“Il tennis l’ha inventato il diavolo” così diceva Adriano Panatta. Una frase tremendamente vera quanto a volte inflazionata. Ci sono moltissime sfumature di questo sport che sposano in pieno il pensiero dell’ex campione azzurro, la più importante forse risiede nel fatto che il pareggio non è in alcun modo contemplato. Si va in campo, si gioca, si vince o si perde, non ci sono alternative.
Talvolta capita che due giocatori giochino talmente bene da meritare entrambi la vittoria e nessuno la sconfitta. Non è chiaramente il caso dell’incontro giocato all’alba italiana tra Roger Federer e Simone Bolelli, valevole per il secondo turno degli Australian Open, perché lo svizzero è un giocatore migliore e perché, alla distanza, la sua qualità ha fatto la differenza regalandogli una vittoria meritata. Ma, allo stesso modo, non si può dire che Bolelli esca in qualche modo sconfitto dalla Rod Laver Arena.
Per un set e mezzo il talento di Budrio, da sempre paragonato ad una sorta di Federer minore per caratteristiche e punti di forza, ha domato il Federer originale tenendo un ritmo infernale, sparando vincenti di dritto come se non ci fosse un domani ed andando perfino avanti nel punteggio. Vedere Bolelli sciorinare il suo miglior tennis è uno spettacolo delizioso, vederlo fare contro Federer simbolicamente vale ancora di più.
Simone ha impattato perfettamente la gara giocando col canonico “senza nulla da perdere” fino in fondo. Complice anche un Federer leggermente appannato nel primo set, l’azzurro è riuscito a mettere a segno il break nel quarto gioco ed a conservare il vantaggio fino a concretizzare quanto di buono fatto con la conquista del parziale, il primo vinto al cospetto di Federer in quattro sfide. Un primo set vinto con merito mettendo a segno più colpi vincenti di Federer e comandando sempre o quasi le operazioni. Lo svizzero fatica anche nel secondo set a trovare la via del break, riuscendo a strappare il servizio al rivale solamente nell’ottavo gioco per poi chiudere il set nel game seguente. Da qui in poi è discesa per Federer che sale di livello ed archivia la pratica con un duplice 6-2 in un’ora scarsa. Resta comunque negli occhi di chi ha visto l’incontro il modo col quale il Bole è riuscito a portarsi avanti, restano i vincenti col dritto giocati con una violenza inaudita, resta il rendimento della prima di servizio, un colpo di assoluto livello che in pochi sul circuito possono vantare.
Bolelli dal match di oggi deve ripartire e sorridere perché ora ha la certezza di essere tornato su standard che gli competono ed, anzi, deve proiettarsi in avanti per superare il best ranking ed entrare nei primi 30. Per il tennis che ha nel braccio non è certo un obiettivo utopico. Passa anche da Melbourne e da Federer la rinascita di Bolelli che, dopo la grande prestazione di Ginevra, oggi ha fatto addirittura meglio. Una rinascita partita nella bagarre dei Challenger dove è sempre dura farsi largo, ma che ora pare essere finalmente completata.
Oggi ha vinto Federer, ma forse anche Bolelli.
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