di Luca Brancher
Brian Baker, ormai assurto a contemporaneo eroe dei due mondi, si prepara al suo esordio in uno Slam al di fuori del suolo natio. Lo farà in un match che..
Quando, lo scorso 30 aprile, giorno del suo ventisettesimo compleanno, a Brian Baker fu comunicato che sarebbe stato il destinatario della wild card di cui ogni anno, in via di un accordo tra federazioni, la USTA beneficia il suo giocatore e la sua giocatrice più meritevoli per il tabellone del Roland Garros, il ragazzo di Nashville, con ogni probabilità, avrà immaginato, se non sognato, il suo approdo al celeberrimo parco Bois de Boulogne in svariati modi, ma difficilmente si sarebbe potuto augurare di giungervi nella maniera in cui poi è effettivamente avvenuto: da protagonista.
O comunque da personaggio. E sono bastati 8 giorni, e 8 incontri, di buon spessore giocati nel sud della Francia, a Nizza, per regalare a Baker un fascino tutto nuovo, che nemmeno lui supponeva di poter irradiare. Tanto da meritarsi una conferenza stampa, nel suo primo, e unico, “day-off”.
“Non mi spiace di aver finalmente goduto di un giorno di riposo, così da poter recuperare tutte le energie ed essere pronto a disputare un bell’incontro domani. E’ vero che ho giocato tante partite, ma tutto sommato continuo a sentirmi bene: dopo 8 match così, qualche indolenzimento lo avverti, è inevitabile, ma dubito che possa in alcun modo crearmi degli scompensi in vista dell’incontro di domani”
Già. L’esordio è già stato programmato per il tardo pomeriggio di lunedì, ma non è facile concentrarsi immediatamente sul domani, quando per 7 giorni hai giocato alla pari su un palcoscenico ATP, riemergendo dal nulla in cui la memoria degli appassionati, giustamente, ti aveva relegato, eh?
“E’ stata durissima ricominciare a fare tornei, per quanto da subito io abbia cominciato a vincere. Già al primo tentativo sono riuscito a portare a casa la competizione, ma al termine di quella settimana ero a tal punto pieno di micro-infortuni da comprendere che per me era impossibile fare una seria programmazione sul circuito. Dovevo razionare le mie uscite. Proprio per questo motivo gustarmi il successo ora ha un sapore del tutto particolare. Sicuramente più dolce, perché, è vero, avevo abbandonato il circuito, ma non era stata una mia scelta, era stata una costrizione, il tennis continuava ad essere una parte di me, solo che il mio fisico non mi permetteva di scendere in campo. Da questo potete capire come mi senta io adesso.”
A Nizza, poi, una settimana praticamente perfetta. E sin da subito lo si era potuto intuire..
“Per quanto tutti gli incontri che ho vinto abbiano riservato delle difficoltà, non posso non menzionare il primo turno come la vittoria più significativa. Avevo perso il primo set al tie break, dopodiché mi ero ritrovato sotto di un break, anche nel secondo, sul 3-4, contro un avversario come Sergey Stakhovsky. In quel momento sono riuscito a riaprire la contesa, aggrapparmi a quel secondo set, spingermi al terzo, conquistandolo nel finale. Vincere un incontro ATP è stata la molla che mi ha permesso poi di giocare bene anche nei turni successivi, perché mi ha trasmesso la giusta fiducia. Voleva dire che quello che stavo facendo, lo stavo facendo bene. D’altronde l’ho sempre saputo: se fossi riuscito a prepararmi bene, sarei stato ancora in grado di togliermi le soddisfazioni che pensavo di meritarmi sul circuito. Così è stato. Ed oltre ad aver vinto tutti questi match, a Nizza, è stato altrettanto importante che io non abbia subito infortuni”
Il rientro sul circuito, quel circuito per troppo tempo abbandonato e verso il quale era arrivato a provare un odio piuttosto condivisibile, viste le mille disavventure che gli erano occorse nel frattempo e che lo tenevano lontano.
“Nel 2005 è iniziato il mio calvario: la mia prima operazione, se non erro, fu nel mese di novembre, all’anca sinistra, l’ultima nel giugno del 2008, che chiudeva il cerchio visto che riguardava l’altra anca. Da allora non ne ho più avute, e da quel momento ho ripreso a lavorare per un mio ritorno. Tardivo, ma che c’è stato”
Non mancano, chiaramente, gli attestati di stima.
“Dei ragazzi che popolano ora il circuito conosco molto bene quelli contro cui ho giocato da junior, ma è stato bello vedere che tutti quanti si sono rivolti a me con parole d’elogio e d’interesse riguardo al mio riaffacciarmi sulle scene internazionali. Mi ha fatto enorme piacere vedere quante persone si siano interessate alla mia storia.”
E, a tal proposito, una situazione francamente curiosa si verificherà domani, quando Brian, come quinto incontro – sarebbe quarto, in realtà, ma gli organizzatori, all’ultimo, hanno infilato le fasi conclusive della sfida non completata oggi tra Anderson e Machado – sul campo 6 andrà ad affrontare Xavier Malisse. Curiosa perché…
“E’ veramente strano che al primo turno del mio primo Roland Garros affronti uno dei pochi giocatori che già ho avuto di fronte nella mia breve precedente esperienza. Accadde allo U.S. Open del 2005, vinse lui in quattro set, ma è passato talmente tanto tempo, oltre al fatto di trovarsi su una superficie diversa, che non posso assolutamente pensare di rammentare qualcosa da quell’incontro che mi sia d’aiuto. Lui è un giocatore con moltissima esperienza e con un grandissimo tennis, per me è molto stimolante poterlo affrontare e spero di giocare una grande partita: l’ho incrociato la settimana scorsa negli spogliatoi, a Nizza, e l’ho visto giocare. E’ ancora un grande giocatore.”
Non che tu, Brian, abbia un gioco da buttare…
“Sì, ho uno stile di gioco piuttosto diverso da quello degli altri giocatori. O, per meglio dire, affronto in maniera diversa gli incontri su terra battuta rispetto a come fa la maggior parte dei miei colleghi. Non sono un vero terraiolo, mi piace colpire la palla in anticipo e in risposta, sulla seconda del mio avversario, provo subito a prendere in mano le redini dello scambio. Lo so che su una superficie come questa bisogna avere molta pazienza, ma non è detto che tutti i punti debbano essere infiniti. Anzi. Conosco il mio gioco e so che per dare il mio meglio devo essere aggressivo.”
A Parigi avrà anche un pubblico speciale
“A Nizza avevo deciso che sarei andato da solo, la mia ragazza mi avrebbe raggiunto poi a Parigi nella giornata di venerdì: solo che, quel giorno, ero impegnato nella mia semifinale, così lei è venuta. E per la finale erano già presenti mio fratello, i miei genitori e alcuni zii. Un altro paio di parenti è già arrivato qui a Parigi, per cui domani, sul campo, prevedo ci sarà il giusto supporto per me: e sarà, comunque vada, una settimana divertente“.
Con l’augurio che possa essere fruttuosa come quella appena passata, caro Brian.
Leggi anche:
- None Found