Ci sono giocatori che faticano a passare dalle vette del ranking juniores alle posizioni che contano della classifica WTA, vi sono atleti che rimangono per anni nelle stesse posizioni senza mostrare quei miglioramenti tanto auspicati da addetti ai lavori e fans e, fino a qualche anno fa, si ammiravano giocatrici che saltavano quasi totalmente il passaggio dei tornei junior per affrontare fin dai 14 anni di età la dura vita del circuito maggiore. Quest’ultimo caso ormai non si verifica più, sia per il fatto che il tennis di vertice richiede una preparazione fisica che raramente a quell’età si può avere, sia per le nuove leggi della WTA che limitano assai l’attività professionistica delle atlete minorenni in modo da preservarle da infortuni e ritiri precoci come avvenuto in tempi relativamente recenti con Golovin e Vaidisova. Se però Golovin, francese di chiare origini russe, è stata costretta ad abbandonare lo sport della racchetta nelle vesti di giocatrice a causa esclusivamente di un serio infortunio alla schiena, la Vaidisova pare aver abbandonato nel 2010 il tennis sia per problemi di salute legati alla spalla sia per motivi personali. Abituata a stare sotto i riflettori sin da giovanissima, ha pagato alla lunga l’avere un fisico da ventenne già dai 15 anni di età: se inizialmente ciò ha comportato una rapidissima ascesa ai piani alti della classifica con risultati di rilievo su ogni superificie, dopo pochi anni il suo corpo ha iniziato a risentirne in termini di dolori alla spalla destra e unamotivazione sempre meno ardente nella sua testa e nel suo cuore l’ha definitivamente spinta ad un triste e precoce ritiro. Il tennis, inizialmente la sua più grande passione e la sua forse unica ragione di vita, nel tempo è diventato qualcosa che non riusciva più ad amare ed apprezzare; negli ultimi anni della sua prima carriera sembrava volare da un continente all’altro senza vere motivazioni e priva di obiettivi concreti: ormai intrappolata in un mondo che sembrava non voler più vivere da atleta di livello, lasciava sconcertati i suoi fan in diverse occasioni in cui sembrava non aver neppure la voglia di raggiungere la pallina nel momento in cui richiedeva lo sforzo di compiere un paio di passi per colpirla in maniera ottimale.
Nel momento in cui ha lasciato il mondo della racchetta da professionista, non è però riuscita a vivere quelle tipiche esperienze dei teenagers che non aveva potuto provare sulla propria pelle a tempo debìto a causa della frenetica vita del tour: quella ragazzina troppo cresciuta, sia di fisico che come abitudine a vivere lontana da amici e familiari, che a 16 anni portava a casa tre titoli WTA in tre settimane (Seoul, Tokyo e Bangkok), entrava nelle Top Ten e raggiungeva le semifinali a Parigi battendo Mauresmo e Venus in rimonta (risultato poi bissato in Australia, senza contare numerosi altri piazzamenti nella seconda settimana degli Slam), nel 2010 si è sposata con il collega Stepanek, di undici anni più grande, ad appena 21 anni. Il tennis però è uno sport crudele, in molti sensi; se spesso partite quasi vinte si trasformano in cocenti sconfitte che lasciano il segno per anni, anche offcourt qualcosa del genere può avvenire: ritiratasi dal mondo del tennis giocato, Nicole si è più volte ritrovata a fare da tifosa durante i match del marito, non riuscendo dunque a liberarsi totalmente dal mondo del tennis che per anni è sembrato essere per lei una sorta di prigione dorata. Mentre terminava la riabilitazione conseguente alle varie operazioni subìte alla spalla, ha vissuto in prima linea (e in prima fila) l’emozionante vittoria in Coppa Davis della sua Repubblica Ceca contro la Spagna a Praga, certificata dalla vittoria dell’allora marito contro Almagro: in quel momento deve essere scattato qualcosa nella sua testa, poiché all’epoca era ormai esclusivamente la moglie di un tennista diventato eroe in partia e la differenza tra lei ed Ester Satorova, fidanzata di Berdych e come lei molto presente nei match dell’amato, specialmente in Coppa Davis, era minima in termini di popolarità nel mondo del tennis (entrambe erano indicate come WAGs del mondo della racchetta e poco più). Non più tennista e, si sarebbe scoperto da lì a poco, nemmeno più impegnata in una relazione coniugale in grado di darle le soddisfazioni sperate, tanto da aver portato la coppia alla separazione dopo meno di 3 anni dalla celebrazione del matrimonio al castello di Praga, deve aver preso seriamente in considerazione l’idea di tornare a vivere il mondo del tennis in modo più consapevole e con motivazioni ben più interessanti di quelle che l’avevano accompagnata nei suoi primi anni da ventenne.
La Vaidisova é tornata così a disputare competizioni ufficiali a livello ITF nello scorso autunno disputando tornei minori negli USA, attirando l’attenzione di molti fan pur senza portare a casa vittorie troppo convincenti. Nel 2015 ha continuato a cercare di costruire fondamenta stabili per la sua seconda carriera ed è di recente riuscita a raggiungere le semifinali in un 100,000$ nel Michigan, risultato che le ha permesso di rientrare almeno tra le prime 400 del mondo e di guadagnare la wild-card per le qualificazioni del torneo WTA di Monterrey in programma questo week end. La sorte in questo caso ha dato ragione a coloro che credono fortemente nel destino e l’ha messa di fronte al primo turno contro l’eterna Kimiko Date-Krumm in un match tra due donne diversissime e che hanno avuto approcci al tennis totalmente opposti durante il corso della loro carriera: se la ceca ha dichiarato di aver faticato negli anni ad apprezzare il tennis a causa delle tante pressioni che ha avvertito in seguito agli importanti e convincenti risultati raggiunti da minorenne, salvo poi tornare a sentire ardere dentro di se’ il sacro fuoco della competizione, la giapponese è stata protagonista di un ritiro a 26 anni nel 1996 e di un clamoroso ritorno dopo 12 anni di assenza, mantenendo una professionalità e una voglia di lottare su ogni punto che devono essere da stimolo e riferimento per ogni atleta di qualsiasi sport. Oggi si affronteranno, prima che due semplici tenniste proveniente da lati opposti del globo, la voglia di rivalsa, di ricominciare a tutti gli effetti una seconda carriera (in fondo ha solo tre anni in più della Pliskova, sua connazionale considerata da tutti come una prossima Top Ten e vincitrice Slam) e di mettersi alle spalle gli errori del passato, tra cui forse un matrimonio avvenuto in età ancora una volta troppo precoce e con una persona non in grado di darle quelle certezze e colmare quei vuoti che la mancata adolescenza da lei vissuta ha creato, da parte della ceca e la volontà della giapponese di mostrare di avere ancora qualcosa da dare al mondo della racchetta dopo risultati non convincenti nei primi mesi del 2015 che sembrano averle fatto pensare seriamente ad un secondo e definitivo ritiro.
Nicole in fondo ha ancora tutto quello che serve per arrivare ad alti livelli e per lottare per titoli importanti, compresi quelli dello Slam: il suo corpo da picchiatrice è stato ben curato dopo le operazioni subìte ed allenato ad un gioco sempre più duro dal punto di vista fisico e i colpi pesano ancora come ai bei tempi; il suo unico obiettivo ad oggi deve essere quello di mettere il maggior numero di partite nelle gambe per evitare passaggi a vuoto ed abbassare il numero degli errori non forzati commessi. Col suo tennis esplosivo, caratterizzato da movimenti fluidi e naturali in particolare al servizio e col rovescio, da colpi potenti ma accompagnati da una grazia che avrebbe probabilmente convinto Degas, se fosse vissuto un secolo e mezzo dopo e fosse stato appassionato di gesti e movimenti di tennisti e tenniste invece che di ballerine, a scegliere proprio Nicole come oggetto dei suoi dipinti, può ancora dire la sua su ogni superificie. Proprio a quel tennis che accusava di non averle fatto vivere un’adolescenza come quella della maggior parte dei giovani, ora Nicole chiede di ricevere quella realizzazione come persona e come donna che in altri modi nel recente passato non è riuscita ad ottenere.
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