Rafa Nadal esce sconfitto dalla battaglia di tre ore nei quarti di finale di Indian Wells con Milos Raonic, avversario battuto dal maiorchino in tutti i cinque precedenti disputati tra i due prima di ieri. E’ anche la prima sconfitta a livello di quarti di finale del 1000 californiano, un appuntamento al quale aveva risposto “presente” otto volte su otto in quello che – con tre titoli più una finale – è senza dubbio alcuno il torneo preferito da Rafa tra quelli sul maldigerito cemento.
Per quanto visto nel corso del torneo, non è certo un risultato clamoroso perché questo Nadal contro questo Raonic può tranquillamente perdere. Clamorosi, tuttavia, sono due aspetti del match sui quali vale la pena soffermarsi e spendere due parole.
C’è innanzitutto da registrare come la sconfitta si è configurata. Nadal vince abbastanza agevolmente il primo set, perde il secondo al tie break (terminato 12-10 per il canadese) mancando tre matchpoint, e perde in volata il terzo set per 5-7 non sfruttando negli ultimi due parziali ben sei palle break offerte da Raonic. Nadal ha, quindi, perso nella lotta, nella bagarre, praticamente nel suo habitat naturale. La storia del mancino di Manacor insegna che quando si procede punto a punto, spalla a spalla, a vincere è quasi sempre lui. Questo perché, anche nelle giornate in cui non dispone di tutto il suo tennis, Nadal ha sempre più sicurezze degli avversari, ha più anima, più verve che lo portano a prevalere. Ieri non è stato così, tutt’altro. Raonic si è aggiudicato quasi tutti i punti decisivi ed è eloquente in tal senso una statistica, anzi tutte le statistiche: eccezion fatta per il numero di ace dove ovviamente il canadese si lascia preferire, tutte le altre voci statistiche sono a favore di Nadal. Lo spagnolo ha, infatti, una percentuale più alta di prime in campo, ha più punti vinti con la prima, più punti vinti con la seconda, più punti vinti in totale (116 a 106, differenziale di +10 più che notevole visto il quasi perfetto equilibrio dello score finale), ha un bilancio attivo tra vincenti ed errori gratuiti (+3 contro il -9 di Raonic). Ha, sostanzialmente, fatto tutto meglio di Raonic che, però, gli ha soffiato la vittoria. Come in una distorta legge del contrappasso applicata al tennis, il lungagnone canadese ha vestito i panni di Nadal contro Nadal battendolo sul suo campo, quello dell’agonismo smodato.
In secondo luogo, ma forse ancor più importante del punto appena trattato, va analizzata la condotta tattica del tennista iberico. Negli ultimi anni il circuito ha ormai imparato a doversi accontentare di un Nadal spesso a mezzo servizio, molto lontano dal top della condizione se non in pochi tornei. Nelle ultime stagioni si è potuto vedere un Nadal senza il rovescio, senza il servizio, senza una condizione atletica accettabile, ma mai si è assistito ad un Nadal scriteriato dal punto di vista tattico. Ci sono due tratti caratterizzanti la psiche dello spagnolo che – probabilmente – dipendono l’uno dall’altro: il fatto di saper giocare meravigliosamente bene i punti importanti e la consapevolezza di sapere sempre cosa fare a livello tattico. Nadal ieri ha perso perché nei momenti cardine ha compiuto scelte tatticamente errate, ai limiti della follia. Emblematico in tal senso l’undicesimo game del terzo set, quello che di fatto ha deciso l’incontro. Lo spagnolo gioca tre punti, perdendone due, allo stesso modo perseverando in quella che può tranquillamente essere definita una tattica suicida: Rafa, dopo il servizio, col primo colpo cerca con il suo dritto il dritto di Raonic andando in lungolinea e, così facendo, toglie sostanzialmente la sua influenza sullo scambio affidandola al rivale. Il canadese, ovviamente, carica giocando il dritto incrociato, Nadal non può far altro che rispondere in back perdendo spinta, tempo e campo. A quel punto Raonic si trova nella situazione di poter fare la cosa che meglio gli riesce (dopo il servizio ovviamente): va con lo sventaglio di dritto, dove Nadal è inerme, aggrappato alla sola speranza che Milos spedisca in corridoio il colpo. Quello di andare col primo dritto in lungolinea, senza peraltro fare quasi mai male al canadese, è una scelta piuttosto ridondante nel match di Rafa, talmente ridondante da pensare che sia stato un piano tattico preimpostato. A volte ha portato a casa il punto, ma solo perché Raonic ha sbagliato l’ultimo colpo, come ad esempio sul 7-7 del tie break. Una scelta francamente incomprensibile.
Chi di spada ferisce, di spada perisce. Lotta e tattica, Nadal ieri ha perso con le sue migliori armi.
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