Quando in redazione c’è la possibilità di intervistare Mauro Ricevuti, non perdo tempo e mi faccio subito avanti. La stima che ho nei confronti di Mauro, per la sua semplicità e per la sua assoluta esperienza di tennis, mi portano ad avere nei suoi confronti reverenza e ammirazione. Ogni volta che parliamo, riesce a creare in me empatia ed entusiasmo per i progetti che ha in mente, sempre tanti, nonostante nel tennis abbia fatto davvero di tutto, dal giocatore al Direttore della Scuola Maestri.
Quale migliore occasione per intervistarlo, se non alla vigilia del torneo Challenger di Brescia, di cui Mauro è direttore?
Appuntamento alle 14:00, zona Eur. Parto da piazza Mazzini alle 13:30, con la mia bici pieghevole e ovviamente arrivo in ritardo. Mauro, quanto a precisione è molto più nordico di me e alle 14 spaccate mi chiama. Rispondo in maniera affannata, mentre pedalo.
“Arrivo Mauro, sono all’imbocco della Colombo!”
“Ma davvero stai venendo in bici da laggiù?”
“Si Mauro, mi fa piacere pedalare ed era la soluzione più veloce”
“ Ma tu sei un matto!”
Quando arrivo, Mauro è lì col suo sorrisone che mi accoglie. “Tu sei veramente matto” mi dice, ma io so che anche lui vive di passioni e, infatti, si appassiona subito alla bici pieghevole. “Veramente bella, però!” eccolo lì, non sono più matto.
Ci sediamo su una panchina nello sterminato verde del Circolo Tennis Eur e cominciamo la nostra chiacchierata, tra volti noti, soci che si sfidano in doppio e qualche agonista che si allena.
Entry list da ATP 250 al Challenger di Brescia. Mi spieghi come hai fatto?
Intanto, la prima spiegazione che voglio dare è che l’anno scorso hanno lavorato tante persone al progetto e alla realizzazione dell’evento, ovviamente anche io. Abbiamo lavorato bene e con passione e questo i giocatori lo sanno, lo apprezzano e lo sentono. Anche questo conta e lo voglio dire per rendere merito alle persone che hanno fatto in modo da avere una buona riuscita del torneo. Se quest’anno abbiamo migliorato lo stato del torneo è grazie a chi ha lavorato perché se ne parlasse bene.
L’anno scorso ha vinto Ilya Marchenko, quest’anno parte molto sfavorito rispetto al tabellone che si è profilato. Al via, giusto per citarne qualcuno, ci sono Andreas Seppi, Michail Youzhny, Lucas Rosol, Dustin Brown. Sono nomi che siamo abituati a vedere nei tabellone degli Slam e che hanno battuto diversi top10. Quali scelte sono state così determinanti?
Ci sono alcuni aspetti di fortuna e altri di scelta. La scelta fatta a priori, riguardo la data, è stata assolutamente fortunata, perché consente ai giocatori di racimolare gli ultimi punti per presentarsi poi alla stagione australiana con un piazzamento migliore, consentendogli anche di entrare in tabellone al primo slam dell’anno. Per molti tennisti, non tra i primissimi, significa cominciare l’anno con l’agevolazione economica che l’accesso ai tabelloni principali può garantire. Metti, ad esempio, l’ingresso nel tabellone dello slam australiano, un primo o un secondo turno possono consentire ad un giocatore al limite dei 100 di finanziarsi l’inizio della stagione e di tentare una scalata alla classifica. Noi, essendo collocati così in fondo nella stagione, consentiamo a chi è lì in bilico di porre le basi per la stagione successiva. Il secondo elemento a favore è, invece, una sfortuna per il tennis, perché a noi dispiace che un torneo come Helsinki non venga disputato nell’ottica del tennis in generale, però fa sì che in Europa, in quella data, ci sia solo il nostro Challenger. In ogni caso, il torneo, così configurato ha una altissima valenza anche per tennisti con più blasone, in cerca del miglior piazzamento a fine anno.
Non hai maggiore timore per la maggiore portata di nomi e tabellone rispetto all’anno scorso?
No, credimi, sono molto più tranquillo. L’anno scorso era un esame da passare, ma quest’anno sono molto più tranquillo. L’anno scorso eravamo in una trentina di persone, tutti, nel proprio settore ci siamo rimboccati le maniche per fare tutto ciò che servisse. Abbiamo avuto dei carichi di lavoro esagerati, perché non avevamo ancora le misure con l’evento. Quest’anno è diverso perché, girando per tornei, ho visto l’organizzazione e ho preso spunto. Intanto, ho allacciato i rapporti con l’Università di Brescia, che ha già fornito 4 stagisti specialisti in Lingue, Marketing e Comunicazione che stano già lavorando con noi da un paio di mesi, come tirocinio dell’Università. In più abbiamo sentito i vari licei di Brescia, chiedendo se vi fossero studenti che volevano affrontare un’esperienza che desse anche dei crediti formativi e la richiesta è stata mostruosa. Io non mi aspettavo questa risposta, speravo di averne 30 e siamo a circa 100. Quest’anno, quindi, l’organizzazione sarà talmente capillare che copriremo ogni esigenza. Avremo tantissimo personale volontario che sarà coinvolto in questa esperienza.
Quanto conta secondo te, visto che ne sono pochi, l’attrattiva di tornei Indoor in Italia?
Hai ragione a dire che il panorama dell’indoor non sia così vasto e l’Atp spinge molto per avere tornei in queste date e con quel tipo di superfici. Noi siamo ancora in costruzione dell’obiettivo finale che abbiamo per questo torneo e tra gli obiettivi finali siamo per avere una superficie un po’ meno veloce di quello che abbiamo adesso. Ora abbiamo un tappeto di Play-it piuttosto veloce, ma in futuro vorremmo realizzare una superficie leggermente più lenta in resina per regolare la velocità. Purtroppo fare un campo in resina indoor bloccherebbe un palazzetto dello sport per troppo tempo. A Brescia si sta lavorando alla ristrutturazione di un palazzetto dello sport, che sarà la struttura definitiva, da 5.000 posti, accanto alla fiera di Brescia e il nostro obiettivo è di arrivare lì e ad avere più spazi utili e portare il montepremi fino alla soglia dei 250 Atp. Oltre non è un problema di premi, ma di date. So che la federazione sta lavorando alla realizzazione di un 250, potremmo essere anche noi i contendenti dell’eventuale nuovo torneo italiano. Diciamo che abbiamo un vantaggio in più. Siamo candidati bene a fare qualcosa di più grande, poi si arriverà il 250 bene, se arriverà il 100.000 va bene uguale.
Con questa entry list cambia poco rispetto ad un ATP 250, non trovi?
Credo che con un 100.000 potremmo avere il doppio dei giocatori top 100 in tabellone. Attualmente ne sono 6, ma credo che almeno 10 riusciremmo a coinvolgerli. Nel successo dell’organizzazione, ritengo che il pubblico giochi un ruolo fondamentale, e non parlo del biglietto, parlo proprio del consenso del pubblico. Se anche avessimo copertura economica e avessimo pubblico non potremmo andare avanti. L’anno scorso è stato il risultato più grande vedere la partecipazione e l’empatia del pubblico verso i giocatori e i singoli match. La presenza di nomi importanti in tabellone può solo migliorare il rapporto con il pubblico.
Dustin Brown, Lukas Rosol, Marchenko e ovviamente Andreas Seppi, il pubblico pensi si aspetti ancora di più?
L’auspicio è quello di fare sempre meglio e di crescere come torneo. L’anno scorso Andreas era molto atteso, ma aveva problemi fisici e organizzativi che lo hanno limitato, ma quest’anno la sua presenza è certa e gli daremo una wild card. Il pubblico lo desidera. L’Entry List, ovviamente, deve essere confermata al 100%, ma, per ora, non vi è stata nessuna cancellazione. Brown, Stackovsky e Rosol, insieme a Seppi sono tennisti che hanno battuto altissimi Top 10, in appuntamenti Slam, quindi il livello è molto alto. Senza contare che Youzhny Top 10 lo è stato per molto tempo e ha un tennis molto spettacolare. Oltretutto, c’è da vedere come se la caveranno gli altri italiani, perché Arnaboldi è in tabellone, mentre sicuramente nelle qualificazioni ci sono emergenti come Matteo Berrettini e Gianluca Mager.
Dustin Brown è stato in tabellone anche l’anno scorso. È una conferma della buona organizzazione?
Devo dire che con Brown si è stabilito un ottimo rapporto, proprio in riferimento al successo dell’organizzazione, quest’anno è stato trai primissimi a confermare la partecipazione . A dispetto della sua immagine un po’ particolare, è una ragazzo molto semplice e disponibile, senza contare che è un personaggio che piace. Era qualche anno che non facevo il direttore di torneo, ma devo dire che su circa 100 giocatori che circolano tra singolo e doppio, è davvero difficile trovare qualcuno che non sia gradevole.
La chiusura del torneo è al sabato, come mai?
È una scelta che viene data ad ogni torneo. Principalmente, non vogliamo accavallarci al calcio, vogliamo il massimo della visibilità e poi saremo in Tv su Supertennis, semifinali e finale, rispettivamente venerdì e sabato. Proprio sabato, faremo sia la finale del doppio sia quella del singolo.
Come vivrai l’appuntamento non da commentatore, ma da commentato? Premierai tu i finalisti?
Come l’anno scorso, già l’ho vissuta questa esperienza. Per cui non sono tanto preoccupato, sono sicuro che l’esperienza dell’anno scorso ci ha formato. Fisicamente no, non premierò io. Anche qui c’è qualcosa da rivedere rispetto all’anno scorso. La cerimonia fu troppo lunga e prolissa, mi emozionai anche, nonostante fossi abituato a veder premiazioni. Avevo mollato dal punto di vista nervoso, dopo tanta fatica fisica e psicologica e lì mi sono un po’ emozionato. Ho visto tante premiazioni, non solo da commentatore televisivo, ma quello era il mio torneo. Quest’anno sarà semplice e varieremo tante cose, ho in mente di coinvolgere il pubblico.
Coinvolgere il pubblico nella premiazione? E in che modo?
Voglio far scendere il pubblico sul campo, è una cosa che voglio realizzare assolutamente per rendere gli appassionati anche protagonisti della premiazione, insieme a giornalisti e fotografi. L’anno scorso non è stato possibile per la scelta degli orari delle finali, ma quest’anno faremo di tutto perché ciò avvenga.
L’anno scorso, la scelta del colore del campo centrale era molto particolare, azzurro e arancio. Quest’anno?
Quest’anno sarà solo azzurro, l’anno scorso non abbiamo scelto un colore televisivo e che per l’indoor è sicuramente il colore più bello. Anche il fondo arancio dello scorso anno era molto bello dal vivo, ma non rendeva altrettanto bene televisivamente. Anzi l’anno prossimo punterò ad avere il campo grigio, l’ho visto a Linz ed era fantastico.
Quindi ogni anno ci aspetteremo un colore diverso ogni anno? È una caratteristica del colore?
Beh, potrebbe essere un’idea quella di cambiare colore del manto tutti gli anni, ma il grigio se si può avere, è un colpo d’occhio davvero fantastico. Quando cambi colore alla terra, cambi totalmente le caratteristiche di rimbalzo, ne sanno qualcosa a Madrid. Ma quando cambi il colore al duro indoor, con le tecnologie di oggi, non c’è il problema di gestire il rimbalzo o la velocità della palla.
Quanto il Challenger di Brescia può sostituire il compianto torneo di Milano?
Lo può sostituire, avendo il sight giusto, le distanze sono minime, la tradizione tennistica tra Brescia e Milano è sempre stata condivisa. Ma la cosa non si allarga solo a Milano, ma anche a Bergamo, Verona, Mantova e Cremona. C’è un hinterland città importanti, che possono fare davvero un grande evento con grande pubblico. Si può fare e ha senso, il volere nostro è quello di arrivare ad un prodotto medio-alto. Ci sono movimenti economici importanti a Brescia, c’è intenzione di risollevare lo sport e, rispetto ai costi del calcio, il tennis è davvero un costo molto più piccolo. La città e le figure politiche sono molto ben disposte verso il tennis e tutte le manifestazioni che portino benessere e attrattiva. Qualcuno mi faceva notare che il nostro torneo è il quarto o quinto al mondo per entry list, nella categoria Challenger.
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