di Piero Emmolo
Due gli appuntamenti challenger settimanali. Il tour fa sosta negli U.S.A e in Russia. Vittorie del ceco Lukas Rosol e del turco Marsel Ilhan.
IRVING (125000$, HARD) Parterre di giocatori di alto livello nella tappa statunitense del challenger tour. I giocatori usciti prematuramente dal parzialmente concomitante torneo di Indian Wells hanno infatti rapidamente fatto i bagagli verso il Texas, dove ad attenderli c’era un’entry list qualitativamente pari ad un ATP 250 di medio livello. Una rarità nel tour cadetto, dettata comunque da esigenze logistiche di molti giocatori, che hanno mantenuto il braccio”caldo” in vista dell’imminente master mille in Florida. Mattatore dell’appuntamento texano l’aitante ceco Lukas Rosol che, accreditato della terza testa di serie, ha autoritativamente prevalso in finale sul malcapitato Steve Johnson per 6-0 6-3. Venuto agli onori della cronaca per la vittoria su Rafael Nadal a Wimbledon, il ceco ha poi faticato a mantenere accettabili standard di gioco per la restante metà della stagione, confermandosi uno dei giocatori dal rendimento più altalenante dell’intero circus ATP. La presenza di così tanti habituè del circuito maggiore, si spiega anche con il lauto prize money che gli organizzatori hanno messo in palio (125000$), che ha dissuaso molti tennisti dall’approcciare senza un “training agonistico” al “1000” di Miami. Pesante battuta d’arresto per il rientrante canadese Vacek Pospisil; il giocatore del paese della foglia d’acero, nonostante la prima testa di serie, è stato infatti estromesso al primo turno dal teutonico Benjamin Becker. La tournèe americana conferma la sua benevolenza verso gli outsiders anche nel challenger tour. Un’autentica ecatombe di teste di serie s’è verificata anche ad Irving, con l’uscita di scena di tutte le teste di serie prima dei quarti, eccezion fatta per il vincitore del torneo. Delbonis, Gabashvili, Istomin e Sijsling sono soltanto alcune delle grandi sorprese negative del main draw. Tra gli italiani, fuori al secondo turno Paolo Lorenzi, unico azzurro in tabellone. Il senese d’adozione è stato estromesso per mano del tedesco Benjamin Becker, complice anche un infortunio al polpaccio che lo ha costretto al ritiro sul finire del primo set.
KAZAN (75000$, HARD) La tappa russa ha visto trionfare il turco Marsel Ilhan, che ha prevalso in finale sul favorito della vigilia Micheal Berrer con lo score di 7-6 6-3. Per il ventisettenne di Samarcanda terzo titolo challenger della carriera, dopo un digiuno di vittorie che si protraeva dal 2010, quando si impose in un challenger in Bosnia. Epilogo a sorpresa dunque, se si considerano i maggiori fasti raggiunti in termini di classifica e la buona attitudine all’indoor del teutonico finalista, capace in passato di considerevoli exploit anche nel circus maggiore sul rapido dei palazzetti. Una storia decisamente di straordinaria rarità quella del turco, che è riuscito ad aprirsi un varco tra mille difficoltà nella sua onesta carriera di professionista della racchetta. L’approccio al mondo dei pro è stato infatti molto tardivo per Marsel, che solo all’età di diciott’anni ha potuto iniziare a misurarsi nel mondo future sotto la guida del connazionale, modesto ex tennista ma pragmatico coach, Can Uner. Inoltre, come tutti i giocatori provenienti da nazioni dalle modeste tradizioni tennistiche, Marsel non ha potuto giovarsi del mecenatismo sportivo della propria federazione, priva di budget di rilievo da stanziare per la crescita del suo pupillo (plauso a Sergio Pastena per alcune delle notizie qui riportate, che lessi tempo fa in un suo interessante trafiletto su Ilhan). Il turco si assesta così alla centocinquantaduesima posizione, ben lontano dal suo best ranking di numero 87 atp. Gli italiani nel main draw erano due. Il romano Flavio Cipolla s’è arreso al secondo turno con lo score di 4-6 6-4 6-3 per mano del transalpino Albano Olivetti, al suo ennesimo quarto di finale stagionale. Matteo Viola fuori al primo turno per 6-4 6-0 contro il finalista a sorpresa in quel di Cherbourg due settimane fa, lo slovacco Norbert Gombos.