La Atp Race to London, la classifica che considera solo i risultati dell’anno solare, ha un peso specifico relativo, per non dire di peggio. Un chiaro vanto della Race, tuttavia, resta quello di saper fotografare con assoluta fedeltà il momento, lo stato di forma nel periodo di quello o l’altro giocatore, elementi che sono di difficile immediata comprensione se si prende in esame solo il Ranking. Se questo processo può avere poco senso a gennaio, a metà marzo si possono già trovare risposte piuttosto interessanti su ciò che sta accadendo nell’anno.
Dalla Race alcuni nomi balzano agli occhi in positivo per gli enormi progressi fatti nel 2015, di altri invece la Race fa comprendere la dimensione di quanto negativo sia stato l’anno finora col Ranking che tiene a galla tali giocatori quasi esclusivamente grazie ai punti maturati lo scorso anno.
Tra chi sta facendo bene, un nome spicca sugli altri ed è quello di Bernard Tomic. L’australiano classe ’92 è addirittura dodicesimo nella classifica dell’anno, una posizione figlia di un 2015 fin qui strepitoso che sta vedendo finalmente Tomic esprimersi su livelli adeguati al talento del braccio. Non è arrivato nessun titolo per Bernand, ma tutti ottimi piazzamenti, indici di una continuità per lui inedita. Dall’inizio dell’anno ad oggi, infatti, solo agli Australian Open Tomic ha mancato l’appuntamento minimo dei quarti di finale, e la vittoria su David Ferrer ad Indian Wells è la ciliegina sulla torta che certifica il suo approdo ad un livello superiore.
Alle spalle di Tomic, impossibile non citare Viktor Troicki ed il suo veemente rientro dopo la squalifica per doping. Il serbo, che a luglio dello scorso finì fuori dai primi 800 del mondo, passando per l’inferno dei Challenger è riuscito a risalire la china ed ora è già numero 39 del ranking. Appena dietro a Troicki, troviamo Andreas Seppi e Pablo Cuevas, entrambi veterani con storie profondamente diverse tra loro, entrambi che stanno facendo della continuità una formula vincente.
Se i risultati dei nomi appena citati possono essere annoverati come piacevoli sorprese, quanto sta facendo Victor Estrella Burgos è semplicemente incredibile. Il tennista della Repubblica Domenicana, che alle spalle ha una storia di quelle belle davvero ma che possiede un tennis piuttosto rudimentale e se vogliamo mediocre, è arrivato alla posizione numero 57 (con una capatina dentro i 50 a febbraio), ma non solo. Nella Race, infatti, Estrella è ad un passo dai primi 20 del mondo (numero 21), lasciandosi alle spalle giocatori del calibro e del talento di Dimitrov, Fognini, Bautista Agut e molti altri. Giù il cappello!
Passiamo ora a chi, invece, sta tradendo le attese. Tralasciando infortuni vari, tre nomi su tutti si ergono a flop di questi primi tre mesi e mezzo di competizioni. Partiamo, innanzitutto, da David Goffin. Il belga ha impattato malissimo il 2015, riuscendo in una sola occasione (su sei tornei disputati) a vincere due partita di fila. L’incredibile versione di Goffin che ha incantato il circuito nella seconda parte della stagione passata pare essere ormai un lontano ricordo. Il belga occupa al momento la posizione numero 58 della Race, che stride con la ventunesima posizione del Ranking, molto vicino peraltro al best ranking di numero 20 raggiunto paradossalmente proprio quest’anno. Ciò è spiegato dal fatto che David fino a Wimbledon ha poco o niente da difendere, mentre dopo i Championships avrà una discreta mole di cambiali da scontare.
Passando da un talento all’altro, è la volta di Philipp Kohlschreiber, relegato dalla classifica dell’anno in ottantesima posizione (contro la numero 29 del Ranking). Bilancio disastroso sin qui per il teutonico con undici sconfitte a fronte di solo quattro vittorie, due delle quali arrivate con lo stesso giocatore (Mathieu) ed una in Davis con Simon ma a risultato acquisito.
Il premio come peggiore dell’anno, però, spetta senza dubbio alcuno ad Ernests Gulbis che è, per netto distacco, il giocatore tra quelli di prima fascia che sta facendo più fatica. Una sola vittoria per il lettone nel 2015, ottenuta pochi giorni fa con Gimeno Traver, e sei sconfitte. La separazione con coach Bresnik pare aver lasciato scorie non trascurabili. Mettendo da parte per un attimo i disastrosi risultati, Gulbis sta attraversando un’involuzione nel gioco a dir poco preoccupante: di fatto, solo il servizio è rimasto al lettone, colpo col quale peraltro rischia più del dovuto. Il rovescio non è più quel colpo mortifero dell’anno scorso e, soprattutto, il dritto, da sempre suo tallone d’Achille, è peggiorato in efficacia e sicurezza divenendo un Bancomat per gli avversari. I 55 punti raccolti nel 2015 proiettano Gulbis in posizione numero 213, e non serve aggiungere altro.
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