In questa nuova rubrica di Spazio Tennis, Elisiana Frattocchi ci porterà alla scoperta delle città più interessanti nelle quali passa il circuito (Atp, Wta e Itf).. Il nostro intento non è quello di spiegarvi come arrivare, dove comprare i biglietti, ecc. La nostra intenzione è quella di dare qualche informazione culturale in più, che non fa mai male.. Si comincia con il terzo Itf italiano del 2010. Si comincia con Foggia..
di Elisiana Frattocchi
«Se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui ». Così parlava Federico II di Svevia nel lontano tredicesimo secolo riferendosi a Foggia. Al centro del Tavoliere sorge questa città la cui particolare estensione doveva colpire evidentemente anche Giuseppe Ungaretti nel momento in cui la descriveva « Piazza ovale che non finisce più, d’una strana potenza. È tutta sparsa di gobbe, sconvolta, secca, accecante di polvere… nessun luogo avrebbe più diritto d’esser dichiarato monumento nazionale ». Dal latino Fovea in italiano “Fossa”, il terreno pianeggiante che potrebbe aver dato origine al nome.
Si racconta che … Miti e leggende irrompono sulle origini storiche della città e si legano indissolubilmente alle tradizioni del luogo. Popoli su popoli hanno aggiunto un pezzettino di favola alla Storia. Tutto foggiano per esempio è il culto per la Madonna invisibile. Da epoche ataviche si venera un’icona che non ha mai rivelato la sua vera immagine; dovrebbe però rappresentare una Madonna Kiriotissa, che in ambito bizantino sarebbe la raffigurazione di Maria nell’atto di mostrare il Cristo bambino. E’ una bizzarria all’interno del cattolicesimo: venerare una figura che in realtà nessun occhio ha mai visto chiaramente. Foggia, dunque, intessendo le reti di leggenda e Storia dovrebbe essere nata da una chiesa voluta da Roberto il Guiscardo, atta a custodire l’ icona.
In realtà… Roberto il Guiscardo c’entra comunque! In epoca alto-medievale bonifica la zona paludosa e malarica, dando così all’agricoltura della città un impulso notevole che permette l’avvio di una crescita economica considerevole. L’agricoltura ancora oggi è sostentamento di molte famiglie foggiane. Poi ci fu Federico II che tanto amò questa città da farvi edificare un suo “Palatium”.
Foggia per la sua centralità nella terra dei dauni si prestava bene a fare da dogana. E fu così che la città per un periodo fu conosciuta come “La dogana delle pecore“. Questa istituzione trasferirà i suoi segni in un campo totalmente inaspettato: nella lingua dei foggiani. Per via della dogana si dovettero intrattenere rapporti con persone provenienti da tutta Italia e ciò rese la città stranamente sprovincializzata e se vogliamo azzardare “cosmopolita”, almeno nella lingua. Il dialetto foggiano per un periodo di tempo ha conservato caratteristiche proprie della parlata delle genti che attraversavano il luogo. La crisi della dogana nel XVIII secolo fece infatti avvicinare il dialetto di Foggia molto di più a quelli pugliesi. Ma ancora oggi una conversazione in foggiano potrebbe conservare accenti che sono retaggio di antichi dialetti italiani.
Mentre, Foggia in veste rivoluzionaria per molti potrebbe risultare inedita: alle soglie dell’Unità il capologuo ospitò sedi della Carboneria e molti suoi abitanti andarono a combattere per l’indipendenza.
«Resisteva impavida alle offese della guerra, sopportando con stoico coraggio ripetuti bombardamenti aerei che causarono la perdita di oltre 20.000 cittadini; mai venendo meno alla sua fede nel libero avvenire della Patria.» queste le parole pronunciate quando Foggia fu insignita della medaglia al valor civile, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Infatti la Foggia che vediamo ora, per la maggior parte è stata ricostruita sulle rovine dei bombardamenti del grande conflitto.
La taverna del gufo. Tra le peculiarità del capoluogo dauno c’è proprio questa taverna. Antichissima osteria che in tempi lontani offriva ristoro e riposo ai pellegrini di passaggio. Nel secolo scorso diventa punto di richiamo per artisti di ogni genere. Arnaldo Santoro e Renzo Arbore hanno eseguito qui numerosi dei loro applauditi numeri, dando vita inoltre ad un vero e prorpio jazz-club. Calcano il suolo della taverna artisti alla stregua di Benigni, Troisi e Beppe Grillo. Tra l’altro Vladimir Luxuria inizia qui la sua non troppo fortunata carriera artistica. L’attività congiunta di questi personaggi ha regalato alla taverna fama nazionale, e l’ha resa tappa irrinunciabile per chiunque abbia voglia di divertirsi di fronte ad un bicchiere di vino, ascoltando buona musica o magari ridendo di qualche battuta da cabaret. Ovviamente per i nostri tennisti sarebbe auspicabile venire qui solo a fine torneo!
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