di Sergio Pastena
Novak Djokovic in scioltezza. Djokovic si mette alle spalle gli incidenti di percorso di Indian Wells e Miami e torna a vincere un torneo dopo due mesi, battendo Andy Murray nella finale di Miami. Il serbo è sembrato in crescendo di condizione e decisamente più sicuro: pur non avendo riservato agli avversari parziali umilianti, è sempre stato in controllo dei suoi match e non ha perso un solo set nelle sei partite disputate. La finale con Murray è stata simile, come andamento, alla semifinale contro Juan Monaco: un primo set vinto nettamente (ma non dominato), il secondo decisamente più equilibrato e chiuso al tie-break dal serbo, che pare destinato ad avere un ruolo da protagonista sulla terra rossa.
Capitolo Murray: lo scozzese è arrivato in finale ma, va detto, è stato ampiamente aiutato dalla buona sorte che gli ha tolto di mezzo prima un rivale insidioso come Raonic e poi, addirittura, Rafael Nadal in semifinale. Murray, dal canto suo, ha approfittato dell’occaisone superando Falla, Simon e un ottimo Tipsarevic, che si è issato fino ai quarti di finale nonostante un tabellone tutt’altro che semplice (Nalbandian e Dolgopolov nei primi due turni). Per ciò che riguarda Nadal, la decisione di rinunciare alla semifinale è saggia: inutile rischiare di compromettere l’imminente stagione sul rosso, tanto più che l’iberico non era sembrato al meglio durante il torneo e, a conti fatti, non ha perso troppi punti in classifica.
La delusione, stavolta, si chiama Roger Federer, ma neanche troppo: sono mesi che gioca a ritmi sovraumani, prima o poi la sconfitta doveva arrivare. Certo, pochi si aspettavano che arrivasse da un Roddick che, per quanto stia crescendo, resta comunque in uno dei periodi più bui della sua carriera. L’exploit dell’americano, arrivato pochi giorni dopo la splendida finale di Isner a Indian Wells, ha acceso di entusiasmo i tifosi di casa che, invece, hanno dovuto assistere ad una mezza disfatta del tennis a stelle e strisce: colpa di Juan Monaco, che ha battuto fuori senza pietà sia A-Rod che Mardy Fish nei quarti di finale, mentre ad eliminare Long John ci ha pensato Florian Mayer.
Capitolo Italia: come al solito non pervenuto. Prevedibili le sconfitte di Starace (che ha giocato bene) contro Harrison e di Bolelli contro Ramos, deludente quella di Cipolla contro Stebe, assolutamente incomprensibile quella di Seppi contro Bautista-Agut, che dopo aver falciato Andreas e, prima ancora, Lorenzi nelle qualificazioni, è tornato sulla terra contro Gilles Simon riuscendo a dare battaglia solo nel primo set per poi cedere 6-4 6-2. Meno male che torna la terra…
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