di Matteo Viola
Giù il cappello di fronte all’ennesima vittoria miracolosa di Matteo Viola a Melbourne. Il tennista veneto, classe 1987 e numero 155 Atp, ha vinto l’ennesima maratona e si è qualificato per il main draw degli Australian Open, primo Slam della sua carriera. Teo, dopo la clamorosa rimonta da 0-5 0-40 al terzo set contro Lajovic, ha superato Veic e nella notte Rik De Voest, numero 122 Atp, col punteggio di 46 76(5) 64, recuperando un set e un break di svantaggio. Viola ha ribaltato lo stereotipo del tennista italiano, che lo vuole sempre sconfitto quando”il gioco si fa duro”.
Matteo è un ragazzo da prendere come esempio per tutti i giovani che vogliono fare questo “lavoro”. Viola non ha un gran servizio, anche a causa di un problema annoso alla schiena che non gli permette di inarcarsi, ha un dritto che negli ultimi anni è migliorato molto ma che non è ancora solidissimo, mentre il rovescio bimane è qualcosa di sublime e quando impatta la palla sei certo che farà male all’avversario. Inoltre è allenato in maniera straordinaria su reattività, resistenza e velocità: difficile fare un vincente a Matteo.
Ma la cosa che più colpisce è il grande lavoro tecnico che Viola sta svolgendo da anni con il maestro Mantegazza. Fino a 3-4 anni fa nessuno avrebbe mai detto che Viola sarebbe entrato anche solamente nei top-300, mentre Matteo sembra ormai lanciato verso i primi 100 giocatori del mondo. Inoltre l’impresa è stata portata a termine sul cemento, non esattamente la superficie ideale del veneto, più adatto alla terra battuta. Adesso affronterà, nel tabellone principale, un giocatore molto ostico quale il colombiano Santiago Giraldo, con un altro sogno nel cassetto: sfidare Djokovic al secondo turno!
Chapeu, Monsieur Viola, noi vogliamo il quarto miracolo!
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