di Alessandro Mastroluca
Napoli oggi è di un colore solo. Un tris d’assi colora d’azzurro la Capri Watch Tennis Cup. Quinzi risponde alle attese con una vittoria più importante ce bella contro Flavio Cipolla, ma le imprese di giornata le firmano Thomas Fabbiano e Marco Cecchinato. Il pugliese allunga a 20 la serie di successi consecutivi, iniziata il 10 marzo, batte 75 63 lo slovacco Norbert Gombos, testa di serie numero 6, e aggancia il quarto con Basilashvili, che arriva dal successo al Challenger di Ranaana. Il palermitano, che proprio con Quinzi si giocherà un posto in semifinale, ha piegato un avversario scomodo come Jurgen Zopp, il mancino estone arrivato al numero 71 prima di una lunga serie di infortuni, solo 76 al terzo dopo il tiebreak più intenso della settimana.
Molto solido il match di Fabbiano, che trasmette in campo la libertà di chi gioca in fiducia perché da un mese non conosce sconfitte. Non si è perso d’animo il 25enne di Grottaglie, sotto di un break in avvio contro il numero 120 del mondo. Molto positivo al servizio, ha piazzato due break di fila per chiudere il primo set, e ha continuato a tenere l’iniziativa. Sempre in spinta col dritto, alla ricerca del punto, ha messo in crisi lo slovacco non entrambi i fondamentali. Vedere per credere il passante di rovescio sul 3-2 15-30 nel secondo set, preludio al break che decide gioco, partita e incontro. ““Sono entrato in campo con un po’ di tensione” ha spiegato, “ero sotto 42, 0-40, ma sono riuscito a recuperare. Dopo aver vinto quel game, non ho avuto più problemi. E’ stata una grande vittoria, sono molto contento, è un periodo che sto giocando molto bene. Contro Basilashvili non ho mai giocato, siamo entrambi nel miglior momento di forma” ha aggiunto Fabbiano, che in caso di vittoria potrebbe risalire intorno almeno alla posizione numero 215 nel ranking mondiale, con la prospettiva di rientrare anche in top-200 con l’eventuale conquista del titolo. “Mi fa sempre piacere tornare a Napoli, qui gioco sempre bene. Spero di andare avanti il più possibile. Voglio migliorare il mio best ranking, sogno di battere Murray sul centrale di Wimbledon”.
C’era molta attesa per il confronto generazionale Quinzi-Cipolla. Una sorta di “Amici miei, due anni dopo”, un passaggio di tempo e di consegne a poco meno di due anni dalla sfida di Recanati. Allora vinse Flavio, solo 64 al terzo, ma Gianluigi, che al primo turno aveva ottenuto la prima vittoria nel circuito Challenger contro Stefano Travaglia, già mostrava qualità e potenzialità di alto livello. “Secondo me Quinzi è molto forte, per l’età che ha gioca veramente bene. Molto bene di rovescio, anche il diritto è buono ma sicuramente più falloso. Perde poco campo quindi ti toglie il tempo e questa è una caratteristica molto importante. Credo che abbia grandi margini di miglioramento sia al servizio che a rete” diceva allora il romano a Alessandro Nizegorodcew.
Oggi Flavio è sceso al numero 420 del ranking ATP, questa settimana ha vinto quattro partite di fila (tra quali e primo turno) per la prima volta nel 2015, ma è pur sempre un avversario che un giovane ancora acertbo, in una tappa forse decisiva nel suo percorso di realizzazione, non vorrebbe trovarsi di fronte. Cipolla fa sfoggio di tutta la varietà di colpi e di stili che connotano il suo tennis, dipinge geometrie variabili contro un Quinzi che invece fa sfoggio di potenza da fondo e una mano buona, ma migliorabile, a rete: anche se le incertezze sembrano più dovuti a una certa disabitudine al gioco di volo, più che a effettive carenze tecniche. Il confronto ne risulta gradevole, il pubblico caldeggia e parteggia, la suspense fa il resto.
GQ ha migliorato il servizio, che gioca profondo ma può essere ancora più lavorato, e il dritto, i due punti già indicati due anni fa da Cipolla come gli aspetti da migliorare nel suo tennis. Ha soffocato un po’ la sua indole e fatto virtù di pazienza nel primo set, quando una frustrazione sempre meno latente ha iniziato a palesarsi col passare dei minuti e delle difese in back di Cipolla. Perso un break di vantaggio, si fa invischiare nella lotta scivolosa e profonda da fondo, litiga col nastro (“A me non passa mai a lui si!”), e si trova sotto 4-1 al tiebreak. Qui, dopo un net stavolta a lui favorevole, viene fuori l’elemento più incoraggiante del Quinzi attuale, l’aspetto che più fa sperare in prospettiva futura: gioca bene i punti importanti, ribalta la situazione e chiude 9-7. Nel secondo set, poi, va sotto di un break, ma non si scompone, nemmeno quando Cipolla trova la riga per cancellargli un primo match point. Ma al secondo sfonda col dritto, quasi a marcare i progressi e una fiducia ritrovata, e firma il 76 75 che lo proietta per la quarta volta in un quarto di finale Challenger. All’orizzonte, la possibilità di eguagliare il suo miglior risultato, la semifinale in Ecuador nel 2013, e di giocarsi un posto in un eventuale finale nel “derby delle giovani promesse” con Donati.
“Sono sceso in campo molto convinto” ha spiegato, “la vittoria del primo turno contro Rola mi ha dato fiducia. Ora non mi pongo limiti, gioco partita dopo partita. Tantissima gente sugli spalti faceva il tifo per me, sono felicissimo, sentivo il calore del pubblico di Napoli. Sono felice della visita di Barazzutti in questi giorni, spero un giorno di giocare in Coppa Davis, ma ora mi godo il presente, Napoli e questo torneo”.
E’ una vittoria importante per ritrovare morale e convinzione, magari per ridurre quelle indecisioni che ancora a volte lo tengono bloccato come tra color che son sospesi, a metà tra la riga di fondo e la rete, per individuare la strada da percorrere da qui in avanti. La potenza che riesce a sviluppare da fondo, con entrambi i fondamentali, l’anticipo che riesce a trovare per impattare dalla parte del rovescio, per ora gli sono bastati. Ma per salire di livello devono essere accompagnati da una mobilità più armonica, e lo stesso Quinzi sottolineava al nostro Carlo Carnevale quanto stia puntando quest’anno proprio sul lavoro atletico, e dall’aggiunta di qualche variante tattica, soprattutto per gestire al meglio i momenti, gli scambi in cui è costretto alla difensiva e in cui ora, un po’ come Donati, fatica a girare l’inerzia dello scambio.
Un po’ sullo stesso filone tattico, anche se con una polarizzazione meno estrema, il confronto Cecchinato-Zopp. L’estone, che sta tentando di riprendersi dall’infortunio alla schiena (e le ironie sul nomen omen diventano qui fin troppo scontate), ha una palla pesante ma non troppo sicura. Ha appreso la prima parte dell’equazione del successo, ha affinato la potenza ma si applica ancora poco nell’arte del controllo. Al palermitano, al contrario, unico della leva tennistica italica della classe ’92 a sfoggiare il neoclassico rovescio a una mano, non manca certo la costanza, ma un po’ di peso sulla palla. Cecchinato ha fatto comunque appassionare e scaldare il pubblico nel tiebreak che ha chiuso il 46 63 76 dopo 2 ore e 40 minuti di partita. Sotto 3-0 nel tiebreak, l’azzurro ha giocato una volée in veronica per agganciare il 5 pari e cominciare a scrivere un diverso finale di partita.
Come il Tantalo del mito, ha accarezzato il successo, tante volte gli si è avvicinato e altrettante l’ha visto allontanarsi. Ha mancato un primo match point (6-5), anche per una certa passività nei primi colpi dopo la risposta, sul secondo (7-6) si è inchinato al passante stretto dell’estone, ne ha perso un terzo per una risposta scentrata che avrebbe potuto costituire il suo più forte rimpianto. Perché un punto più in là, Zopp si è trovato sul match point, e ancora una volta, spalle al muro, l’azzurro ha scelto di giocarsela senza aspettare, e ha sfoderato una volée di rovescio in allungo che gli potrebbe suggerire strategie meno attendiste anche in condizioni meno disperate. L’estone ripete forma e sostanza del piano, costruisce un punto tutto proattivo, tutto pensato in proiezione offensiva e rifinito con lo smash a campo aperto per salvare il quarto match point nel tiebreak. Ma alla fine, per l’azzurro è buona la quinta. Chi la dura, la vince. L’oro di Napoli brilla sempre di più.
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