di Federico Rossini
Ancora zero medaglie per l’Italia nel tennis olimpico. Eppure, mai come quest’anno c’erano le speranze, le idee, le possibilità. Ma, evidentemente, c’è un elemento che noi italici non possiamo proprio eliminare: il fattore sfortuna, o sfiga, chiamatela come vi pare.
Soprattutto il femminile, quello con più speranze di medaglia, è rimasto vittima di tutto ciò. Con tutte le giocatrici non teste di serie che si potevano ben approcciare, Sara Errani chi ha trovato? Venus Williams. Che ha puntualmente dimenticato la figuraccia con la Vesnina dei Championships e s’è appropriata del match 6-3 6-1. Chi ha trovato Roberta Vinci? Kim Clijsters. 6-1 6-4 per la belga. Chi ha trovato, al secondo turno, Francesca Schiavone? Vera Zvonareva. La sua bestia nera. 6-3 6-3. La sfiga, però, ci ha visto meno bene con Flavia Pennetta, che stranamente coi tabelloni facili si perde e con quelli difficili si esalta: Pironkova battuta, Kvitova un muro insuperabile.
Ma il peggio è venuto in doppio. E non solo per i sorteggi, ma per quello che è successo nel modo di regolare le questioni. Sul fronte italiano, di cose con pochissima chiarezza se ne sono verificate parecchie. Andiamo con ordine. Pennetta/Schiavone, nel primo turno, sono state costrette a iniziare il loro match contro Medina Garrigues/Parra Santonja in evidente situazione di oscurità prossima, che infatti è arrivata dopo cinque giochi. Il risultato finale della cosa è che questo è stato l’ultimo primo turno a completarsi. Stesa situazione per il secondo turno, quello disgraziato con Chuang e Hsieh, in cui la sospensione è arrivata nel finale di secondo set. Ma qui, si è verificato il “fattaccio”.
Dopo una sospensione del giorno dopo per altra pioggia, è risultato che Flavia Pennetta avrebbe dovuto giocare contemporaneamente sia in singolare (con la Kvitova) e in doppio. Li ha persi entrambi, e già dal giorno prima si era molto arrabbiata dalle pagine della Gazzetta dello Sport (non a torto, va detto.)
Il peggio, però, è stato combinato a Sara Errani e Roberta Vinci. Dopo i primi due turni dalle parvenze piuttosto regolari, arriva il quarto con le Williams. Già di per sé questa è una sfortuna colossale. In più, ci si mettono anche le decisioni organizzative. Il doppio, previsto di mercoledì, è rinviato al giovedì. Motivo? Le Williams hanno giocato in precedenza. Peccato che fossero passate diverse ore da quei due incontri, uno dei quali era anche stato perso da Venus, contro la Kerber. Con un tempo infinito a disposizione, viene disposto invece il succitato rinvio con relativa messa in campo dei doppi misti in cui erano impegnati Errani e Vinci, rispettivamente con Seppi e Bracciali.
La situazione venutasi a creare ha avuto tutti i contorni di un favoritismo spudorato nei confronti delle due sorelle, a cui queste macchinazioni certo non servono per dimostrare chi sono, da più di 10 anni. Purtroppo, il risultato a sfavore è storia nota, con quel 6-1 6-1 che poteva essere diverso e più lottato senza l’immane fattore C delle Williams sulla palla break che avrebbe portato al 2 pari nel secondo set. In questa sede, soprassediamo su ciò che è accaduto in campo, con le sorelle letteralmente incapaci di scusarsi tutte le volte che facevano il tiro al bersaglio sulle azzurre, in particolare su Roberta Vinci.
Finita? No, perché le Williams si ritrovano un altro gigantesco trattamento di favore di venerdì. Programmate ultimo match sul Court No.1, vengono celermente posticipate al giorno dopo senza che nemmeno si sia concluso il secondo set di Murray-Djokovic per verificare la possibilità di messa in campo del loro match contro Kirilenko-Petrova. Qualcuno obietterà: “e il doppio misto della Robson con Murray, perché non è citato?” Per una semplice ragione: Murray avrebbe comunque finito tardi ed era impensabile rimetterlo in campo. Almeno questa, di decisione, è stata corretta.
Son state segnalate cose simili nei confronti di Hewitt, e anche un po’ di Federer in occasione del doppio con Erlich e Ram (ma l’eliminazione avrebbe fatto comodo allo svizzero, almeno finché non s’è trovato di fronte Del Potro che gli ha prosciugato parecchie energie per la finale). Di sicuro, una cosa si può dire: si sarebbero dovuti usare più di 12 campi a Wimbledon Olimpica.
In conclusione, un occhio agli ordini di gioco. Si è visto un Clijsters-Ivanovic sul Court 18, uno Kvitova-Pennetta sul 14, e un Isner-Jaziri sul campo 1. Sono tre delle stranezze viste quest’anno. Bisogna a questo punto chiedersi con che criterio venissero stilati gli ordini di gioco…