Australia, 31 gennaio. Fabio Fognini e Simone Bolelli diventano la prima coppia italiana, nell’Era Open, a trionfare in una prova dello Slam in doppio.
Le premesse non possono che essere incoraggianti, un torneo straordinario e giocato con un’intensità pazzesca dai due. La chiave del successo? L’amicizia, quei mille sorrisi in campo, quella simpatia che li contraddistingue. “I’m happy because.. Chicco abbiamo vinto uno Slam, cazzo” dice Fognini durante la premazione, e difficilmente troveremmo parole migliori per definire l’impresa compiuta dai due azzurri.
Dalla prossima settimana si torna alla normalità, da un canto abbiamo un giocatore che ha chiuso gli ultimi due anni in top 20, che ha trascinato l’Italdavis in semifinale e che con il talento che ha, potrebbe permettersi di insidiare anche le prime dieci posizioni mondiali. Dall’altra parte abbiamo un giocatore a cui la Top 50 sta troppo stretta, che gioca un tennis splendido e che a causa dei tanti problemi fisici (e non) si ritrova all’ennesima scalata della sua carriera. Ora, la domanda è: questa vittoria cambierà il futuro dei nostri portacolori?
Partendo dal presupposto che immediatamente dopo la finale, i due, in conferenza stampa hanno ribattuto la loro voglia di giocare tutti i Masters 1000 oltre agli Slam, è impossibile non evidenziare come i 2000 punti conquistati li abbiano praticamente proiettati verso il Masters di fine anno, torneo in cui lo scorso anno l’ultima coppia a qualificarsi ci riuscì con 3045 punti. Hanno anche tenuto a dire che, pur rimanendo un impegno più che concreto, il doppio continuerà a fare da cornice alla carriera in singolare, logicamente.
Si è parlato spesso della posizione di Fabio nelle ultime settimane, ma si è parlato fin troppo poco di quella di Bolelli che grazie al secondo turno raggiunto in Australia si è garantito la Top 50. Il punto del discorso è quanto mai semplice. Fognini a caccia di conferme, Bolelli a caccia di traguardi importanti. L’aiuto che i due possono darsi nel corso dei prossimi mesi, non va sottovalutato. Il ligure ha deluso profondamente in singolare, Bolelli ha fatto quello che ha potuto, strappando anche un set a Federer. Fognini a gennaio non ha ancora vinto un match, tra esibizioni e partite ufficiali, Bolelli ha fatto secondo turno a Doha e quarti di finale a Sidney. Impossibile non ammettere quanto il divario di valori in campo sia impari, ma il llgure è comunque riuscito ad uscire allo scoperto e ad esprimere un tennis, se non altro, buono. Il doppio, in ogni caso, non ha fatto altro che evidenziare e ingigantire i problemi di Fabio, soprattutto al servizio, che in qualche modo sembra essersi svegliato dal letargo in cui è caduto ad agosto del 2014. Il non aver saputo reggere la pressione è una scusa che a questo punto non vogliamo più sentire, visto il modo in cui è riuscito a mantenere i nervi saldi nei momenti decisivi nel torneo di doppio. Simone, ha invece dimostrato più che mai la sua propensione a mettercela tutta: che sia un Challenger, una qualificazione ATP o una finale di un Grande Slam. E’ proprio così che vogliamo vederlo, concentrato, sereno e con voglia di migliorarsi sempre.
Al via la parte di stagione che Fabio ama, quella in cui Bolelli più che altro non deve difendere troppo. La trasferta sudamericana rappresenterà un trampolino importante per il resto della stagione e in particolar modo per i primi due Masters 1000 dell’anno, dove Fabio difende veramente tanti punti. E tra un mese c’è la Davis.. E ci sono da decidere i titolari. Quale destino, poi, per l’Italdavis? Il doppio è assodato, ma tra Fognini, Seppi e Bolelli è sfida nella sfida. Chi lasciare fuori, allo stato attuale delle cose? Per i “Fichis” è un mese importantissimo, un mese per tornare ad essere grandi, per mettere a tacere le critiche e le malelingue.
I successi in doppio non devono rappresentare l’apice, ma la base per costruirne ancora tanti altri. Fabio, pur non pensandolo, ha già dato l’impressione di essersi accontentato delle vittorie in singolare, ma sappiamo tutti perfettamente che non è così. Bolelli ha la possibilità di dimostrare ancora tanto, soprattutto perché ha le carte in regola per farlo.
Il tennis è diventato uno sport a lunga stagionatura. Gli italiani ne sono la conferma: Schiavone, Pennetta e Vinci hanno ottenuto i risultati migliori già “grandi”. La speranza è quella che i colleghi maschi, possano emulare le gesta delle colleghe.