di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)
La giornata volge al termine, cala il buio e anche la temperatura. I miei occhi hanno avuto il piacere di guastarsi del gran tennis, la mia bocca invece avrebbe voglia di assaporare del buon cibo. Cedo alla tentazione e vado a rifocillarmi, d’altronde dopo un po’ di lavoro merito anche una piccola pausa. Nel mentre addento un’ottima piadina, un po’ per abitudine, quasi come un riflesso incondizionato, apro il livescore per dare un’occhiata ai match in corso. Sta terminando l’incontro tra Farrukh Dustov e Lukas Lacko, leggo le statistiche e, alquanto incuriosito, mi dirigo frettolosamente verso lo “scomodo” campo 1.
Non sapevo che di lì a poco avrei assistito ad una scena a dir poco vomitevole. Lo slovacco perde il match anche in maniera un po’ ingenua, avanti 4-2 nel tie break del terzo e decisivo parziale è stato in grado di non fare più un punto. Non riesco ad assistere al match dall’interno poiché arrivato in ritardo, ma sento dei rumori “strani” all’interno del pallone. Il tennista di Piestany perde letteralmente le staffe all’uscita dal campo. Finisce l’opera di distruzione della racchetta e lambisce inspiegabilmente la spalla di un povero anziano venuto a vedere il match urlandogli: “Ohhh!”. Il tutto sotto gli occhi stupefatti di tanti ragazzi, soprattutto quelli del Brescia Calcio, e nel mentre una donna (forse la sorella, forse la moglie con un passeggino) raccoglie quanto rimasto dell’attrezzo. Blocco subito Farrukh per chiedergli quanto successo, chiarire subito i fatti e fare un’intervista a 360°.
“Lui è un rosicone (riferito a Lacko), ha fatto la finta di darmi la mano, poi come è uscito dal campo ha tirato il fusto della racchetta verso di me. Siccome l’ultima volta che abbiamo giocato ha vinto lui e si stava giocando il pass per l’Australia, ha totalmente perso la testa. Non ci si può comportare così, quando vinci ridi, sei contento e parli con gli amici negli spogliatoi, quando perdi devi avere autocontrollo sennò non sei un giocatore di tennis.“
Passiamo al tennis giocato, quello di cui sia io che Farrukh amiamo parlare. Avrà trovato differenze tra la superficie di quest’anno e quella dell’anno scorso?
“Mi sembra uguale, sotto c’è il parquet con il Play It montato sopra, quindi sempre molto rapido. Sul campo 1 invece c’è la gomma ma è sempre ugualmente veloce.“
Terminato il torneo di Brescia volerà verso il Brasile, dove affronterà il Masters dei Challenger.
“Si giocherà su una terra indoor piuttosto veloce, siamo anche in altura. Inizia il prossimo mercoledì per cui ho tutto il tempo di recuperare ed arrivare lì in anticipo. Chi temo di più? Sono tutti ottimi terraioli, è difficile fare nomi anche perché Pella e Cervantes ad esempio non li conosco. Lorenzi l’ho battuto nell’ultimo incontro sulla terra all’aperto, ma è tutto un enigma. Sono molto curioso di giocare.“
In questa stagione è riuscito ad entrare nella top 100, salvo poi non riuscire a rimanerci per via di problemi fisici.
“Ho rotto il polso e sono stati fuori quasi due mesi. In quel momento dopo essere entrato tra i primi 100 ho un po’ mollato di testa, perché ho faticato tanto per arrivare lì e poi sono dovuto restare a casa o a giocare avendo male. Durante l’estate giocavo così e così perché non riuscivo a fare certi movimenti in quanto accusavo dolore, ho dovuto cambiare la racchetta ed il movimento del diritto e potevo giocare solamente sulla terra. Ora alla fine di questo torneo andrò dal medico dell’Inter Daniele Casalini che mi farà le infiltrazioni prima di andare in Brasile, dove troverò sicuramente palle pesanti.“
Farrukh Dustov, uno dei pochi uzbeki con l’Italia nel cuore.
“L’Italia per me è come una seconda casa, qui ho i miei amici e a Bolzano i miei tre figli. Mi trovo benissimo, il problema è che raramente sono in Italia perché cerco di giocare quando posso sul duro. Pensa che per questo torneo sono ospitato da una famiglia di Montichiari, mi viziano addirittura…“
Obiettivi per la prossima stagione?
“Devo mettermi apposto col fisico e con il polso, non voglio fare come quest’estate che ho giocato col dolore anche perché poi i risultati non arrivano. La preparazione atletica la farò a Dubai quest’anno, probabilmente poi andrò a Doha o in Thailandia.“
Una domanda più seriosa in seguito a ciò che è accaduto a Parigi. L’Uzbekistan è un paese in prevalenza musulmano e mi sembra giusto chiedergli un parere riguardo i fatti e sulle reazioni avvenute nel suo Paese. Qual è la sua fede religiosa? Cosa ne pensa invece lui?
“Anche da noi ci sono più controlli anche se dopo le 22:00 se non esci di casa è meglio, soprattutto in questo periodo. È abbastanza tranquillo, non c’è il panico. Riguardo Parigi non è ammissibile che tu vada a cena e poi non torni più a casa dai tuoi cari. Non è possibile che possano morire tanti innocenti, siamo a Parigi, nel cuore dell’Europa, non possono e non devono succedere mai queste cose. Ci devono essere più controlli per gli immigrati, aiutare è un bene ma c’è un limite, non puoi fare entrare chiunque. Nel ’99 c’è stato un attentato al Presidente, perché non siamo e non vogliamo essere un paese islamico. Siamo cresciuti con la cultura russa e siamo aperti. Non siamo come la Turchia dove ci sono moschee ogni cento metri, ognuno è libero di pregare e credere come vuole, almeno questo è il mio pensiero. Io sono musulmano ma non sono così fanatico che va a pregare 5 volte al giorno. Credo in Dio ma non devo mostrarlo al mondo, ci sono persone che mettono il burka poi semmai in casa loro non vanno in giro così conciati. Ritengo tutto questo un’esasperazione.“
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