“Le conoscenze di un individuo” scriveva Piero Angela, “hanno valore soltanto se possono permettergli di capire il mondo in cui vive e eventualmente permettergli di modificarlo a suo vantaggio”. Ryan Jay Owens, pallavolista nato in Colorado nel 1980, ha provato a mettere in pratica questo principio, a mettere a frutto esperienze e conoscenze per migliorare il mondo, almeno quello dello sport. “Sono cresciuto nel West Side” ci racconta, “il ghetto di Chicago. Ho frequentato il liceo e qui ho praticato tutti gli sport d’avventura, la mountain bike, le bici bmax, lo snowboard. Ho addirittura in una gara sui pattini in linea, i rollerblade, e questo mi ha portato a giocare a pallavolo! Ho incontrato un amico che mi ha fatto provare per la prima volta questo sport, chiedendomi se volessi provare durante una lezione di matematica del terzo anno. Io non avevo assolutamente idea di cosa fosse la pallavolo, non sapevo che si giocasse indoor, su sabbia e tutto il resto. A quei tempi il bellissimo film “Top gun” era il mio film preferito, così decisi di provare e mi innamorai, cominciando a giocare per il college”. Gioca due anni per un junior college in California, l’Orange Coast College e nel 2002 si sposta a Lipsia, “grazie a un mio compagno di squadra che era di li e mi ha permesso di usare la sua stanza. Da li poi ho passato il resto dell’estate a girare per l’Europa per trovare una squadra. Alla fine ne ho trovata una in Belgio e sono passato professionista. Nel 2005 sono entrato in nazionale e nel 2008 sono stato nominato top scorer in Finlandia e nel 2012 sono arrivato in Italia con il Ravenna. Abbiamo vinto lo Us Open, con il mio team di Chicago la scorsa estate ed è stato fantastico essere campione negli Usa e individualmente sono stato più volte nominato giocatore della settimana e cose di questo tipo. L’obiettivo è quello di entrare in nazionale perché voglio andare alle Olimpiadi, nell’indoor o nel beach non importa. L’importante è andarci” .
Domanda d’obbligo è quella a riguardo di come ci si innamora di uno sport e per quale motivo. “Amo la pallavolo perché è la mia passione, è una delle poche cose che mi permette di rilassarmi e concentrarmi su una cosa nello stesso momento e amo la sfida perché ovviamente non è semplice giocare questo sport, devi avere diverse abilità e quello che importa è la vittoria della squadra” .
Sono due i siti utilizzati da Ryan per il proprio progetto. “Uso il mio sito personale per ospitare il blog e per il podcast. L’altro, Elitevolley.com, vuole dare a tutti i giocatori di pallavolo le conoscenze per essere riuscire in questo sport ma è anche un modo per accordarsi con le squadre, sia per il college e sia per il professionismo”. Ci tiene a sottolineare di non aver avuto alcun aiuto nella creazione dei due siti. “Ho fatto tutto da solo, usando strumenti online e da anni ho cercato sempre di capire le cose da solo, ho usato anche video youtube e corsi online e così diciamo che ho imparato” .
Nelle interviste che pubblica su Beyond Athletic, Owens ha incontrato sportivi di ogni tipo, non solo pallavolisti. “L’ho creato per condividere l’esperienza che ho vissuto fino ad ora come atleta e come viaggiatore nel mondo, avendo trovato la mia squadra da solo. Volevo portare tutti gli atleti che conoscevo e tutti quelli che pensavo fossero bravi, sia come persone che come atleti, per usarli come quasi mentori per quelli che avevano bisogno, per aiutare a capire come diventare grandi atleti, come creare una buona mentalità. Ho portato esperti di tutti i settori: psicologia, salute, nutrizione, finanza, educazione”.
La domanda che quasi tutte le persone si potrebbero porre è la seguente: perché un giocatore professionista si lancia in un’iniziativa del genere? “Amo fare queste cose perché voglio aiutare le persone, perché durante il mio percorso tantissime persone mi hanno aiutato a diventare un’atleta e la persona che sono oggi e se avessi incontrato queste persone prima e avessi imparato la lezione prima, avrei potuto fare molto di più nella mia vita. Così voglio aiutare queste persone a trovare il successo nella vita, nello sport, nell’educazione, nell’amore, nella felicità, in qualsiasi cosa. Voglio quindi dare gli strumenti ed è per questo che sono così felice di Beyond Atletic. Voglio che gli altri imparino a usare gli strumenti per fare del loro sport quello che vogliono fare nella vita, essere un campione, imparare strategie di business, sposarsi, avere figli, essere felici e aiutare gli altri. Tutte le persone che provo ad avere nel mio podcast hanno ottenuto molto nel proprio sport e nella propria vita. Sono donne e uomini che arrivano da famiglie diverse, alcuni hanno studiato e altri no, alcuni hanno fatto tutto da soli, altri hanno avuto supporto. Ma hanno tutti una cosa in comune: vogliono diventare campioni e hanno tutti affrontato grandi sfide per provare a diventarlo”. Nel suo ciclo di interviste, Owens ha incontrato anche Dino Marcan (nella foto), tennista classe 1991, con un best ranking di numero 289 in singolare e 151 in doppio, che si è spostato alla Img Academy in Florida da junior, un periodo in cui ha partecipato a tutti gli Slam e vinto un titolo al Roland Garros in doppio. Poi ha deciso di frequentare la Ohio State University. Da professionista ha vinto 4 titoli futures. Il college, suggerisce Marcan, è di nuovo un’alternativa valida, non più solo una scelta di ripiego, per un giovane tennista. “Ai giocatori dico che se non sei sicuro al 100% che tu abbia le cose giuste in quel momento per essere subito un top 100-200, di andare al college e prendersi uno, due, anche tre anni, perché aiuta nel passaggio da junior a pro. Gli Stati Uniti” conclude, “ti danno l’opportunità per competere ad alti livelli e ricevere allo stesso tempo una buona educazione”.
Una scelta, quella di frequentare un college negli Usa, che Marcan condivide con Antoine Benneteau, fratello del più famoso Julien, che si è laureato all’università della Florida con una laurea in gestione aziendale. Dopo il college è diventato professionista, arrivando al numero 370 come best ranking e vincendo 3 futures. Ora è giornalista per un canale televisivo francese, L’Equipe 21. “Prendere una laurea al college ti porterà nuove opportunità dopo che la tua carriera sarà finita” ha detto Benneteau a Owens. “Se non avessi avuto la mia laurea alla Università della Florida non sarei stato in grado di essere nella scuola di giornalismo e fare il lavoro che amo. Per questo è importante non interessarsi solo del proprio sport”. Oltre ad allargare i propri orizzonti, Benneteau si sofferma anche sull’importanza della preparazione fisica. “Prenditi cura del tuo corpo, non lasciare che la pressione ti porti a prolungare un possibile infortunio e magari a peggiorarlo. E quando sei infortunato, fai tutto quello che occorre per tornare più forte di prima”. Un aspetto importantissimo in qualsiasi sport è quello psicologico. “Tutti quelli che raggiungono qualcosa hanno metodi per portarli in uno stato mentale positivo e sfidarli” spiega Owens. “La psicologia entra perché in situazioni di difficoltà, la maggior parte delle persone lascia, i campioni continuano. Quando le persone fanno bene, i campioni pensano ancora di poter migliorare, imparando qualcosa di nuovo, cambiando obiettivo e ponendone uno più alto nel proprio sport. Penso che questa sia la maggiore differenza e penso che sia assolutamente importante perché senza la capacità mentale, è li che vedi la differenza tra i campioni e gli atleti “normali”. Molte persone pensano di avere delle buone qualità in una determinata abilità, forse si concentrano anche sull’essere forte e in salute ma molti non hanno la conoscenza adeguata per fare queste cose. Le persone non si riescono a vedere come vincenti, nemmeno chi ha avuto successo. Se non riesci a vederti usare le abilità che ti servono nello sport che pratichi, non le metterai mai a frutto. Se non ti immagini con un trofeo in mano, o con un medaglia al collo, non riuscirai mai a ottenerla. Perciò quello che penso è che se la tua mente non è connessa a quello che vuoi fare, il tuo corpo non lo sarà altrettanto. Per questa ragione è un grande errore per gli atleti quello di non spendere tempo per il loro stato mentale, cosa che si dovrebbe fare anche ogni giorno, per vedere la mente se è chiara e lo puoi fare soltanto meditando. Ed è questo quello che vedo in tutte le persone di successo nello sport e nel business. Il 99% medita, tutti meditano. Si fermano ogni giorno, respirano e meditano.”
Quanto sia importante la psicologia e la mentalità, lo sanno soprattutto gli appassionati di tennis che si trovano ad osservare diversi tipi di giocatori. Migliaia di volte capita di vedere tennisti avanti nel punteggio, con match point addirittura, bloccarsi nel momento più importante della partita, quasi inspiegabilmente (ricordo ad esempio il match, visto dal vivo, in cui Hanescu sbagliò uno smash a campo aperto sul match point contro Veic e da quel momento perse completamente la testa e il match). E addirittura si possono ricordare situazioni ancora più assurde, come quella della Pervak a Baku lo scorso anno (avanti 60 40* 15-40) o tennisti che vincono lottando annullando 10 o più match point. Quello che poi accade nel tennis femminile è più che noto, tenniste che arrivano a 5 game vinti in un set e poi nel momento più importante, cedono senza una specifica ragione. La psicologia diventa così importante che quasi diventa più importante del talento in sé per sé. Che poi arrivi addirittura ad occupare la vita di tutti i giorni è noto, ogni persona ha dei momenti in cui sente pressione, magari per una decisione importante, magari per qualcosa che stia accadendo, qualsiasi cosa. Semplicemente il meccanismo psicologico riguarda chiunque, in ogni momento ed è per questo motivo che bisogna circondarsi di persone che abbiano le competenze giuste.
“Porta quante più persone puoi nel tuo angolo, perché tutti i consigli possono essere utili” suggerisce Marcan, che ha iniziato a lavorare con psicologi dello sport. “Ci siamo accorti che avevo una grande paura di fallire e per questo non riuscivo a dare il 100%. Iniziando a lavorare con loro, ho cominciato a competere al massimo, smettendomi di preoccupare del risultato e concentrandomi sui progressi. Evita la paura del fallimento e dai sempre il 100%”: è questo il messaggio più forte che può arrivare ai tennisti di ogni età. Sempre con la consapevolezza, conclude, “che la cosa più importante al mondo non è giocare gli Us Open o essere numero 290 o 250. Fin quando sei in salute, finché rimani felice e rendi la tua vita più facile, una sconfitta è solo una piccola parte della tua carriera”.
Ma qual è il vero obiettivo di beyondathletic.com? “Voglio avere un impatto per tanti milioni di atleti che fanno sport in questo momento e per quelli che non hanno ancora cominciato. Voglio dar loro gli strumenti, la conoscenza, i contatti, i mentori per farli riuscire a raggiungere il successo in tutte le aree della loro vita. Voglio creare atleti da modello, non solo per altri atleti ma per le persone, i cittadini globali che creano valori dovunque vadano. Quindi se una persona entra nella stanza, magari sai, un tipo silenzioso, ma tu sai che è una grande persona, loro devono assicurarti che sia rispettosa verso le altre persone, devono assicurarti che se qualcuno sente dolore o ha qualcosa che fa male loro possono aiutare, possono provare a fare qualcosa a riguardo. Si dovranno assicurare anche che la propria famiglia sia sicura, felice e in salute. Devono anche, cosa più importante, assicurarsi che si prendano cura di loro stessi e che siano un esempio per altre persone e promuovano più di ogni altra cosa la pace e la libertà perchè se non hai queste due cose (pace e libertà) non puoi crescere in tutto quello che vorresti essere. Perchè non siamo su questa terra per essere cittadini di questo o quel posto, siamo qui per essere cittadini della terra. Siamo esseri umani che dovrebbero pensare globalmente, agendo globalmente. Il che vuol dire fare cose in tutto il mondo e pensare alle cose che succedono nel mondo perchè il mondo è importante, è il luogo in cui viviamo. Dovremmo cominciare anche a fare queste cose nelle nostre case, nella nostra comunità e quindi beyondathletic è solo una parte di un progetto più grande che ho chiamato ” Elite sport Students” e l’obiettivo di esso è quello di creare cittadini globali che imparino ad usare gli sport per imparare lezioni per raggiungere i loro obiettivi e per essere grandiosi in ogni area della loro vita e far si che riportino queste lezioni che hanno imparato da Elite Sports Students, non solo ad altri Elite Sport Students ma ad altre persone nella loro vita e nel mondo” .
È la lezione di René Char. “Imponi la tua fortuna, stringi la tua felicità e vai verso i tuoi rischi. A guardarti, si abitueranno”.
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