di Daniele Sforza
Ci sono dei momenti in cui capisci che semplicemente, devi cambiare qualcosa nella tua vita. Possono essere decisioni drastiche o meno, però sai che devi scegliere. Accade così che, per un atleta, un infortunio sia l’occasione giusta per lasciare lo sport che si sta praticando e cominciare una nuova avventura.
Riflette una situazione del genere la storia di Irina Buryachok, tennista ucraina classe 1986, ex top 70 in doppio e top 200 in singolare, ritiratasi lo scorso anno dal tennis professionistico a causa di un infortunio, che ha deciso di aprire un’accademia di tennis, insieme a suo marito, in Italia e precisamente ad Arnesano (Le).
Raccontiamo quindi la storia della nativa di Cherson, città dell’Ucraina meridionale, porto sul fiume Dnepr, il quarto fiume più lungo d’Europa.
Il perché la giovane prenda una racchetta in mano, è quasi causato dalla famiglia anche se, ovviamente, c’è un vero amore per questo sport. “ Vengo da una famiglia sportiva perché mia madre è stata una campionessa di basket europea mentre mio padre ha giocato a pallamano, perciò avevamo una vera e propria tradizione sportiva. Poi la mia famiglia, all’età di 9 anni, nonostante forse fosse un po’ tardi, mi ha invitato a provare a giocare a tennis e, e così ho iniziato questo sport, passando dopo 2 anni a giocare con il maestro e con gli altri bambini. Da piccola sicuramente il sogno era quello di diventare forte, entrare nelle top 100 ed alla fine ho iniziato a giocare a livello internazionale a 16 anni, ho cominciato a giocare tornei Itf, sono andata ad allenarmi in Turchia e così è nata quest’avventura”.
La carriera di Irina la porta a stanziare per une periodo di 4-5 anni (2008-2012) tra la top 180 e quella 300 senza mai riuscire a trovare la costanza per ottenere i risultati necessari ad effettuare quel salto di qualità che in molti le avevano auspicato. Poi arrivò quella partecipazione al Wta di Baku nel 2012 e da lì, Irina si è concentrata sul doppio dove sono arrivati diversi successi. “ Diciamo, sinceramente, che a un certo punto ero stufa di essere numero 200 in singolare, ero arrivata anche al numero 183 (best ranking nel 2010) poi avevo fatto una correzione alla caviglia e non riuscivo più a salire più del livello dei top 200, ero sempre lì a lottare e cominciavano a mancare le motivazioni. Così sono andata a giocare il mio primo torneo Wta in doppio ed è andato abbastanza bene (risata) poiché è arrivata la vittoria e da quel momento ho capito che tutte le cose che facevo in singolo potevo farle in doppio perciò ho cominciato ad avere una compagna fissa (Kalashnikova), la stessa con cui ho vinto di nuovo Baku nel 2013. Con lei abbiamo fatto 4 finali in tornei Itf, abbiamo fatto finale a Ningbo 125k, Shenzen, e ho trovato veramente la mia dimensione”.
Con il doppio sono arrivati diversi successi in poco tempo che addirittura hanno portato Irina al numero 66 del ranking mondiale. Uno in particolare è stato il fattore scatenante questo successo, quasi improvviso ma continuo in un paio di anni. “ Mi piace il doppio perché giochi con un’altra persona, giochi in una squadra e c’è molta tattica. Per il singolo mi è mancato sicuramente l’aspetto mentale, avevo una buona mano, un buon fisico anche ma il problema vero era che non riuscivo a fare quello che facevo in allenamento in campo e perciò sicuramente qualcosa mi mancava dal punto di vista psicologico. Questa è la ragione per cui non sono arrivata a livelli altissimi nonostante molti mi dicessero che avessi le qualità per raggiungerli. Nel doppio ho trovato altre motivazioni e ci credevo molto,nonostante iniziassi da 0, cosa che invece mi mancava nel singolare. è stato quel crederci, a portarmi a ottenere buoni risultati”.
Dopo una carriera del genere ci possiamo chiedere se magari ci siano rimpianti nel non avere iniziato prima la carriera da doppista… “ Non so se ho rimpianti… diciamo che mi sono sempre concentrata sul singolare, nessuno mi ha mai detto di giocare il doppio e, anzi, ad esempio il mio ex coach mi diceva di “mollare” il doppio non appena uscita dal singolare. In questo momento con l’aumento dei montepremi ci sono sempre più persone che decidono di concentrarsi sul doppio, infatti l’anno scorso il cut off era molto alto. Prima c’erano singolariste che a fine carriera si dedicavano al doppio mentre ora ci sono tante tenniste che giocano solamente il doppio perché si può vivere con questa specialità”.
Un decennio di carriera non può non riportare in mente ricordi di ogni tipo, dai successi fino ad arrivare alle cose più imbarazzanti o divertenti accadute in campo. “ Ero in Polonia per un Itf ed ero al terzo set lottando su ogni palla, dopo un punto ho sbattuto la pallina a terra con la racchetta e la pallina è tornata dietro il campo dove c’erano le persone, saltando è arrivata nell’occhio del referee del torneo. Il bello è che non ho tirato la pallina fuori dal campo ma ho tirato contro il campo e la pallina è tornata indietro… Dopo questo episodio ho capito che in un modo o nell’altro per me questo torneo finiva. Infatti è entrato in campo il referee, mi ha dato il warning e ha aggiunto che se, invece di lui, avessi colpito un’altra persona mi avrebbe già mandato a casa. Questo ricordo, nonostante sia così imbarazzante rimane qualcosa di indelebile nella mia mente”.
Il rapporto con l’Italia non poteva essere migliore, tanto che dopo gli inizi a Jesi nel 2006, alla fine, Irina ha sposato un italiano arbitro di tennis e si è stabilita a Lecce, lasciando da parte l’ipotesi di vivere in Ucraina. “Sono venuta in Italia per la prima volta nel 2006, per fare un torneo un 10k a Jesi e poi mi hanno proposto di andare a Velletri in un’accademia per allenarmi lì, perciò ho accettato stando via dalla mia famiglia per un anno e mezzo e poi sono andata in Svizzera. Dopo 3 anni sono tornata di nuovo in Italia, ho incontrato mio marito, ci siamo sposati e adesso la mia vita qui in Italia. La gente mi piace, la lingua l’ho imparata subito ed ora è praticamente la mia seconda lingua”.
La situazione di conflitto tra Ucraina e Russia è nota a tutti, seguendo telegiornali ed aggiornandosi sulle news a riguardo. La situazione presenta alti e bassi da più di un anno e per una persona fuori dal paese, sicuramente non è facile vivere lontano da quella vicenda che può provocare conseguenze nei confronti della propria famiglia. “ Sento tantissimo la mancanza della mia famiglia perché più grande divento e più mi manca la mia famiglia. Sono andata via da casa quando avevo 18 anni e quando hai quest’età sei felice di andare via per avere una vita indipendente invece adesso è l’esatto contrario poiché mi manca tantissimo la mia famiglia, visto anche il brutto periodo che sta vivendo l’Ucraina. Questo periodo è molto complesso perché c’è tanto stress, lo scorso anno non ci aspettava che succedesse questo ed è più di un anno che va avanti questa guerra senza che nessuno capisca quando potrà avere una conclusione. Le cose non vanno bene, ho tanti amici di Donetsk, una delle città più colpite da questa situazione che raccontano eventi spiacevoli (ad esempio di persone che muoiono senza un valido motivo) e a tutto questo si aggiunge il fatto che la situazione economica non è buona. Dispiace soprattutto per un paese come l’Ucraina, perché qui si stava bene, si stava andando avanti come potenza economica ed ora si trova invece in una situazione delicata che mi provoca un senso di grossa preoccupazione verso la mia famiglia. Mi sposto almeno 5-6 volte all’anno in Ucraina, essendoci lì la mia famiglia e i miei amici, fortunatamente ora la mia famiglia decide di venire spesso in Italia”.
Dicevamo in apertura dell’infortunio che ha portato la ragazza ucraina ad abbandonare il tennis professionistico per sposare un nuovo progetto. “ È accaduto durante il campionato di Serie B a Lumezzane. Per fare uno smash mi sono storta la caviglia e nell’urto mi sono urtate 2 ossa e si è creato un edema osseo interno. Riassorbire l’edema osseo è difficile e la riabilitazione era lunga, per queste ragioni ho deciso che non aveva senso, a quest’età, ricominciare tutto da 0e, con mio marito, abbiamo deciso di portare avanti il progetto Salento Tennis Academy”.
L’idea della Salento Tennis Academy non è stata del tutto casuale… “ Pensavamo sempre con mio marito di fare qualcosa con il tennis, e dopo il ritiro per l’infortunio subito abbiamo deciso di “cogliere la palla al balzo” e volevamo fare una cosa diversa da quello che c’è in Puglia. Avendo io giocato a livello internazionale, ,ed essendo mio marito arbitro di tennis abbiamo pensato di fare questa cosa, differente da quello che c’è intorno.
Trovare un posto per realizzare il proprio progetto è stato abbastanza semplice, considerando la presenza di molte strutture, purtroppo abbandonate, per differenti ragioni. “ Abbiamo cercato per mesi un posto perché ci sono tanti campi, tante strutture sportive abbandonate e, infine, abbiamo trovato un posto vicino alla nostra casa, ad Arnesano, dove c’era un campo sportivo e due campi da tennis, davvero vecchi, che per 10 anni non erano stati usati; dopo aver parlato con il comune e dopo aver trovato un accordo con loro, abbiamo ricostruito una piccola accademia dove abbiamo due campi in cemento outdoor a cui se ne aggiungerà un terzo a breve, che vorremmo far diventare anche coperto, facendo forse la stessa cosa per gli altri due. Proviamo quindi a fare una cosa di alta qualità, seguendo anche due ragazze russe (Natela Dzalamidze, classe 1993 e top 320, ed Aminat Kushkhova, classe 1993 e senza ranking a causa degli infortuni). Abbiamo iniziato a lavorare con Aminat a Dicembre perché mi chiamava sempre per consigli e perciò è venuta anche qui per allenarsi. La seguo praticamente ogni giorno e, questa settimana, ha anche raggiunto la finale a Sharm el Sheik (10k) dopo essere stata ferma per un anno a causa di un infortunio; a loro si aggiunge un’altra bambina, quale Martina Cudazzo, tra i primi 3 in Italia under 8, e speriamo di portare anche lei il più avanti possibile. C’è molto da fare, sono io la maestra e Marco Palaia, una persona abbastanza conosciuta in zona perché giocava bene under 12 e 14 e che poi ha smesso, quando mi serve lui è sempre disponibile e mi aiuta poi io mi occupo anche della preparazione fisica, avendo una buona esperienza, delle ragazze. Per il momento siamo piccoli quindi non abbiamo necessità di avere altri insegnanti ma, sicuramente, in futuro speriamo di crescere e vedremo. Abbiamo iniziato tardi a Febbraio quindi non abbiamo neanche potuto fare la scuola perché i bambini erano già impegnati, questa sarà una cosa che proveremo a fare in futuro prendendo altri maestri perché da sola probabilmente non ce la farò”.
Infine, Irina espone il suo carattere da persona normale: “ Sono molto allegra, emotiva, amo la vita, amo avere amici e famiglia intorno. Provo a vivere la vita con molta allegria e con molta passione”.
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