di Federico Mariani
L’Italia s’è desta. C’è una gradevole ridondanza di tale espressione oggi più che mai inflazionata per questo scampolo di 2015 tennistico. Qualcosa si sta muovendo, si sta evolvendo. Non grazie ad un movimento in salute, ma per merito di splendidi ragazzi, volenterosi, talentuosi e finalmente vincenti.
Dopo l’epica vittoria di Seppi a Melbourne con Federer, lo Slam conquistato dalla premiata ditta Fognini-Bolelli sempre in Australia e la magica cavalcata di Vanni a San Paolo, è ancora una volta Simone Bolelli a portare in alto i colori azzurri battendo nel 250 di Marsiglia Milos Raonic, numero sei del mondo e prima testa di serie del seeding.
E’ il primo successo per Simone contro un top ten, è una vittoria che suggella in modo definitivo il ritorno su standard non alti, altissimi del miglior interprete con racchetta del panorama italiano. Sì, perché il tennis del talento di Budrio è un patrimonio, è un’eccellenza, e ciò va detto con profonda onestà intellettuale senza cadere in facili (e talvolta falsi) patriottismi.
Vedere Bolelli giocare è elettrizzante, magico. Ha una facilità di tennis concessa a pochissimi eletti e constatare che un talento del genere non sia mai riuscito ad entrare tra i primi trenta giocatori del mondo è quasi straziante. Durante il suo esilio, forzato da sfortunati guai fisici, si era quasi persa la speranza di ammirare ancora Bolelli, di vederlo ritoccare quel best ranking bugiardo, di vederlo finalmente competere coi migliori giocatori del pianeta e batterli come è nelle sue possibilità.
Oggi c’è una nuova speranza, c’è una rincorsa partita lo scorso anno nel tremendo limbo dei Challenger e finalmente completata con una classifica che ora permette l’ingresso nei tornei dei più forti. C’è oggi, ma soprattutto c’è stato ieri quando non ha mai smesso di credere e di investire su stesso . Questa non è retorica, è solo un giusto riconoscimento ad un grande ragazzo prima che un talento sublime che non ha ancora espresso appieno il suo potenziale.
La vittoria odierna, ottenuta contro un avversario fortissimo ai limiti del proibitivo visto che si è giocato su cemento indoor, non può che significare la fine di una fase e l’inizio di una successiva. Ora Simone deve calarsi in una nuova dimensione perché, con quel tennis e con quel braccio, nulla è precluso. Mai successo fu più meritato, bravo bravo bravo Bole!
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