno Traver-Bogomolov. Riba-Montanes. Granollers-Levine. Berlocq-Huta Galung. Nielsen-Anderson. De Voest-Lu. Isner-Mitchell. Sapete come si dice? Finchè s’ammazzano tra di loro… un applauso all’urna del sorteggio per il brutticidio.
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